di Adelaide Coletti, responsabile Nuovi diritti Prc Perugia Come ultimo provvedimento di questa legislatura il Consiglio regionale dell’Umbria ha approvato la legge “Disposizione per la promozione e la tutela della famiglia”, che trae origine dalla proposta di iniziativa popolare del Forum delle famiglie. Si tratta di un provvedimento inconciliabile con i percorsi di legittimazione istituzionale delle coppie di fatto e di un welfare che deve far perno sulle esigenze delle donne e degli uomini in carne ed ossa, portatrici e portatori di percorsi di vita e bisogni diversi e che cade in un contesto sociale e culturale che si caratterizza per il familismo imperante, per il fondamentalismo religioso, per un violento attacco rivolto a tutte/i coloro si affacciano alla storia con la capacità di mettere in discussioni certi valori e determinate certezze, e che prima di tutto, è distante anni luce dalle trasformazioni avvenute in una realtà sociale sempre più complessa. L’avvocato Pillon per conto del forum della famiglie ha dichiarato che l’approvazione della legge da parte del Consiglio regionale dell’Umbria rappresenta “ un avvenimento memorabile che ha portato la politica umbra a uscire dai rigidi canoni ideologici che rischiavano di isolarla completamente dalla società civile, e a riconoscere l’insostituibile ruolo della famiglia nella vita e nel benessere della comunità regionale”, in realtà si tratta di una legge che ha il suo perno nella famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna quale nucleo fondante della società, e che pertanto collide con lo statuto regionale che è espressione di una concezione più inclusiva di famiglia, riconoscendo dignità e diritto di tutela anche a forme altre di convivenza. Del resto i promotori del disegno di legge hanno più volte sostenuto come non sia ammissibile lo svuotamento del matrimonio a favore di indistinti legami affettivi e l’equiparazione tra matrimonio ed altra formazione sociali di varia ed eterogenea natura. Questa è pura ideologia: una costruzione concettuale volta a rivestire di idee e principi astratti la concreta realtà dei fatti materiali mascherandoli e dandone una surrettizia giustificazione. Il fatto che il Consiglio Regionale si sia piegato a tale posizione ideologica non lascia presagire nulla di buono in merito allo stato di salute attuale e futuro delle nostre istituzioni. La realtà è fatta dal prepotente avanzare di vecchie e nuove povertà, di una precarietà di vita e di lavoro diffusa e generalizzata capace di precludere i tempi di progettazione personale, le scelta affettive, i tempi dell’autodeterminazione; una condizione materiale di esistenza che si giustappone ad un orizzonte simbolico e culturale segnato da ideologie reazionarie che tentano di arrestare il libero dispiegarsi delle relazioni tra le persone. Pare fantastica la posizione per cui la legge sulla famiglia sarebbe tanta parte della strategia volta a far uscire l’Umbria dalla crisi dal momento che si tratta di un provvedimento che non incide evidentemente sul piano della realtà, e il cui unico effetto sarà quello di produrre ulteriori discriminazioni tra i soggetti del bisogno. La legge sul reddito sociale a favore delle/i disoccupate/i , inoccupate/i, precarie/i ovvero per la maggior parte della popolazione umbra, soprattutto donne e giovani costrette/i a permanere dentro strutture tradizionali di dipendenza come la famiglia, invece giace tra le chiuse stanze di palazzo.

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