Inquinamento alle stelle in tutta Italia con Napoli, Torino e Ancona che guidano la classifica dei superamenti dei limiti di legge per le concentrazioni di Pm10. Lombardia, Emilia Romagna seguite da Piemonte e Veneto le regioni in cui si registrano valori critici per tutte le città monitorate.
Ma anche in Umbria prendere “una boccata d’aria” desta non poche preoccupazioni.
Per il PM10 – le polveri sottili che sono molto dannose alla salute umana per la loro capacità di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio - Perugia ha registrato 63 sforamenti, contro i 35 ammessi, per i valori di PM10 del limite medio giornaliero di 50 µg/m3, mentre a Terni gli sforamenti sono 57. A Perugia non va meglio l’ozono, inquinante tipico della stagione estiva, per cui i superamenti del limite di 120 µg/m3 (calcolato come media su 8 ore - da non superare più di 25 volte in un anno), dove la centralina di Parco Cortonese a Perugia sono stati 59.
Fuori limite a Perugia anche il Biossido di Azoto (NO2) – le emissioni di ossidi di azoto sono derivante dai processi di combustione e, specialmente nei centri urbani, dal traffico automobilistico e dal riscaldamento domestico – dove la media dei valori medi annuali registrati da tutte le centraline (limite: 40 mg/mc) ha dato 49. Terni invece rispetta i limiti e rimanendo con un dato medio di 29,2 in linea con l’obiettivo di qualità di 40 mg/mc.
Questi in sintesi i dati di Mal’Aria dei due capoluoghi umbri, il dossier di Legambiente realizzato in collaborazione con il sito
www.lamiaaria.it, che raccoglie ed elabora i dati disponibili tramite i siti delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente regionali, ovvero i dati che il comune cittadino può raccogliere per tenersi informato sulla qualità dell’aria della città in cui vive.
“Il traguardo di un livello accettabile della qualità dell’aria per la città di Perugia è purtroppo ancora lontano – è il commento di Annarita Guarducci Presidente del circolo Legambiente di Perugia - e molte sono ancora le azioni da intraprendere da parte dell’amministrazione locale e dalla regione per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. Non dobbiamo dimenticare che il non rispetto delle norme sui livelli di inquinamento entro il 2011 esporrà il nostro Paese all’ennesima sanzione annunciata da parte dell’Unione europea”.
Un’emergenza, quella dell’inquinamento nelle nostre città che è sanitaria prima ancora che ambientale, come dimostrano i numerosi e autorevoli studi pubblicati sull’argomento anche di recente. Nel 2006 l’OMS ha dimostrato, con uno studio sulle principali città italiane, che riportando i valori medi annui di polveri sottili al di sotto della soglia stabilita dalla legge (40 microgrammi/metro cubo) si potrebbero evitare oltre 2000 morti all’anno.
“E’ noto a tutti che le cause di dati così poco soddisfacenti su Perugia – continua la Guarducci - sono il riscaldamento domestico e il traffico automobilistico. Visto che Perugia “vanta” 70 auto ogni 100 abitanti risulta chiaro che con ogni probabilità la causa principale della scarsa qualità dell’aria sia questa a cui si associano la scarsa fruizione dei mezzi pubblici, la mancanza di razionalizzazione del servizio e di offerte alternative capaci di intercettare anche piccole quote della domanda di mobilità e la mancanza di soluzioni flessibili”.
Secondo l’associazione ambientalista la ricetta immediata, veloce e economicamente non impegnativa c’è. Consisterebbe nell’assicurare al trasporto pubblico di superficie una maggiore fluidità estendendo il più possibile la rete di corsie preferenziali, rendendo anche più efficaci i collegamenti tra rete ferroviaria e il trasporto urbano, con due risultati immediati quasi a costo zero: la sottrazione di spazio alle automobili e una reale concorrenzialità del trasporto pubblico rispetto alle vetture private.
Anche l’adozione di un pedaggio urbano per le aree più congestionate potrebbe, se applicato su aree significative, ridimensionare gli ingorghi, regolare il traffico, migliorare l’efficienza del trasporto pubblico, riducendo le emissioni inquinanti. Si tratta di superare le obiezioni politiche (elettoralistiche in realtà) e di trovare un prezzo di mercato equo per un bene assai scarso, lo spazio urbano, che fino ad oggi è stato “offerto” gratuitamente agli automobilisti.
La cosa che colpisce maggiormente leggendo i dati resi disponibili dall’Arpa è la migliore qualità dell’aria di Terni rispetto a quella di Perugia, un dato sorprendete se si considera che Terni è la città con maggiore concentrazione di industrie dell’Umbria, con diversi poli siderurgici e chimici.
“Sappiamo che le azioni messe in atto in questi ultimi anni hanno migliorato la qualità dell’aria di Terni - commenta Andrea Liberati, presidente del circolo Legambiente di Terni – la stessa TSK ha fatto sostanziali investimenti per ridurre le emissioni dell’azienda. Sicuramente ci attiveremo immediatamente per verificare quella che a noi appare una incomprensibile situazione, chiamando ad un confronto pubblico i responsabili della qualità dell'aria delel due città capoluogo.
La salute dei cittadini è una nostra priorità, insieme alla necessità di massima chiarezza e trasparenza dei dati”.
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