PERUGIA - Una valigia di legno, fatta a mano, in mezzo a pagelle scolastiche degli anni '20 e accendini forgiati da lamiere di aerei abbattuti, un pacchetto di lettere spedite dal caporale Elio Proietti in Italia durante i suoi anni di prigionia in Africa. E' da qui che nasce l'idea di un libro, ''La storia di un uomo nella storia dell'uomo. Lettere dalla prigionia in Africa del caporale Elio Proietti. Febbraio 1941-febbraio 1946'', ad opera del nipote, Giulio Bondi, studente del liceo scientifico Galilei di Perugia. Il lavoro giunge a seguito di una tesina d'esame con cui Giulio, appassionato di storia in generale e della seconda guerra mondiale in particolare, decide di testimoniare l'avventura del nonno. Il volume e' stato presentato stamani nella sala del consiglio provinciale di Perugia, come ultimo appuntamento del percorso promosso dalla Provincia - ricorda un suo comunicato - sull'olocausto, dal titolo ''Il viaggio da cui si torna''. Lezioni semplici, ma dai contenuti ricchissimi, emergono da quest'ultima testimonianza - riferisce ancora il comunicato - scritta da un soldato umbro che, fatto prigioniero poco dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale, nel febbraio del 1941, trascorse in Africa, in un campo di detenzione inglese, i cinque anni che sconvolsero l'Europa fino alla devastazione totale del vecchio continente. Nel dettaglio, il libro raccoglie le lettere inviate dal caporale Elio Proietti a Narni, alla sua famiglia, nel tentativo di comunicare e - confessa - di ''non farsi dimenticare''. Le missive rivelano non tanto la violenza e l'abiezione fisica di uno stato di prigionia quanto lo stato di alienazione complessiva, mentale e spirituale, al quale l'isolamento e la detenzione possono spingere. Condividi