PERUGIA - Immaginate un motore potente e scattante, pulito e silenzioso. Pura utopia? Vero. Però nei laboratori della Sezione Macchine della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Perugia il motore a combustione interna è ogni giorno sotto l’occhio attento dei ricercatori che ne studiano il funzionamento in tutti i suoi aspetti. L’obiettivo è proprio quello di migliorarne le prestazioni, abbattere le sostanze inquinanti e ridurre le emissioni sonore.
Il prof. Carlo Nazareno Grimaldi, ordinario di Macchine a Fluido del Dipartimento di Ingegneria Industriale è stato ospite del Rotary Club Perugia Est e del Lions Club Perugia Host in una serata interclub dall’evocativo titolo “Ferrari e champagne, i motori fra scienza e passione”. L’incontro si è tenuto venerdì 22 gennaio 2010 presso le sale della Concessionaria De Poi a Ellera di Corciano, fra moderne Ferrari e automobili d’epoca.
L’intervento del prof. Grimaldi è iniziato con una breve storia del motore a scoppio. “Un’invenzione - ha ricordato il docente - tutta italiana. A partire infatti dalla pistola di Alessandro Volta, gli ingegneri Eugenio Barsanti e Felice Matteucci nel 1854 depositarono il brevetto del primo motore a combustione interna”.
L’apporto italiano allo sviluppo del motore a scoppio terminò però con la morte di Barsanti dopo appena dieci anni dall’invenzione. Il brevetto fu in seguito ripreso e perfezionato da Etienne Lenoir prima e da Nikolaus Otto e Eugen Langen poi (con il primo quattro tempi) fino alla nuova concezione di motore di Rudolf Diesel.
Nel corso degli anni il motore a pistoni si è evoluto nelle forme attuali ma a differenza del passato oggi il suo sviluppo deve fare i conti con il problema dell’inquinamento. Per ridurre le emissioni nocive si interviene sia nel processo di combustione che in quello di scarico.
“La miglior combustione - ha spiegato il prof. Grimaldi - è ottenuta dai motori diesel common rail, altra invenzione italiana: Fiat l’ha ideato nel 1997 su brevetto Magneti Marelli”. I gas di scarico vengono ridotti invece dalla marmitta catalitica attraverso processi di ossidazione degli idrocarburi. “Tuttavia - ha sottolineato - diminuire del tutto l’inquinamento del motore a combustione interna è impossibile poiché riducendo un parametro se ne innalza un altro, mentre l’utilizzo dell’idrogeno nei motori per veicoli è solo un’utopia”.
La ricerca è quindi indirizzata al miglior compromesso fra prestazioni e inquinamento. È quanto avviene presso la Sezione Macchine della Facoltà di Ingegneria alla quale si rivolgono importanti case del settore automotive per l’analisi di prototipi e il perfezionamento di veicoli a motore. È il caso, ad esempio, dello Spirit of Norway, l’off-shore della Lamborghini o delle moto da corsa Aprilia.
Il prof. Carlo Nazareno Grimaldi ha anche affermato che le fonti di energia alternativa possono essere utili per contribuire a contenere l’inquinamento ma non potranno mai essere una soluzione definitiva. “Per alimentare tutte le famiglie e le aziende italiane solo con energia solare - ha osservato - non basterebbe coprire con pannelli fotovoltaici l’intera superficie dello stivale”.
Dal momento tuttavia che il petrolio non è disponibile in quantità illimitate e che le centrali nucleari a fissione non sono esenti da grossi rischi, “l’unica speranza per il futuro - ha ribadito il prof Grimaldi - risiede nella fusione nucleare, un processo economico e pulito”.
Gli studi per riprodurre sulla Terra quanto avviene nel Sole ed utilizzare l’energia creata dalla fusione nucleare per le applicazioni umane sono in continua evoluzione e nel giro di alcuni decenni potrebbero portare ad un risultato pratico.
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