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L’Assessore regionale Maria Prodi ha illustrato i dati sulla cassa integrazione in deroga al termine del 2009, al fine di offrire un quadro complessivo di quanto avvenuto in Regione nel periodo di crisi. Le richieste di esame congiunto ad oggi pervenute alla Regione Umbria relative all’anno 2009 ammontano a 1.233 coinvolgendo 8.307 lavoratori. Di esse 1.174 sono relative alla richiesta di cassa integrazione in deroga e 59 di mobilità; i lavoratori coinvolti ammontano rispettivamente a 8.159 e 148. Quelle già esaminate dalla Regione Umbria sono 1.073 (a questo numero vanno poi aggiunte le numerose richieste di proroga) per un totale di 7.479 lavoratori e la Direzione Regionale del Lavoro ha emanato e sta emanando i decreti di autorizzazione sulla base dei quali l’Inps, su richiesta dell’impresa, eroga il sostegno al reddito ai lavoratori coinvolti. Tra quelle esaminate sono 31 le domande che chiedono la mobilità in deroga per 103 lavoratori, nella maggior parte dei casi soci di cooperativa (28,2%) e soprattutto apprendisti (37,9%), per i quali non è prevista l’indennità di disoccupazione. Tra essi la presenza maschile supera il 60%, oltre il 40% è domiciliato nell’area del CPI di Foligno, il 33% operava nella logistica e il 29% nell’industria dell’abbigliamento. Nell’edilizia operava il 10,7% dei lavoratori ma è da questo settore che proviene il maggior numero di domande (19,4%) precedendo la logistica (12,9%). Relativamente alle aziende che hanno avanzato richiesta di CIG (1.042), in media la richiesta è stata fatta per 7,1 lavoratori coinvolgendone nel complesso 7.376, il 44,5% dei quali donne - per un massimale di ore prossimo a 6,7 milioni (proroghe escluse). Tuttavia le previsioni basate sulle indicazioni di utilizzo fornite dalle imprese e i rendiconti fino ad oggi presentati fanno stimare un utilizzo medio prossimo al 40%. Va anche evidenziato che a presentare il rendiconto delle ore beneficate sono ad oggi 854 aziende (72,7% delle esaminate) che riguardano il 55,3% dei lavoratori complessivamente coinvolti (4.512); tale informazione è da ritenersi parziale in quanto ad oggi non è possibile sapere se i rendiconti non pervenuti vanno interpretati come un non utilizzo dello strumento o una mancata comunicazione. A tal proposito si sottolineare l’importanza di tale informazione per la Regione al fine di monitorare il fenomeno e l’avanzamento della spesa. Oltre il 70% delle aziende che hanno sostenuto l’esame congiunto sono artigiane. Il 18,1% opera nel comparto dell’abbigliamento e circa il 6% nel tessile; estremamente rilevante (16,1%) anche il numero di richieste provenienti dalla metallurgia, dalle costruzioni (9,2%), dal commercio (8,2%), dalla lavorazione dei materiali non metalliferi (7,4%) e dalla lavorazione del legno (6,7%). La distribuzione per numero di lavoratori coinvolti – il 15,7% dei quali stranieri - non differisce in maniera sensibile rispetto a quella delle aziende con solo il metallurgico tra i settori sopra elencati che ha un peso in questo caso significativamente più elevato (22,3%); più elevato anche il peso della logistica (6,6%). Quasi i 2/3 dei lavoratori coinvolti hanno una qualifica operaia; la presenza di figure impiegatizie si limita al 11,2%, mentre gli apprendisti sono il 18,4%, un’incidenza elevata legata al fatto che tale categoria contrattuale non rientra nel campo di applicazione di CIGO e GIGS. Ciò fa sì che l’età media dei lavoratori complessivamente coinvolti risulti piuttosto bassa con oltre il 40% che ha meno di 35 anni (i soggetti con meno di 25 anni sono il 16%, i 25-34enni il 28,8%, i 35-44enni il 27,4% e gli over 44 il restante 27,8%). La presenza dei laureati risulta estremamente contenuta (2,8%); la metà dei lavoratori ha al massimo la licenza media inferiore, i qualificati sono il 6,3% e i diplomati il 28,9% (per il 12,8% dei soggetti non si conosce il titolo di studio o ne possiede uno non riconosciuto nel nostro Paese). Relativamente alla dislocazione territoriale dei lavoratori e delle aziende che hanno avanzato la richiesta, netta è la prevalenza della provincia di Perugia. L’87,8% delle domande proviene da aziende con sede legale nella provincia di Perugia in cui opera l’83,5% dei lavoratori. Considerando il domicilio circa l’80% dei lavoratori è della provincia di Perugia (il 41,3% nell’area del Centro per l’impiego di Perugia, il 20,1% in quella del CPI di Città di Castello e il 18,3% in quella del CPI di Foligno) il 13,4% di quella di Terni (il 10,8% nell’area del Centro per l’impiego di Terni e il 2,6% in quella del CPI di Orvieto); del restante 6,9% non si dispone dell’informazione o lavora in aziende umbre ma è domiciliato in comuni limitrofi alla nostra regione che comunque vengono presi in carico e considerati come domiciliati nel comune della sede operativa dell’azienda presso cui lavorano. Condividi