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Renato Casaioli TAVERNELLE - Da troppo tempo ormai sopra la Trafomec di Tevernelle si vanno addensando nubi minacciose. L’azienda che più di un quarto di secolo fa dette avvio ad una fase imprenditoriale dalle forti connotazioni internazionali, stimolando la nascita di un Polo industriale della Val Nestore, come uno dei distretti di eccellenza della produzione industriale in Umbria, torna sotto i riflettori della cronaca sindacale ed economica e sono in molti a temere il peggio. Negli ultimi giorni la notizia che è rimbalzata da più parti parla del rischio di licenziamento per 80 lavoratori. Andrea Calzoni della Fiom-Cgil, fa sapere che martedì prossimo ci sarà un incontro con la direzione aziendale. E Gianni Cecchetti, della Fim-Cisl, assicura che non ci sono problemi di rilievo, smentendo seccamente con un perentorio: “non ne so niente”. Insomma un sindacato che ostenta sicurezza. Tra le tante ipotesi che stanno circolando, ci sarebbe anche quella che la Trafomec, sia entrata nelle “grazie” di una multinazionale giapponese, la Tamura. La caratteristica di questo colosso industriale, oltre ad avere una ventina di stabilimenti sparsi per le tante aree del mondo, è rappresentato dal fatto che senza dubbio, è la più grande produttrice di trasformatori del pianeta. Anche se per essa, questo segmento produttivo, non è certo tra i più rilevanti delle sue molteplici attività. Per quello che se ne sa, è un’azienda che non ha mai lavorato con soldi delle banche. Tradotto, significa una gigantesca solidità finanziaria. L’esatto contrario della Trafomec, che fin dagli esordi e per tutti questi anni – questo è quello che sostengono le maestranze - ha sempre avvertito il “fiato sul collo” degli istituti di credito. E pare proprio che nemmeno con l’avvenuto cambio di proprietà rappresentata dal bocconiano Simone Cimino, gli squilibri finanziari del gruppo si siano alleggeriti. Nascono da questa consapevolezza, le voci che parlano di volontà di piazzare sul mercato l’azienda, o in subordine, di trovare nuovi partner. Ma stando ad alcune indiscrezioni raccolte, sembra proprio che la multinazionale del Sol Levante, non nutra alcun interesse verso la Trafomec. Il perché è fin troppo facile da capire. C’è una necessità di ristrutturare la produzione aziendale dell’azienda, oggi troppo sbilanciata nella produzione UPS. Prodotti di bassa tecnologia, la cui produzione oramai si è tutta spostata nell’area asiatica. Anche la Trafomec negli anni passati – raccontano le maestranze - provò a fare investimenti in India, ma le solite difficoltà finanziarie, hanno costretto la direzione aziendale a fare dietro front. Alla Trafomec, dunque rimarrebbe da giocare un’unica carta: quella del segmento trasformatori per trazione e altre lavorazioni con alto valore aggiunto. Sapendo di poter contare su un personale altamente qualificato. Ma a questo punto i 50 milioni di fatturato di alcuni anni fa, resterebbero un piacevole ricordo. Concentrarsi sui prodotti per trazione, significa contrarre l’occupazione passando dalle centinai di unità lavorative attuali, a poche decine di lavoratori. Alla Tamura italiana, dove peraltro in questi ultimi anni sono confluiti un bel po’ del parco tecnici e progettisti che stavano in Trafomec, devono aver pensato che proprio non conviene. Dall’incontro di martedì, forse potrebbero venire allo scoperto tutte queste problematiche. Se poi si sapranno trovare le giuste soluzioni si vedrà. Certo è, che la Val Nestore, se dovesse perdere anche quest’ultima grande azienda, si troverebbe dinnanzi ad una vera e propria resa industriale. Negli ultimi cinque anni, ha perso aziende del calibro CISA ed Enel. Mentre l’ipotesi di investimenti per un’azienda che produca pannelli fotovoltaici da parte del gruppo Angeloantoni, allo stato attuale è solo un vago progetto. Condividi