Renato Casaioli
TAVERNELLE - L’imprenditore Simone Cimino, ha fatto sapere che, contrariamente a quanto apparso sulla stampa nei giorni scorsi, (in cui si affermava che era nella sua proprietà la maggioranza delle azioni della Trafomec), la Cape, investment company di cui ne è riferimento, detiene dal novembre 2008 solo una minoranza della società, in quanto i soci storici di Trafomec allora reinvestirono nell’operazione e mantennero la maggioranza, e soprattutto - si legge nella nota - non incide nelle scelte di gestione. La precisazione sui reali equilibri societari interni alla Trafomec, fatta pervenire alla stampa, da parte dell’imprenditore-finanziare Simone Cimino, è una mezza verità.
Difficile dire quali le reali intenzioni di quella che appare a tutti gli effetti, una presa di distanza dai preoccupanti avvenimenti che stanno scuotendo la Trafomec. Di sicuro, dicono all’Ugl, vi è il tentativo di scaricare su altri le responsabilità di tanto sfascio. Mezza verità, perché è vero che la maggioranza del pacchetto azionario è detenuta nelle mani della vecchia proprietà. Questo però non significa per il tipo di contratto stipulato, che possano decidere le scelte.
Infatti come tutti possono leggere nell’atto di acquisto della Trafomec, datato novembre 2008, ratificato poi alla Camera di commercio di Perugia nel gennaio 2009, si legge chiaramente come stanno gli assetti societari dentro la Trafomec Spa. Dal “Progetto di fusione per incorporazione”, si evince chiaramente che esistono due tipi di soci. Soci “A” e soci “B”. Con i primi che hanno il diritto di trascinamento. Intendendo per questo il diritto insindacabile di fare qualsiasi scelta, compreso un eventuale atto di vendita, anche se non hanno la maggioranza del pacchetto azionario. I soci “A”, sono rappresentati da Cape Natixis SGR Spa, con il 40,2%; Cape Due Team S.S., con il 2%; Cape L.I.V.E. Spa, con il 3,92%. Queste tre società fanno capo a Cimino e conferiscono a lui “i seguenti diritti ed hanno le seguenti caratteristiche”. Qualora da parte di un terzo, qui stanno le caratteristiche, venisse avanzata un’offerta, ed i soci detentori di azioni di tipo “A” accettassero: “essi avranno il diritto di chiedere ai soci “B”, che saranno in tal caso obbligati, di cedere l’intera loro rispettiva partecipazione societaria ….”. Parole chiare dunque su chi comanda davvero in Trafomec, in questo momento.
Poi ci sono i Soci “B”, divisi in cinque comproprietari, che detengono oltre il 51%. Soci che devono appunto esplicitamente sottostare, come è scritto chiaramente nell’atto di fusione, alle decisioni che prenderanno i possessori del pacchetto azionario formato dai Soci “A”. Così stanno esattamente le cose. Ragione per cui è chiaro anche di chi sono, da due anni a questa parte, le responsabilità se l’azienda non marcia. Il rampante Simone Cimino, è conosciuto come uno che compra e vende aziende, ed è proprio questo suo “vezzo” a non convincere l’opinione pubblica locale. Al suo attivo già la liquidazione di una sua prima società finanziaria al 50% con la propria consorte, la Berkshire Hataway.
Nelle ultime settimane è salito agli onori della cronaca, per la sua manifesta volontà di comprare la Fiat di Termini Imerese. Salvarla come sostiene lui, dalla morte certa cui l’ha condannata l’A.D. della casa torinese Marchionne. Quali le prospettive? Auto elettriche e pannelli solari. Insomma un’industria “verde”, molto futuribile. Un investimento da svariati milioni di euro, che non si è capito fino ad ora da dove dovessero saltar fuori. Solo la Regione Sicilia ha messo a disposizione 400 milioni di euro. Soldi pubblici quindi che, com’è ben noto, mettono un grande appetito agli imprenditori del Bel Paese. Si è vociferato anche di una possibile società per produrre le auto elettriche con il gruppo indiano Reva. Voci e solo voci, come se ne rincorrono tante in queste settimane. Addirittura il ministro Scajola, è arrivato a parlare di ben 14 proposte.
Un progetto ambizioso quello della produzione di auto elettriche, che qui in Val Nestore, ha suscitato più di una preoccupazione. Se il proprietario sposta i suoi interessi in Sicilia, di maggiore portata, il rischio di una progressiva smobilitazione ci potrebbe stare (ameno che l’azienda non sia o possa essere resa funzionale a quei progetti). L’altra sua caratteristica che emerge, le sue tante amicizie politiche, come l’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro, costretto alle dimissioni per essere stato condannato a sette anni per concorso in associazione mafiosa.
Ma nulla può scoraggiare il finanziere-imprenditore. Infatti ha stretti rapporti anche con l’attuale governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, nella cui giunta siede suo cugino, Michele Cimino, assessore all’Economia. A seguire un’altra amicizia strategica, quella con Gianfranco Miccichè. Gran capitano del PdL isolano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Cipe, l’organismo che vigila sulla erogazione di fondi pubblici. Poi altri amici, tutti siciliani, ma molto ben introdotti nel mondo del credito milanese, come l’ex presidente del Banco di Sicilia, Salvatore Mancuso, ora vicepresidente della nuova Alitalia, amministratore dei fondi lussemburghesi Equinox, nonché membro del consiglio di amministratore della Cape Live, una banca d’affari fondata da Cimino e quotata in Borsa. Marcello Massinelli, consulente finanziario di Cuffaro, quando andava di moda acquistare da parte degli enti i prodotti derivati. Massinelli, consigliò la Regione Sicilia di comprarli. Quei pastrocchi monetari, erano secondo certi maestri della finanza creativa, l’affare del secolo. “Business” che lo ha visto comparire nell’inchiesta della procura di Milano sui prodotti derivati sottoscritti da quella regione.
Insomma come si dice in queste circostanze: “Cimino spalle ben coperte”. Tanto che al tempo della presidenza siciliana di Cuffaro, fondò una società finanziaria. Obbiettivo: far nascere ex nuovo, ma anche salvare aziende dell’isola. Iniziative tutte quasi per intero finanziate con soldi pubblici. La Ici-Cube, una società che ha costruito impianti per la produzione del ghiaccio alimentare. La T-link, per la gestione di una compagnia di navigazione tra la Sicilia e la Liguria. Un’impresa che non sta dando i frutti sperati, visto che in pochi mesi ha maturato un buco nella casse di 10 milioni di euro. Bilancio in rosso quindi, che bisognerà presto ripianare prima che faccia affondare le uniche due navi che finora solcano il Tirreno.
Ecco tutto questo fare e disfare, oramai comincia ad essere noto alla collettività locale, come appunto chi comanda veramente in Trafomec. Ed i cittadini della Val Nestore, visto che l’azienda produttrice di trasformatori ha vissuto e si è salvata, anche grazie ai soldi della collettività, si sentono partecipi e vogliono vederci chiaro.
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