Il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, si dice fiducioso per quanto riguarda la scelta del candidato del centro sinistra in Campania e in Calabria: “Chiuderemo nei prossimi giorni”, ha affermato. Mentre è un po’ meno ottimista per l’Umbria, dopo che, sbagliando, non si è voluto “riconoscere il buongoverno per la Regione”, guidata dalla Lorenzetti.
Ora Bersani spera che si possa comunque arrivare ad una proposta unitaria, un auspicio che condividiamo pienamente anche se, temiamo, per lui il significato “unitario” voglia dire restringere il campo della ricerca all’interno del suo partito per arrivare ad un “nome” da presentare al resto della coalizione con la consueta formula del “prendere o lasciare”.
Se così fosse vorrebbe dire che Bersani e il Pd non hanno minimamente compreso la lezione che le genti pugliesi hanno impartito loro, ovvero che quando sono in gioco le sorti di una coalizione è essenziale rispettare anche le opinioni e la dignità degli altri e, soprattutto, i sentimenti degli elettori che a quella coalizione fanno riferimento.
Diciamo questo perché, malgrado i non pochi
mal di pancia che sono stati espressi, in particolare dalla Sinistra, certi nomi continuano ad essere annoverati fra quelli favoriti e addirittura, stando ai si dice, avrebbero perfino aumentato le loro quotazioni.
Ora, siccome nessuno può essere condannato a stare per forza in una coalizione, tanto più se convinto che questa non si presenti con le carte in regola per vincere, insistere in questo inspiegabile atteggiamento di chiusura potrebbe incoraggiare quanti,
perso per perso, potrebbero legittimamente ritenere che a quel punto sarebbe più conveniente per loro salutare la compagnia per imboccare una strada diversa, autonoma.
E, beninteso, lo stesso dicasi anche qualora, fallita la strada del candidato
unitario si optasse per lo svolgimento di primarie esclusivamente di partito, impedendo cioè alle altre componenti della coalizione di esprimere il loro gradimento in merito ai possibili
contendenti.
Questo è, come si dice, lo stato dell’arte, per cui c’è da credere che sia quanto mai opportuno che chi nel Pd ha responsabilità per decidere, accantoni ogni malinteso patriottismo di partito per concedere un po’ di attenzione anche alle ragioni degli altri: insomma, il nome, o i nomi che dovessero scaturire dal lungo pensatoio che li sta impegnando non sono indifferenti per la tenuta della coalizione di centro sinistra.
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