(da Liberazione del 31 gennaio 2010)
La storia di ogni tempo insegna che tutti i potenti finiscono per circondarsi di "cortigiani". Ciò perché ogni "principe" ha bisogno di faccendieri che lo aiutino a sbrigare le incombenze oscure dell'esercizio del loro potere. Ma soprattutto i "principi" amano avere nel loro corteggio poeti, intellettuali, artisti, ideologi, che diano loro lustro e ne rafforzino il potere.
Su questo argomento s'intrattiene Pierluigi Battista, giornalista di rango e storiografo di vocazione moralistica, nel suo recentissimo libro ( I conformisti , Rizzoli 2010, pp. 221, euro 18,00), ricordando decine di recenti episodi di cortigiani che, trasformatisi in ex o post, passando con disinvoltura da un partito all'altro, rivelano la loro natura "conformista" rispetto alla politica di ogni nuovo padrone. Ed è in parte condivisibile la sua ammirazione per gli "eroi", la cui coerenza sfocia quasi sempre nella solitudine, e talora nella loro persecuzione.
Il titolo del libro di Battista, ha questo sottotitolo "L'estinzione degli intellettuali italiani", forse non del tutto esatto: intellettuali ce ne sono ancora, forse ne è scemata la qualità. Allora cerchiamo di sintetizzare le probabili cause: il crollo di tutte le ideologie; l'invasione di tecniche elettroniche semplificanti, quindi apparentemente utili e persino divertenti, ma che riducono o addirittura atrofizzano lo spazio riflessivo e creativo della mente umana; il dilagare di un'informazione mediatica martellante, compiaciuta, e pruriginosa anche nei suoi risvolti criminali in connivenza con un'estesa editoria thrilling e vampiresca; una pervasiva e violenta pubblicità frastornante, spesso erotizzata fino a raggiungere il ridicolo del cattivo gusto; infine l'onnipresenza di una televisione di mediocre e a volte triviale intrattenimento; ma forse soprattutto la progressiva decadenza di una classe dirigente sempre meno attrezzata culturalmente: insomma una sorta di "basso impero" che non poteva certo produrre forti talenti artistici e filosofici, a meno che per una favorevole congiunzione degli astri, non fossero spuntati all'orizzonte personaggi simili a quelli del "basso impero" latino, per fare qualche nome, un Petronio, un Marziale, un Tacito: Petronio Arbitro, un aristocratico assolutamente privo di illusioni, ma capace d'una raffinata ironia, e d'una genialità linguistica che riescono a sollevare a dignità d'arte i liberti, protagonisti d'una vicenda che sciorina tutti gli stracci, ma anche le fittizie corone d'alloro della loro vittoria di classe, e persino una rozza filosofia esistenziale sulla inevitabilità della morte; Valerio Marziale, un perfido e un po' ruffiano epigrammista ispanico che scrive, anche su commissione, versi beffardi con il "veleno sulla coda"; Cornelio Tacito, uno storico eccelso, complice tuttavia amarissimo d'un dispotico potere imperiale, che egli disprezza, ricordando con rimpianto la repubblica, ma insieme dissentendo dalla opposizione antimperiale aperta e velleitaria messa in atto dai filosofi "martiri" di una libertà che in realtà nell'antica Roma non era mai esistita. Ma come possono nascere nell'Italia odierna personaggi come questi, quando in essa vengono messe in discussione la storia stessa della sua unità e la limpidezza espressiva della sua lingua?
In tale quadro, "l'estinzione" degli intellettuali italiani è anche frutto di un'interdipendenza fra potere centrale e schiere di "cortigiani" ("conformisti", appunto), che da esso vengono arruolati e vezzeggiati, ma finiscono per imprimere il suggello della loro capacità metamorfica e del loro culto del personale interesse.
Come opporsi a tutto ciò? Sarebbe forse necessaria un'opposizione intellettualmente e culturalmente energica, non dall'esterno ma dall'interno del sistema, così da coinvolgere le coscienze assopite o ipnotizzate, e da estirpare i gangli più segreti di ogni tipo di malgoverno, risuscitando così le energie dei ceti e delle classi più strettamente legati al duro lavoro quotidiano, e di quanti sentono il dovere di pensare al futuro dei propri figli, dei quali oggi così incerta è la sorte che stiamo loro preparando.
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