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Il consiglio comunale di Perugia si è riunito oggi nella sala dei Notari di palazzo dei Priori per la seduta speciale dedicata al tema ''Istituzione del registro del testamento biologico''. Secondo il programma, non ci sono stati interventi da parte dei consiglieri comunali né della giunta, ma solo di associazioni e cittadini. Aprendo l'incontro - riferisce una nota del Comune - il presidente ha ricordato alcune normative fondamentali in relazione all'argomento, come l'art 32 della Costituzione, l'art. 51 del codice penale, la ratifica da parte dell'Italia della convenzione di Oviedo sui diritti umani, il codice di deontologia medica. Accenni anche alle valutazioni espresse sul punto dalla Chiesa cattolica, secondo cui nei pazienti in stato vegetativo la nutrizione artificiale è obbligatoria e la sospensione configurerebbe eutanasia per omissione. Il primo intervento ''esterno'' è stato di Alessandra Pioggia, docente di Diritto amministrativo alla facoltà di Scienze politiche dell'Università di Perugia. Aprendo la discussione, Pioggia ha evidenziato che il Comune di Perugia ha la competenza e può intervenire sulla vicenda, istituendo il registro, per fornire un servizio ed una prestazione, affinché tutti i cittadini possano godere pienamente di un diritto acquisito. Molti altri Comuni, ha riferito la docente, hanno assunto tale soluzione, in Umbria i comuni di Narni e Magione. Pioggia ha evidenziato che l'eventuale istituzione del registro non si porrebbe in contrasto con il dibattito in atto presso il Parlamento, perché il registro comunale non attribuirebbe alcun diritto, bensì concederebbe solo una miglior fruizione dello stesso. Di parere opposto l'avvocato Simone Pillon del Forum delle Associazioni familiari. Secondo il legale, infatti, esiste in Italia un sistema di diritto e, dunque, al principio della legalità bisogna rapportarsi quando si discute di temi come questo. Pillon ha richiamato diverse norme di legge, dall'art. 5 del Codice civile, all'art. 40 del codice penale e tanti altri. ''L'atto che state per deliberare - ha commentato - può essere emesso solo in presenza di due condizioni, o un provvedimento del Giudice amministrativo o sulla scorta delle legge. Fare, al contrario, atti amministrativi in contrasto con la legge porta alla nullità degli stessi ed all'apertura di un procedimento di responsabilità amministrativa e contabile''. Nel merito Pillon ha ribadito che il tema basilare è capire se ci sono limiti alla libertà della persona o meno ed ha riferito senza mezzi termini la posizione dell'Associazione da egli rappresentata: ''Noi crediamo che l'alimentazione artificiale sia un diritto irrinunciabile'', con conseguente no all'istituzione del registro. Parola poi a Mina Welby, moglie di Piergiorgio, da sempre in prima linea a favore dell'istituzione dei registri, la quale ha invitato tutti a sgomberare la coscienza da ogni preconcetto, per comprendere fino in fondo le esigenze di alcune persone. Riferendosi alla vicenda Englaro, ha ricordato che il Giudice si e' pronunciato riconoscendo un diritto espresso in vita dalla ragazza ai genitori e agli amici. Secondo Vincenzo Silvestrelli, del Movimento per la vita, accedendo al criterio materiale-utilitaristico, secondo cui l'uomo è una cosa, allora le terapie invasive possono essere rifiutate, perché la vita diventa un diritto disponibile. A risultati opposti, invece, si giunge se si accede ad una visione della vita razionale, ma umana, perché il bene vita in tale caso diventa indisponibile. Condividi