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Giudichiamo positivamente che la Cisl condivida le posizioni espresse da Rifondazione Comunista sul recepimento da parte del Consiglio regionale della direttiva Bolkenstein e sulla liberalizzazione dei servizi. Prendiamo atto delle critiche espresse dalla Cisl anche sulla mancanza di concertazione che ha interessato il provvedimento condividendo il giudizio sulle ripercussioni negative per quanto riguarda i lavoratori dipendenti del settore commerciale. Sono note le motivazioni che hanno determinato Rifondazione Comunista a votare contro la direttiva, una battaglia che viene da lontano e che ha visto Rifondazione Comunista impegnata in una battaglia contro l’obbligo per gli stati membri di adottare provvedimenti di stampo neoliberista nei servizi pubblici, come la privatizzazione e la deregolamentazione, arrivando anche a smantellare i diritti sindacali garantiti dai contratti nazionali del lavoro. Le disposizioni contenute sono inaccettabili come quella ad esempio contenuta all’articolo 26 del testo che prevede la possibilità per i comuni di decretare l’apertura degli esercizi commerciali nei giorni di Natale, Santo Stefano, Primo Maggio e così via. Si tratta di una disposizione sbagliata e ingiusta, che trasgredisce tutte le più sane tradizioni culturali e politiche della nostra regione. Sia la dottrina cattolica, che ci ordina di santificare le feste nonché di riposarsi dal lavoro il settimo giorno della settimana, e quella del movimento operaio, che ha lottato per la riduzione dell’orario di lavoro a favore del tempo di vita, ci hanno insegnato che le domeniche e le festività non debbano essere dedicate al lavoro ma a noi stessi e ai nostri affetti. A questo si aggiunga che nel suo complesso tale normativa europea, che deve essere recepita dagli stati membri e perciò dalle regioni, penalizza il piccolo commercio a favore della grande distribuzione, favorisce il profitto a scapito del lavoro. Stefano Vinti Condividi