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Non proprio coincidenti le opinioni sul da fare dopo l'incontro sulla Merloni svoltosi stamani al ministero dello Sviluppo economico, espressi dal segretario regionale umbro della Cgil, Manlio Mariotti, e da Gianluca Graciolini, membro del Comitato Regionale PRC Umbria capogruppo di Rifondazione Comunista al Comune di Gualdo Tadino. “Oggi siamo tornati sostanzialmente con un nulla di fatto, dopo un incontro inaspettatamente interlocutorio”. E' netto su questo punto il giudizio di Mariotti che così prosegue: “Non c'era un ministro e nemmeno un sottosegretario e questo la dice lunga sulla sottovalutazione di questa crisi pesantissima in termini occupazionali e sociali da parte dell'esecutivo. Avremmo voluto trovarci di fronte ad una proposta concreta del Governo, che ci indicasse ufficialmente i tempi, i contenuti e le priorità dell'accordo di programma e chiarisse l'entità delle risorse che l'esecutivo metterà sul piatto. Invecedobbiamo accontentarci di una promessa del ministro Scajola affidata ad un comunicato stampa, nel quale si assicura che entro febbraio l'accordo sarà fatto”. Mariotti riferisce poi che i sindacati umbri hanno anche posto il problema del trattamento da riservare all'impianto umbro di Colle di Nocera (Pg). “Nella riorganizzazione del gruppo Merloni – spiega ancora il segretario umbro – tutti i siti dovranno essere tenuti sullo stesso piano. Per cui un'ipotesi di coinvolgimento della Quadrilatero Spa può anche essere presa in considerazione, ma solo se a monte c'è un impegno chiaro, in termini di garanzie occupazionali e progetti di investimento in attività produttive, per il sito di Colle di Nocera”. Sempre secondo Mariotti, la Quadrilatero dovrebbe comunque, eventualmente, svolgere “esclusivamente un ruolo di ponte”, ovvero “acquisire gli stabilimenti del gruppo per poi rimetterli a disposizione di nuovi soggetti imprenditoriali che intendano investire e produrre”. Intanto, annuncia, domani è in programma un'assemblea con i lavoratori del sito umbro. “Valuteremo insieme a loro l'incontro di oggi e soprattutto le iniziative da mettere in campo fino a che non sarà davvero siglato l'accordo di programma – conclude il sindacalista – In ogni caso, credo che sarà inevitabile un'innalzamento dei livelli di lotta e mobilitazione, il tutto in un quadro di forte unità sindacale e di collaborazione con l'intera comunità umbra, vista l'importanza della posta in gioco”. "Ancora una volta - rincalza da parte sua Graciolini - i nostri timori espressi alla vigilia dell'incontro a Roma sulla Merloni si sono rivelati più che fondati. Il nulla di fatto di oggi (concordando su questo con Mariotti)dimostra l'ennesimo ritardo di questo governo nell'affrontare a dovere questa vertenza. Poi la strada fra i due comincia a diversificarsi sempre più nettamente, visto che Graciolini della Quadrilatero non vuole proprio sentire parlare. Una proposta - spiega - che "è inaccettabile perchè alla sua base non vi è alcun Piano industriale che garantisca la prosecuzione dell'attività produttiva e la salvaguardia, anche volendo ridurla ad un minimo decente, dei posti di lavoro. Questa ipotesi non garantisce neanche sul fronte degli obiettivi più generali dell'Accordo di programma, quelli cioè della ricostruzione delle condizioni per lo sviluppo industriale dell'area interessata dagli effetti della crisi Merloni, perchè non vi è alcuna certezza su strumenti e risorse, e, soprattutto, ingenera dubbi forti di trasparenza". Per il dirigente dal Prc, inoltre, "Si deve solo alle pressioni e alle rimostranze dei lavoratori che presidiano oramai da quasi due settimane lo stabilimento umbro se oggi non si è proceduto alla firma di questo accordo capestro. Dall'incontro di stamattina sembra infatti trapelare che l'accordo su questa proposta sia stato già trovato almeno tra Governo e Regioni con la benedizione politica di PDL e PD". "Le parole di Raffaele Bonanni, segretario generale della CISL, pronunciate questa mattina al cospetto dei lavoratori - insiste -, potranno oramai trovare un residuo di credibilità solo se il sindacato, unitariamente, metterà in campo da subito l'atto più forte cui chiama la stessa gravità ed importanza di questa crisi e di questa vertenza per almeno due regioni italiane: l'Umbria e le Marche. Uno sciopero generale nelle due regioni, cioè, come è stato fatto in Sardegna per molti meno posti di lavoro a rischio per la chiusura dell'Alcoa". "Noi - assicura poi - vigiliremo affinchè il mese di tempo che ci separa dal prossimo incontro a Roma non sia utilizzato dai sindacati a far digerire quella che a tutti gli effetti è la stessa sostanza che si adopera nei casi di eutanasia e saremo con tutti quei lavoratori che si rifiutano di procedere alla morte accompagnata dei posti di lavoro. Così come incalzeremo le amministrazioni locali, a partire dalla gualdese, se non per affermare contrarietà e rigetto, per conoscere almeno qual è il pensiero sulle proposte messe in campo dal Governo". "Da subito - conclude Graciolini - il PRC di Gualdo Tadino lavorerà affinchè tra le lavoratrici e i lavoratori vi sia tutta la consapevolezza che serve per comprendere la gravità del momento e il rischio oramai più che attuale della perdita definitiva del loro posto di lavoro, una volta esaurite le proroghe agli ammortizzatori sociali e se non viene costretto il Governo a correggere il tiro sull'Accordo di programma, mettendoci finalmente i soldi che servono e varando un Piano industriale degno di questo nome. Nel frattempo li invitiamo a proseguire ogni forma di mobilitazione democratica che dia massima visibilità alla loro lotta". Condividi