Gianluca Graciolini
GUALDO TADINO - Lo spettacolo andato in scena sabato scorso al Cinema Teatro Salesiani dal titolo "Patto sociale per il rilancio economico del territorio gualdese" non ci ha lasciato a bocca aperta. L'avevamo ampliamente anticipato che si sarebbe trattato di una manifestazione politica della PDL e di questa maggioranza e che si sarebbe ampliamente avvalsa di effetti speciali degni delle più sperimentate tecniche Mediaset.
L'ouverture velleitariamente psichedelica con tanto di accompagnamento musicale epico a far da supporto alle immagini che ci raccontavano il cammino dell'umanità, l'avremmo certo preso per uno scherzo se non ci avesse fatto incazzare per lo stridore che esso ha con la situazione reale e le condizioni di centinaia di lavoratrici e di lavoratori nel nostro territorio. Lo stesso Talk Show e il monologo del Sindaco andati in scena successivamente non ci hanno convinto per niente, al massimo potremmo annoverarli come apprendistato a far di questa Giunta un possibile casting di "Amici". Uno spettacolo che ha associato tre stili teatrali, dunque: ma solo uno spettacolo.
Dal punto di vista dei contenuti reali non c'è stato alcuno slancio nè tantomeno alcun valore aggiunto alla discussione sulla crisi del nostro territorio. Il Sindaco Morroni ha ripetuto come in un disco incantato le sue belle favole sulla crisi che è un'opportunità, che da essa si potrà uscirne migliori, che chi la soffre si reinventi e via cantando. L'aver scomodato Don Lorenzo Milani stride parecchio con quanto Morroni e i suoi rappresentano e l'I Care, da Obama di provincia, che dà il titolo alla sceneggiata cozza con ogni atto vero finora compiuto da questa Giunta: Reddito minimo degli immigrati e riapertura delle cave, tanto per intenderci.
La carenza assoluta di proposte concrete e immediate segna poi il suo apice nella banalità della figura dello psicologo che l'Amministrazione metterebbe a disposizione delle famiglie in crisi. Ahivoglia agli internauti di professione in servizio permanente ed effettivo alla Giunta Morroni ad applicarsi nel tracciare una linea spirituale di continuità tra questa presa in giro e la scelta che fece Rolando Pinacoli ai tempi delle tremila intermittenti scosse di terremoto che sconvolsero i giorni e le notti dei gualdesi.
A differenza del terremoto che non si annuncia e quando viene sconvolge cose e menti, la crisi economica e sociale che stiamo vivendo ha delle responsabilità e delle cause ben precise. Solo per fare un esempio: che senso ha continuare a prendere in giro imprenditori, artigiani e commercianti locali sulle opportunità che l'azione di questa Giunta creerebbe per le facilitazioni all'accesso al credito quando quotidianamente tutti questi soggetti, per non parlare dei lavoratori dipendenti, scontano pesantemente sulla propria pelle una politica economica del governo Berlusconi che ha salvato le Banche, le ha immediatamente rimesse nella condizione di poter svolgere in piena tranquillità la propria ordinaria e quotidiana missione di speculazione finanziaria, perseverando nella stretta creditizia per imprese e famiglie e ricostruendo pericolosamente ogni condizione a preparazione della prossima bolla?
Il rischio che questo vuoto Patto sociale porta con sè non è solo nell'ottimismo facile di natura evidentemente berlusconiana ma è nella sua stessa impostazione mefitica e metafisica di fondo: non c'è un accenno di critica alle politiche liberiste che hanno prodotto questa crisi, c'è una chiusura totale rispetto all'esercizio intelligente del dubbio. Tutto è chiaro agli occhi di Morroni: la crisi diventa anche necessaria per selezionare lavoratori ed imprese, l'intervento pubblico in economia, anche quello semplicemente regolatore, è acqua passata e non più proponibile. Il dio mercato, solo il dio mercato, segnerà dunque le magnifiche sorti e progressive dell'umanità e della gualdesità.
A cotanta convinzione non rispondiamo noi, risponde la realtà che è fatta di ben altre accidentalità. Intanto si deve fare i conti con una condizione delle lavoratrici e dei lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro senza una possibilità neanche minima di poterlo ritrovare nel sistema produttivo locale e territoriale. Si deve fare i conti con un impoverimento generalizzato delle famiglie che oramai aggredisce anche pezzi consistenti di ceto medio. Si deve fare i conti con una situazione drammatica di perdità di competitività delle imprese locali sui mercati nazionali ed internazionali. E si deve fare i conti fino in fondo e senza alcun tentennamento con la vertenza Merloni, la cui crisi riguarda un indotto consistente di imprese artigianali, commerciali e di servizio.
Senza l'intervento chiaro, forte e deciso del Governo non c'è alcuna possibilità di soluzione: la nostra proposta di istituire una Zona Franca a coronamento dell'Accordo di programma è l'unica concreta messa finora in campo. Morroni ha detto cose saggie sulle cause della crisi di questa azienda e sulla sua organizzazione poliziesca e paternalistica del lavoro: non riusciamo a spiegarci come mai i suoi discorsi siano applauditi con fervore proprio da quella genia di sindacalisti, capetti, lacchè che è stata la casamatta ultradecennale di quel sistema e di quel padrone. Quella genia che fà capo in buona sostanza alla Fim Cisl d'azienda che ancora ha il coraggio e non sente vergogna di frenare la stessa mobilitazione romana proposta dal Sindaco di Nocera e sostenuta dal PRC per far sì che l'Accordo di programma tra governo e Regioni si vari subito con risorse e strumenti concreti.
Questi segnali e lo stesso Patto sociale di Sindaco e Giunta gualdesi ci dicono che è in atto anche in questo territorio il tentativo di eliminare il confitto sociale per il lavoro. Tant'è che durante tutto lo spettacolo di sabato scorso non c'è stato alcun riferimento alla centralità del lavoro che pur a parer nostro deve animare ogni tentativo di superare questa crisi da cui non si esce certo con i salari e gli stipendi tenuti al palo, con maggiore precarietà, con minori garanzie e tutele sociali e del lavoro, con un'ulteriore e drastica riduzione del costo del lavoro. Non si esce cioè da questa crisi riproponendo pari pari, nella sostanza, le misure che in buona parte ne sono state la causa.
Lo scatolone vuoto del Patto sociale di Morroni, ben lungi dall'animare uno scatto in avanti della comunità gualdese e dal mettere in campo ogni energia volta a superare insieme la crisi, serve solo ad assopire le già flebili energie delle lavoratrici e dei lavoratori gualdesi nelle mobilitazioni per non perdere il proprio posto di lavoro e per salvaguardare qualche straccio dei loro diritti.
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