Pochi giorni fa il premier Berlusconi è tornato a spandere ottimismo sulla situazione dell'economia italiana. Questa volta poi non si è limitato a sostenere, come fa ormai da tempo, che la crisi è alle nostre spalle, ma si è spinto ancora più in là, affermando che l'Italia va addirittura a gonfie vele, assai meglio degli altri Paesi europei, anzi, guiderebbe la ripresa del vecchio continente.
Come si dice, però, "le bugie hanno le gambe corte" e, si sa, il cavaliere non è poi un gigante.
Prima ci ha pensato l'Istat a frenarne gli entusiasmi, rendendo noto che nel 2009 il Pil italiano è crollato di quasi 5 punti (per la precisione il 4,9%), un dato catastrofico, e che la ripresa annunciata per il 2010 non si vede proprio, visto che anche nei primi mesi di quest'anno le cose seguitano ad andare male. Ieri, poi, gli è arrivata la botta finale da parte del Governatore della Banca d'Italia.
Draghi, nel corso del suo intervento davanti alla comunità finanziaria al tradizionale appuntamento del Forex a Napoli, ha rilanciato infatti il suo avvertimento sulla debolezza della ripresa italiana
"ai minimi in Europa", frenata da un mercato interno troppo debole, dove la disoccupazione continua a frenare la domanda. Già 600mila i posti di lavoro bruciati dall'estate 2008 alla fine del 2009 e cresce il numero delle persone
"forzatamente inoperose", per cui
"Finché la flessione dell'occupazione non si inverte permane il rischio di ripercussioni sui consumi e quindi sul prodotto".
Altro che Italia locomotiva d'Europa, come ci racconta il ballaro di Arcore che ci governa! La nostra crescita è tra le più basse del Continente, anzi, proprio non c'è e continua ad allargarsi la tragedia della disoccupazione.
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