Con la Finanziaria 2010, il governo Berlusconi ha perpetrato ai danni di milioni di lavoratori un vero e proprio “scippo di Stato”. La grande novità, oscurata da gran parte dei mezzi di comunicazione, è che con la manovra economica il governo Berlusconi/Tremonti/Bossi/Fini ha deciso di utilizzare il “Fondo TFR dei lavoratori” per la copertura delle spese correnti attribuendolo direttamente al Ministero dell’Economia e Finanza. La riforma “bipartisan” del Trattamento di Fine Rapporto”, proposta dapprima dal duo Maroni-Tremonti con il governo Berlusconi e poi anticipata di un anno dal tandem Prodi-Padoa Schioppa, rappresenta una delle più becere imboscate ordite ai danni dei lavoratori italiani negli ultimi anni. L’avvio anticipato della previdenza complementare al 1° gennaio 2007, fortemente voluto dal prof. Prodi, ha imposto a tutte le aziende con oltre 49 dipendenti l’obbligo di destinare all’INPS la quota di Tfr maturata a decorrere dallo stesso anno e non destinata alle forme pensionistiche complementari. Il contributo dei lavoratori è così confluito mensilmente in un fondo gestito dall’INPS ed istituito presso la Tesoreria di Stato, con l’obiettivo di finanziare la realizzazione di opere infrastrutturali di interesse nazionale. La Legge 2007 prevedeva, inoltre, che entro i primi sei mesi del’anno, se il lavoratore non avesse chiaramente espresso il suo rifiuto ad aderire alla previdenza integrativa, sarebbe valsa irrevocabilmente la regola del silenzio-assenso. Un scelta allucinante e gradita esclusivamente al settore bancario a completo danno dei lavoratori. Gli anni sono passati e così ad inizio 2010 quel fondo è arrivato a toccare la bella cifra di 3,1 miliardi di euro. Un tale gruzzoletto non poteva passare inosservato e quindi, i “signori” al governo, per essere chiari gli stessi che non “aumentano le tasse”, hanno pensato bene di metter mano direttamente nelle tasche dei lavoratori, ben consapevoli che le “opposizioni parlamentari” e i mass media nulla avrebbero riportato rispetto a un simile abuso. Questo atto, di per sé indegno nei confronti di tutti i lavoratori privati, nel prossimo futuro contribuirà a creare nuovo debito pubblico (3,1 miliari del TFR), che giocoforza sarà pagato dagli stessi lavoratori “scippati”. Tutto ciò è avvenuto, mentre, con un altro provvedimento (scudo fiscale), il governo Berlusconi premiava i “bravi” cittadini, che avevano evaso “miserabilmente” e “arbitrariamente” le tasse ai danni dello Stato e degli onesti cittadini. Si è arrivati così al paradosso che i lavoratori dipendenti privati sono stati fregati per l’ennesima volta, infatti, non aderendo alla previdenza complementare hanno creduto bene di lasciare il loro TFR all’INPS, per essere sicuri e non rischiare nei mercati finanziari, ma la scelta oggi si rende vana visto che il governo se ne appropriato senza dover chiedere alcun consenso. Ma la truffa non finisce qui. Con il 2010 dovrebbero arrivare a tutti i lavoratori dipendenti delle missive, in cui verranno indicati gli importi presumibili delle loro future pensioni. Il fine di queste questa comunicazione è quello di impaurire i lavoratori e pilotarli verso i fondi pensione o altri prodotti assicurativi. Dare i propri soldi ai fondi pensione vuole dire correre due rischi che con il TFR non si corrono. Il primo rischio è che un crack di mercati finanziari faccia scendere di valore di quello che uno ha messo da parte. Non si tratta di fallimenti, i fondi pensione non falliscono, lo stesso vale per i fondi comuni, ma possono, tuttavia, perdere il 90% del loro valore. L’altro rischio è dato dalla ripresa dell’inflazione. Quello che è sicuro è che, di fronte questi due rischi, che magari possono anche sopraggiungere accoppiati, chi opta per il TFR è tranquillo, perché il valore del Fondo non dipende dai mercati finanziari e, in caso d’inflazione, segue in maniera eccellente l’aumento dei prezzi al consumo. Sulla questione, il governo ha più volte ribadito che “vi sarà un nuovo periodo di silenzio/assenso”, cioè altri sei mesi in cui, automaticamente, in assenza di comunicazioni scritte, i soldi dei lavoratori andranno nei fondi pensione. Tutto ciò avviene perché il TFR va bene, chiaramente, per i lavoratori ed anche per le aziende, mentre non consente speculazioni ai banchieri, agli assicuratori e ai faccendieri vari, per essere chiari alle “caste” che “sostengono” il governo Berlusconi. In definitiva, con questo ennesimo provvedimento anti-lavoratori, il governo ha fatto capire da che parte sta, ora tocca ai lavoratori far capire da che parte essi vogliono stare. Le elezioni si avvicinano meditate gente, meditate. Condividi