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Una volta la sinistra mandava i suoi dirigenti a Mosca a farsi le ossa. Oggi pare più una mosca cieca. Il Pd umbro all’assemblea regionale di domani (ore 17.30, istituto Capitini di Perugia) sembra appunto andarci alla cieca. Secondo le indiscrezioni filtrate dall’ennesimo incontro romano fra Bersani e Bottini, il segretario nazionale sembra aver invitato gli esponenti democratici umbri a valutare l'ipotesi di elezioni primarie per individuare la candidatura alle regionali. Lo steso Bottini però, uscendo dal Nazareno, dice che sull’ipotesi “siamo andati lunghi” e che “serve ancora qualche riunione a livello regionale”. Ancora? Ancora. Per fare cosa? “Per trovare la soluzione più adatta e più idonea. L’obiettivo è trovare un’uscita condivisa sul nome e sul metodo”. Domani, insomma, potrebbe succedere di tutto. Da un possibile accordo su un candidato condiviso (che pare francamente una chimera) al decretare che il 7 febbraio si andrà alle urne per scegliere quel candidato che il Pd umbro non è stato in grado di individuare neanche dopo mesi di logorante dibattito. La giornata di oggi intanto si era aperta con i commenti intorno alla consultazione fatta dentro la Bersani nel weekend. Consultazione che sembra aver detto questo: con Bottini che si tira fuori, la Marini sembra prevalere leggermente su Locchi. Quest’ultimo, però, gode di più consenso all’interno di tutto il Pd rispetto alla Marini. E a testimoniare che il clima è sereno e cordiale, questa mattina nei corridoi del consiglio regionale un autorevole assessore bersaniano così commentava la possibile candidatura di Locchi: “E’ Černenko che succede ad Andropov”. Dasvidania Renatoskj. Autorevoli fonti romane poi riportavano come nel Palazzo circolasse, a mò di ipotesi, un ragionamento di questo tipo: la possibile mediazione potrebbe arrivare da primarie fissate per il 7 febbraio con la presenza di Maria Rita Lorenzetti. Insomma, una botta al cerchio bersaniano e una alla botte franceschiniana. Nel pomeriggio però, come scritto da Umbrialeft, arrivano le decisioni sui ricorsi presentati alla commissione nazionale di garanzia del partito. I verdetti sono chiari: la delibera della commissione umbra del partito che esclude la Lorenzetti dalle primarie è valida, mentre si “ritiene ragionevole” che l’assemblea regionale del Pd convocata per domani possa ammettere eventuali nuove candidature. In sostanza, due punti a favore di Mauro Agostini che da giorni va chiedendo la riapertura dei termini. Oggi, fra l’altro, l’hidalgo veltroniano ha ribadito come per lui “non è accettabile nessuna soluzione che sia frutto di improbabili caminetti”. O meglio, aggiungiamo noi, l’ex tesoriere non ha la minima voglia di fare la fine della legna che brucia nel caminetto democratico. In più ad annunciare il verbo delle primarie (“L’Umbria, terra di santi, non dimentichi l’undicesimo comandamento: le primarie”) ci ha pensato anche oggi il senatore Ceccanti. Ormai i due, insieme a Walter Verini, sono la coppia di fatto delle primarie. Come Marx e Engels, come Tatiana e Gramsci, come un contadino e Togliatti, come un minatore sardo e Berlinguer, come una quercia e Occhetto, come Paul Cayard e D’Alema, come Totti (ma anche Del Piero) e Veltroni e come un culatello e Bersani. Domani si vota, e la battaglia si annuncia durissima. Condividi