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di Daniele Bovi In ogni fine del regno che si rispetti la lotta per la successione di solito è alquanto sanguinosa. In attesa della riunione della segreteria di oggi pomeriggio (calcio d'inizio alle ore 15.30) quella della mozione Bersani che si è protratta fin quasi alle 14, la prima del post Lorenzetti, ha detto sostanzialmente questo: Lamberto Bottini, segretario regionale, non ha la minima intenzione di imbarcarsi nella contesa elettorale di fine marzo. Il segretario però, nonostante il suo niet, non rimane completamente fuori dai giochi. In una situazione come questa da ultima spiaggia, se larghissimi settori del Pd umbro decidessero di convergere su di lui, per l’ex assessore regionale all’Ambiente sarebbe difficile opporre il gran rifiuto. Come commentava qualcuno ieri, se non c'ha voglia gliela fanno vernire. Dietro la candidatura di Bottini si nasconde infatti il timore di un’altra battaglia all’ultimo sangue: ossia quella per la successione alla segreteria. La paura dei bersaniani ha un nome e un cognome: Alberto Stramaccioni. Se, come riferiscono i rumors, il segretario provinciale spinge verso la soluzione Bottini, il terrore dei bersaniani di ritrovarsi Stramaccioni alla guida del partito è grandissimo. Un altro dato emerso dalla seduta di autocoscienza della mozione è questo: sullo sfondo rimane l’ex sindaco di Perugia Renato Locchi, che gode di un consenso non indifferente dentro la mozione e anche fuori. Sacche di consenso residuali invece sono per Catiuscia Marini. Al di là dei sostegni incrociati e delle complicatissime alleanze a geometria variabile, sul nome dell’ex sindaco di Todi pesa il ricordo di quanto successe nel giugno scorso. Non tanto il non essere riuscita a ritornare all’europarlamento, quanto quello che successe dopo. Ossia quei missili Catiuscia sparati a giornali locali unificati l’11 di quel mese: "Sarebbe servito - diss la Marini riferendosi a Stramaccioni - che alcuni di questi signori, invece di lavorare per essere fedeli ai capi nazionali, si fossero spesi in ogni sede per affermare l'esigenza di esprimere, in Europa, una rappresentanza del nostro territorio. E se il concetto ancora non fosse stato chiaro: "La segreteria provinciale di Perugia non è pervenuta per tutta la campagna elettorale. Mi sarei aspettata un autorevole impegno, invece hanno scelto come sempre la 'fedeltà' agli ordini dei capi nazionali anziché la difesa della propria regione". Questi, insieme ad altri attacchi, sono cose che nel Pd in pochi hanno dimenticato. Condividi