La richiesta di Pier Ferdinando Casini a Paola Binetti di scendere in campo per la Presidenza della Giunta regionale dell’Umbria chiarisce, semmai ce ne fosse stato bisogno, la natura e il profilo politico culturale dell’UDC. Per questo Rifondazione Comunista, Socialismo 2000 e le altre forze della Federazione della Sinistra hanno posto a tutto il centro – sinistra massima chiarezza sul perimetro della coalizione per evitare una deriva ipermoderata della classe dirigente in Umbria. Il pericolo, per ora, sembra essere scampato anche se nulla toglie che all’indomani del voto i pasdaran di un nuovo centro – sinistra, (centro – centro?) tornino alla carica cercando soluzioni istituzionali per far entrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta.
Per evitare questo rischio ritengo invece centrale la questione di un confronto programmatico serio che affronti i nodi irrisolti della nostra regione e metta a frutto quanto seminato in questi anni. E’ evidente che all’ordine del giorno la crisi e gli effetti devastanti per le fasce sociali più deboli della nostra società regionale abbiano la priorità nella redazione del programma. La crisi di importanti settori produttivi e le conseguenze sui livelli occupazionali non debbono impegnarci solo a mettere in campo proposte per la salvaguardia dei posti di lavoro e del potere di acquisto di stipendi e pensioni. E’ necessario infatti, a mio avviso, ripensare il sistema degli ammortizzatori sociali attraverso l’introduzione di strumenti innovativi, come ad esempio il reddito sociale, e nello stesso tempo investire su un nuovo modello di sviluppo dopo che le tre “c” (cavatori, cementieri, costruttori) l’hanno fatta da padrone con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. Penso, per esempio, allo sviluppo di nuove tecnologie cosi come alle possibilità offerte dalla cosiddetta Green Economy e comunque ad un sistema produttivo incentrato sull’eccellenza e sulla qualità delle produzioni e delle condizioni di vita dei lavoratori.
Da questa crisi che certifica come non mai le contraddizioni e i limiti strutturali del sistema capitalistico, non si può che uscire ipotizzando interventi forti del pubblico in economia.
Un governo progressista, con forti connotati di sinistra non può che caratterizzarsi su questi aspetti. A politiche liberiste, neoliberiste, tendenti alle “privatizzazioni” ci possono pensare benissimo la Modena e la Binetti.
Orfeo Goracci
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