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L’ultimo atto legislativo del Consiglio Regionale dell’Umbria è stato l’approvazione della normativa servizi, un atto di recepimento della direttiva europea nota a tutti come direttiva Bolkenstein che impone agli stati membri della U.E. di liberalizzare i servizi. Va detto che la nostra regione è stata una tra le poche in Italia a predisporre tale atto legislativo e nell’adottarlo non ha certo brillato per spirito concertativo. La Fisascat Cisl e la Cisl Regionale, unitamente alle altre organizzazioni sindacali aveva già espresso una posizione critica in merito al mancato coinvolgimento nel percorso di definizione della legge, dove nessuno ha sentito la necessità di confrontarsi con i rappresentanti dei lavoratori, mentre le associazioni datoriali hanno partecipato ai numerosi momenti di confronto portando le loro osservazioni. Di fatto dobbiamo prendere atto che in Umbria non solo non esiste più la concertazione, ma si svolge una particolare modalità di dialogo sociale coinvolgendo alcuni ed escludendo altri. Il risultato di tale operazione è una normativa dove, nella parte che prevede l’individuazione dei centri storici,delle aree a vocazione turistica e ad elevato valore storico artistico e culturale , il sindacato non ha più il protagonismo fin qui espresso, ma viene di fatto derubricato ad un ruolo consultivo. La cosa potrebbe sembrare di poca rilevanza, se non fosse per il fatto che in tali aree sarà possibile derogare all’obbligo della chiusura domenicale e festiva con la conseguenza che tali giornate possono diventare tutte lavorabili, determinando un ulteriore stravolgimento delle condizioni dei dipendenti. Tutto ciò a nostro avviso, unitamente alla previsione di ulteriori 2 aperture domenicali che per tutti passano quindi da 12 a 14 rappresenta una ulteriore abdicazione alla logica del consumismo. Ci chiediamo quindi perché la liberalizzazione dei servizi deve riguardare esclusivamente i lavoratori dipendenti del settore commerciale? Provocatoriamente, perché ad esempio, con questa logica di pensiero, altri servizi molto più utili alla collettività e di supporto ai lavoratori non dovrebbero essere utilizzabili la domenica? Quali sono le paure? Noi rimaniamo convinti del fatto che la Domenica debba essere il giorno del riposo, il giorno in cui le famiglie e le persone stanno insieme non per affollare i centri commerciali ma per riscoprire il piacere di coltivare i loro interessi e di passare un po’ di tempo con i loro figli. Non crediamo che maggiori aperture possano automaticamente significare maggiori profitti, a maggior ragione in un momento come questo dove la crisi economica si fa sentire e mette a repentaglio i livelli occupazionali. Pertanto non è con maggiori aperture che si sostiene il settore, ma eventualmente con una politica più attenta ad affrontare nodi strutturali del settore e di ripresa dei consumi. Pertanto il nostro giudizio su tale atto normativo è fortemente negativo e partendo dall’impegno che unitariamente abbiamo preso con CGIL e UIL di avviare una fase di consultazione tra gli operatori del settore,in questa fase intendiamo avanzare quella che sarà la proposta della FISASCAT e della CISL Regionale in questo giro di assemblee che andremo ad affrontare. A nostro avviso in questo momento si rende indispensabile aprire una fase di confronto con CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI e LEGA COOP. per la realizzazione di un accordo tra le parti che, vista l’arroganza della politica, sia in grado di rimettere in mano agli operatori del settore una materia che con questa normativa ha provocato numerosi mal di pancia. In questo modo sarà possibile rilanciare un modello concertativo tra gli addetti del settore -modello questo che nel tempo ha già dato i suoi risultati positivi- per tenere nella giusta considerazione le necessità degli operatori commerciali ma, allo stesso tempo, garantendo ai lavoratori tempi di vita e di lavoro certi e non assoggettati ad un pensiero liberista che intende piegare tutti alla logica del consumismo. Il segretario Regionale Fisascat Cisl Valerio Natili Per la Cisl Regionale Francesco Ferroni Condividi