Dalla crisi può e deve uscire un'Umbria più forte. Le istituzioni, la politica, le rappresentanze sociali regionali devono sfruttare l'occasione per ripensarsi e fare un salto di qualità. Anche se la situazione economica è grave, visto l’incremento della disoccupazione e l’aumento della cassa integrazione, le condizioni di base per rilanciare lo sviluppo in Umbria ci sono.
“La finanza pubblica è sostanzialmente in ordine, il mondo produttivo ha delle potenzialità, l’Università è un importante valore aggiunto sui cui puntare, il capitale umano è considerato di alto livello”. Claudio Bendini, riconfermato per i prossimi quattro anni alla guida della segreteria regionale confederale della Uil nel corso del congresso del sindacato che si è tenuto oggi all'hotel Giò Jazz di Perugia (al quale, tra gli altri, hanno preso parte i segretari nazionali Uil Carlo Fiordaliso e Carmelo Barbagallo, la presidente della Giunta regionale Maria Rita Lorenzetti, l'assessore regionale Silvano Rometti e i segretari generali regionali di Cgil, Manlio Mariotti, e Cisl, Ulderico Sbarra), indica la strada che l'Umbria deve percorrere per uscire dal tunnel della crisi. Crocevia obbligato, la messa in atto dei provvedimenti adottati con il Dap 2010, vedi il miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti, la riprogammazione dello sviluppo rurale, il potenziamento dei servizi turistici, l’emanazione di specifici bandi per la filiera turismo-ambiente-cultura, lo sviluppo, l’innovazione e il rafforzamento delle reti di impresa e dei processi di innovazione di base, la promozione di investimenti e dell’internazionalizzazione.
“Per le ragioni prima esposte – afferma Bendini - se non si raggiungeranno i risultati attesi, essendoci le condizioni di base per uno sviluppo potenzialmente di qualità, significa due cose: o c'è stato un vulnus tra le politiche adottate e quelle concretamente realizzate, oppure sono state insufficienti le risorse economiche impegnate. Nel primo caso dovranno essere ripensate le reali azioni messe in atto, individuando il motivo per cui non hanno prodotto gli effetti desiderati. È su questo punto che il confronto va fatto a livello analitico tra gli attori del patto per lo sviluppo e, in modo particolare, tra i candidati alle prossime elezioni regionali. Qualora risultasse – sottolinea Bendini – che le risorse economiche impegnate per lo sviluppo non siano sufficienti a colmare le differenze con le altre regioni del cento nord, saremo chiamati a fare delle ulteriori scelte sul bilancio regionale, assumendosi ognuno le proprie responsabilità. Come Uil siamo pronti, non metteremo alcun steccato per il raggiungimento di questo obiettivo: sfidiamo le pubbliche amministrazioni a strutturarsi in modo tale da garantire i servizi alle imprese in tempi certi e definiti. Sono convinto che saranno d’accordo anche Cgil e Cisl, visto che in Umbria le questioni relative alla crisi le abbiamo gestite sempre unitariamente, nonostante le note divergenze sul nuovo modello contrattuale e qualche fuga in avanti fatta nel territorio che si poteva tranquillamente evitare”.
Un altro passaggio decisivo porterà, gioco forza, alla razionalizzazione della macchina pubblica, ottimizzandone l’uso delle risorse (per aziende sanitarie, enti e aziende pubbliche locali), attraverso un più accurato controllo di gestione che metta in relazione i costi e i ricavi di ogni attività in modo da poterli confrontare con quelli di altre aziende. C’è da rivedere il ruolo del credito che in questa crisi gioca un ruolo strategico. “Le banche - afferma il segretario generale Uil Umbria - recitano una parte cruciale ma, fino a questo momento, lo hanno fatto solo in senso negativo. Tra il terzo trimestre 2008 e il terzo trimestre 2009, in Umbria, il credito bancario alle imprese industriali è calato del 2,1%, mentre alle piccole imprese dell’1,8%”. Ma non sono solo questi i dati che destano preoccupazione. Perché la crisi ha colpito violentemente l'Umbria. Tra ottobre 2008 e settembre 2009 l’occupazione regionale (369.000 unità) è diminuita di 8.000 occupati, una flessione che in termini percentuali risulta di un punto più marcata di quella media del Paese (-2,1% a fronte di -1,1%). Il tasso di occupazione regionale è così sceso dal 65,7% al 63,6%, un valore che, tuttavia, continua ad essere intermedio tra la media del Centro (62,2%) e quella del Nord (66%).
Il calo dell’occupazione nei dodici mesi considerati è stato causato principalmente dall'industria in senso stretto (-6.000) e dal commercio (-5.000). In lieve flessione anche l'occupazione edile (-1.000). Risulta, invece, in crescita l’occupazione agricola (+2.000) e quella dei servizi (+1.000). Il tasso di disoccupazione è aumentato di 1,7 punti, attestandosi a quota 6,3%. Le richieste per la cassa integrazione sono cresciute molto nell’anno 2008, rispetto al 2007, ma sono esplose nel 2009. Nel periodo gennaio-novembre 2009 la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 463,2%, mentre la straordinaria è cresciuta del 340,9% rispetto ai rispettivi mesi del 2008.
La Uil Umbria, uscita dalla stagione congressuale, guarda con ottimismo al prossimo futuro. La base solida su cui contare c'è: “Abbiamo chiuso – dichiara Bendini - il tesseramento del 2009 con 32.585 iscritti in Umbria, aperto nuove sedi uniformando la nostra presenza in tutto il territorio della regione. Allo stesso tempo, abbiamo razionalizzato e rafforzato il patronato Ital e il Caf, in modo da garantire la continuità e la qualità dei servizi offerti nella regione”.
Recent comments
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago