di Alessandro Ambrosin (
www.dazebao.org)
ROMA - Aiuti, soldi, donazioni, sembra che l'emergenza sia a buon punto pensando ai fondi finora raccolti per Haiti, colpita dal tremendo sisma del 13 gennaio scorso. Dopo gli Stati Uniti adesso l'Unione Europea ha stanziato 420 milioni di euro per affrontare lo stato di calamità naturale, ma la popolazione continua a vivere questo dramma nell'incertezza più assoluta, sommata alle difficoltà con le quali le organizzazioni umanitarie stanno lavorando in questo singolare frangente.
Ancora incerto anche il numero delle vittime. Per ora sono stati sotterrati 70 mila cadaveri, ma dalle macerie ogni ora, ogni minuto vengono alla luce altri corpi senza vita. E sorge anche il problema di dove seppellirli, visto che la capitale di Port-au-Prince è al collasso.
Intanto Guido Galli, è il secondo italiano ritrovato morto dopo il tremendo terremoto, sotto le macerie dell'Hotel Christopher. Galli era un funzionario dell'Onu e aveva 45 anni. Nessuna notizia, invece, per la collega Cecilia Corneo di 39 anni e altri due italiani i quali risultano ancora dispersi.
Drammatica la scoperta di 100 cadaveri bambini morti in seguito al crollo della loro scuola nella città di Leogane, a ovest di Port-au-Prince. Ma la vera emergenza riguarda soprattutto le migliaia di persone sopravvissute, che ora versano in condizioni insostenibili, senza acqua, cibo e medicine e quella dei bambini, almeno 2 milioni rimasti orfani.
La macchina dei soccorsi è ancora in "alto mare" senza un coordinamento centrale che organizzi e pianifichi gli interventi, che al momento non sono ancora in grado di far fronte a questa emergenza epocale. Le stesse organizzazioni umanitarie internazionali hanno sollecitato il segretario generale dell'Onu Ban ki-Moon, che ieri si è recato nell'isola, di organizzare una supervisione e un comando che abbiano il compito di pilotare efficacemente gli aiuti, come unico rimedio per uscire da questo caos generale. Eppure i finanziamenti sono stati stanziati, a meno che non si tratti di mera propaganda politica, le navi dagli Stati Uniti sono partite con uomini e mezzi, ma la condizione della popolazione haitiana si aggrava di ora in ora.
L'esasperazione di questa povera popolazione ha avuto il sopravvento. Si registrano casi di furti, razzie e scontri fra isolani che tentano con ogni mezzo, spinti da un'incontrollabile spirito di conservazione, di uscire da un'epoca costellata dalla miseria e dallo sfruttamento. Molti sono alla ricerca di cibo e acqua, ma nei centri commerciali crollati come sabbia al vento la gente fa incetta di cellulari e prodotti Hi-fi, tanto che i pochi miliziani presenti nell'isola sono spesso costretti a lanciare i lacrimogeni per disperdere i disperati. Intanto anche le strade della capitale sono sempre meno sicure specialmente durante la notte, dove diverse bande si aggirano minacciose alla ricerca di derrate alimentari. Per questo motivo il governo di Haiti ha imposto da oggi il coprifuoco nella città di Port-au-Prince che partirà dalle 18 di oggi.
Forse la presenza delle forze militari porterà un po’ d'ordine, ma non tutti gli haitiani sono in favore al previsto spiegamento organizzato dagli Stati Uniti. Anzi, alcuni ritengono che questa operazione sia una scusa ben orchestrata dalla Cia con la complicità dell'attuale governo per prendere in consegna una volta per tutte le redini di questo paese. Infatti non sono ancora chiari del tutto quali obiettivi si celino dietro all'intervento militare americano, che a conti fatti sta mobilitando ben 12.500 soldati. D'altra parte il presidente americano Barack Obama ha ordinato la mobilitazione anche dei riservisti, come si stesse preparando per andare a una guerra.
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