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PERUGIA - Si aggrava la posizione di Achille Toro, il dimissionario procuratore aggiunto di Roma indagato nell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi: oltre alla rivelazione di segreto di ufficio, i pm di Perugia gli contestano la corruzione e il favoreggiamento. La prima ipotesi di reato a carico di Toro, che ieri si e' dimesso dall'ordine giudiziario, era stata formulata dalla procura di Firenze, da cui e' partita l'inchiesta. Proprio per la presenza del magistrato romano fra gli indagati, pero', gli atti sono stati trasmessi a Perugia, dove la procura ha ora delineato i nuovi reati. Secondo l'accusa, Toro e il figlio Camillo, tramite un avvocato, avrebbero fornito ad alcuni indagati informazioni sull'inchiesta relativa agli appalti per il G8 alla Maddalena. Intanto, sempre a Perugia si attende la decisione del gip - la scadenza e' il 28 febbraio - sulla competenza umbra dell'inchiesta e sul rinnovo delle misure cautelari per i quattro arrestati: Angelo Balducci, Fabio De Santis, Mauro della Giovampaola e l'imprenditore Diego Anemone. Elementi utili alla decisione del gip sulla competenza sarebbero emersi anche dalla deposizione dei due magistrati di Roma titolari del fascicolo sui Grandi eventi della capitale. Atti per i quali si delinea, al momento, il radicamento a Perugia, cosi' come per il filone fiorentino. A Firenze, invece, il prossimo appuntamento sara' al tribunale del Riesame. Per martedi' sono fissate le udienze sui ricorsi presentati dai difensori dei quattro arrestati: ma non e' escluso che qualcuno rinunci, come, ad esempio, sarebbero gia' orientati a fare i difensori di Balducci. Ma i magistrati toscani si stanno concentrando anche sui documenti sequestrati durante le perquisizioni della scorsa settimana e sulle vicende che rimarranno di loro competenza. Fra queste, quella dell'appalto sulla scuola dei Marescialli dei Carabinieri, al centro di un complesso contenzioso amministrativo avviato dalla prima impresa aggiudicatrice, la Baldassini-Tognozzi-Pontello (Btp). Proprio in questo filone oggi si registra una novita', seppur non investigativa: il presidente della Btp, Riccardo Fusi, accusato di corruzione e anche per associazione per delinquere aggravata dalla finalita' mafiosa, si e' dimesso dall'incarico. Nel motivare la decisione, in una lettera al Cda della Btp, Fusi spiega di voler ''tutelare con maggiore serenita' la mia persona, certo di poter dimostrare la mia totale estraneita' ai fatti che mi vengono contestati''. Secondo l'accusa, la Btp, insieme agli imprenditori romani Francesco Maria De Vito Piscicelli e Pierfrancesco Gagliardi, avrebbe costituito un ''sodalizio criminale'' che, grazie ai rapporti poco chiari con Balducci e De Santis, avrebbe mirato all'aggiudicazione degli appalti. In particolare, lo scopo della Btp sarebbe stato quello di rientrare nell'appalto per la scuola dei Marescialli e di partecipare, attraverso un'Ati, alle gare per il G8. Fusi avrebbe ambito anche ad appalti per la ricostruzione post terremoto. Nella vicenda scuola marescialli, compare anche il nome del coordinatore del Pdl Denis Verdini, amico di Fusi, accusato di corruzione in relazione alla nomina di De Santis a Provveditore per le opere pubbliche della toscana. Secondo gli investigatori, tale nomina sarebbe stata funzionale agli interessi di Fusi. Dal punto di vista degli sviluppi dell'inchiesta, specie non fiorentini, novita' non dovrebbero arrivare prima dall'analisi delle carte sequestrate. Da ambienti investigativi, si apprende che, al momento, non dovrebbero esserci altri indagati eccellenti; anche il sottosegretario Gianni Letta, il cui nome compare in alcune intercettazioni, non risulta indagato. Intanto si è appreso che Angelo Balducci, arrestato nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti del G8 condotta dalla Procura di Firenze, ha rinunciato al ricorso al Tribunale del Riesame presentato nel capoluogo toscano. E' questa la decisione, a quanto risulta, presa dai difensori di Balducci. Il ricorso sara' ripresentato al Tribunale del Riesame di Perugia, sede competente nel procedimento. Condividi