di Isabella Rossi
Con “Fragili orizzonti”, è sbarcato venerdì scorso al Mengoni di Magione il GBM, il Giovane balletto mediterraneo, voluto e diretto da Mauro de Candia. Tre tempi carichi di emozioni accese da un talento artistico sbocciato in Germania ma acclamato in tutta Europa.
A saldare a giovani talenti italiani l’ingegno del pluripremiato ballerino e coreografo pugliese, per cinque stagioni solista principale del Balletto di Hannover, un rivoluzionario intento: offrire un’opportunità alle nuove leve del balletto. Dall’alto dei suoi ventinove anni ricchi di esperienze formative e professionali e di opportunità europee quasi inesistenti in Italia, de Candia non ha parole che per i suoi ragazzi. E nonostante l’entusiasmo in sala, e una visibile soddisfazione dipinta negli sguardi dei giovanissimi ballerini, il fondatore di Arte&BallettO, l’associazione culturale con sede a Barletta, esprime qualche rammarico: “Troppi impedimenti ai giovani. Non c’è futuro per la danza in Italia”. Fortunatamente il suo fervente impegno nel promuovere la prima espressione artistica del genere umano poggia su un presupposto contrario all’inerzia dettata dal pessimismo. E’ stata l’esperienza ad infondergli una certezza: esiste spazio per il talento. Se non qui, altrove. Allora perché non qui, in Italia?
Chi c’è stato almeno una volta lo intuisce, l’assiduo frequentatore ne ha le prove. Gli italiani amano la danza. Esistono spettatori entusiasti e teatri capaci di tutto esaurito per uno spettacolo di danza. Il fenomeno non conosce confini, una passione atavica sembra legare il genere umano alle espressioni del corpo danzante. Il suo linguaggio, precluso al verbo, è unico ed insostituibile. La sua universalità è supportata da un fatto: al pari della musica la danza è capace di emozione immediata. Conoscerne a fondo il linguaggio è un arricchimento, non una necessità. Peccato che per la danza si siano drasticamente ridotti gli spazi della programmazione culturale.
L’ingiusta e sempre meno occulta etichetta di arte minore rivela un’insensibilità artistica rafforzata dalla non conoscenza di alcuni eventi fondamentali nella storia dell’arte e della cultura europea e mondiale. Come la grande influenza del Ballet russes di Serge Diaghilev sulla nascita dell’art decò e del fauvismo. E non è forse un caso che nei tre tempi proposti, scanditi da tre stili coreografici, appaiano in “Fragili orizzonti” quadri futuristi.
Al centro una fisicità rinascimentale. Leggerezza in equilibrio con un forte ancoraggio alla materia e al corpo, principio minimo e massimo, dimora e racconto dell’essere. Suggestioni che si alternano a velocità e dinamismo, forse ispirate a quelle “nuove percezioni costruttiviste” offerte dagli scatti di Alexander Rodchenko nella Mosca degli anni '20. L’ultimo tempo, “Femmina” è un omaggio alla cultura popolare. Il femminile è protagonista di una vita contadina mediterranea animata dai contrasti. Espressioni corali e individualità prorompenti. Tenere ingenuità e forte temperamento. Li tiene insieme la danza, volano di conoscenze svincolate da ogni contesto narrativo.
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