di Tommaso Vaccaro - da Dazebao
ROMA – La crisi non c’è mai stata. O forse c’è stata, ma non ha toccato l’Italia. Mi correggo, la crisi c’è stata ma il governo ha saputo farvi fronte tempestivamente, tirando fuori il paese dal gorgo internazionale.
La schizofrenica antologia delle dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulla crisi economica si arricchisce quotidianamente di nuove “perle”. La versione del Cavaliere sullo stato dell’economia nazionale è camaleontica. Varia in base al contesto in cui viene estrinsecata.
Fresca di giornata è l’ammissione dell’esistenza di una “grave crisi che il paese vive”. Meglio tardi che mai. Una crisi, nonostante la quale “continuiamo a mantenere il progetto di infrastrutturazione dell'Italia con un piano che non è stato rallentato e questo grazie anche ai capitali dei privati cioè facendo ricorso alla finanza di progetto”. Lo dichiara durante la firma di un accordo sulle infrastrutture con la Regione Toscana.
La tradizione di casa Berlusconi richiede, però, che per una parola di verità ne corrispondano almeno due di menzogna. Così, giusto per non restare indietro, vengono ritirati fuori dal cilindro i famosi – quanto inesistenti – “capitali dei privati” grazie ai quali l’Italia continuerebbe a costruire le proprie infrastrutture. E poi c’è il tema delle tasse, cavallo di battaglia del presidente del Consiglio. A questo proposito, Berlusconi afferma: “Dobbiamo essere soddisfatti di essere riusciti a non mettere nuove tasse, a non mettere, come si dice, le mani nelle tasche degli italiani, pur avendo dovuto rispondere a emergenze come quelle in Abruzzo, in Toscana, in Campania, e a farlo sempre con tempestività ed efficacia”. E se non c’è due senza tre, il Cavaliere sottolinea che “abbiamo anche garantito, con la messa a disposizione della cassa di integrazione, la vicinanza dello Stato agli italiani che hanno perso il lavoro”. Insomma, è tutto apposto.
Non è d’accordo il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, il quale replica, poco dopo, al siparietto quotidiano del premier. “Con Berlusconi – dice – si è avuto il record di crescita delle tasse, sono i dati a dirlo”. Stando alle ultime rilevazioni, spiega il leader democratico, “nel 2010 si lavorerà per il fisco fino al 23 giugno”. “Lui continua a ripetere che non ha aumentato le tasse, ma i dati lo smentiscono: abbiamo battuto ogni record”, conclude Bersani.
“Sostenere che l'Italia va avanti è come dire che un asino vola in cielo”. Ad affermarlo, questa volta, è il vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera Antonio Borghesi, il quale cita i dati forniti ieri dall’Istat che “parlano di una spesa pubblica arrivata a sfiorare il 50% del Pil”.
Cgil. Epifani: “Sciopero generale se non si interviene su fisco”
Sulla questione del fisco interviene anche la Cgil, che si dice pronta allo sciopero generale laddove il governo non intervenisse con misure a favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Lo ha annunciato, a Reggio Emilia, il segretario Guglielmo Epifani. “Abbiamo presentato e inviato al governo una nostra proposta dettagliata di riforma fiscale - ha detto - dove per riforma si intende una cosa semplice: trasferire il peso del fisco dal lavoro dipendente e dai pensionati alle altre forme di reddito, di rendita e di patrimonio. L'unica cosa che non si può fare è perder tempo, perché anno dopo anno il drenaggio fiscale asciuga sempre più le retribuzioni dei lavoratori. Se per tre anni il governo non fa nulla – avverte Epifani – quando arriveremo alla fine di questa legislatura per un lavoratore medio ci saranno tre punti di tasse in più ed altri invece pagheranno meno”.
Su questa situazione, assolutamente non più sostenibile, “faremo un'iniziativa molto forte”. Anche lo sciopero generale.
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