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Il momento di mettere fine alla diaspora fra le diverse correnti della sinistra è arrivato. Da troppi anni, mentre il mercato vinceva nel mondo, imponendosi all’umanità e alla natura, la sinistra si rifugia nel porto sicuro delle accademie e si frantuma politicamente fra sostenitori della lotta contro le ingiustizie sociali e i sostenitori della lotta contro le ingiustizie nel riconoscimento. Scontro senza sosta fra sinistra sociale e sinistra culturale, risultato che la sinistra nel mondo, in Europa e in Italia non sa fare un’analisi convincente e adeguata di come l’avanzata del capitale abbia concorso alla sua divisione. L’empasse in cui si trova la sinistra, ormai da troppi anni, sta proprio in questa sua carenza e invece di unire le forze per capire, si lacera nelle divisioni fra le correnti comuniste e social democratiche orientate verso la ridistribuzione e le correnti multiculturaliste orientate verso la politica del riconoscimento. E’ ormai arrivato il tempo di legittimarci a vicenda e possiamo farlo se ci sforzassimo a ideare un programma per unire una politica. Invece di valutare ognuno il proprio ombelico basterebbe guardare, anche solo per una frazione di secondo, intorno a noi, forse si comprenderebbe che per garantire nuovamente in Italia e nei nostri territori la giustizia sociale abbiamo bisogno di collegare la ridistribuzione e il riconoscimento, perché nessuna delle due rivendicazioni da sola sarebbe sufficiente! Contemporaneamente abbiamo bisogno di capire quanto il liberismo e il suo falso pensiero unico abbia contaminato e in qualche modo narcotizzato la cultura dei diritti per tutti e del rispetto della natura, postulati fondanti di una forza che si dice di sinistra. Per queste ragioni vorrei rivolgermi ai compagni e alle compagne con i quali ho condiviso anni di battaglie ideali e che come me sono stanchi di queste continue separazioni che ripetono all’infinito riti e trame ormai logore, per lanciare un appello, affinché la frammentazione, sull’altare della quale ci stiamo auto immolando, non si trasformi nell’ideologia che ci ispira! Ma non vi accorgete che la pratica della delegittimazione delle nostre storie, di noi, sta inaridendo la sinistra, la sua idea di giustizia e in generale l’idea progressista di libertà, di dignità e di rispetto? Tutti noi veniamo dall’esperienza, dalle prospettive e dall’energia della prima “prova tecnica” di unità rappresentata dall’Arcobaleno che abbiamo voluto accantonare frettolosamente, ed ora eccoci qua, a cercare ognuno per conto proprio, uno strumento elettorale alternativo che risponda ai bisogni disattesi della nostra gente. La verità la conosciamo tutti, nonostante l’aumento del numero delle organizzazioni che si ripropongono l’unità della sinistra, il movimento resta insignificante, non uniforme e senza un obiettivo principale riconoscibile per tutti. Questa situazione deve essere risolta in fretta, l’occasione ce la offre la prossima consultazione elettorale. Incontriamoci per definire un’alleanza per un’azione elettorale comune. L’obiettivo di un partito politico di massa all’altezza della sfida all’attuale situazione economica e politica, capace di innescare i cambiamenti strutturali necessari a una trasformazione radicale, non può essere raggiunto dalle singole microscopiche parti, ma insieme, per questo serve un atto di grande responsabilità e generosità collettiva. L’unità e la solidarietà fra le componenti della sinistra è urgente, anzi è talmente evidente alla maggioranza del nostro popolo che solo chi ha fini reconditi poco nobili può continuare ad impedirla. Unità e solidarietà non devono però essere strumentalizzate ed usate per proporre e sostenere un programma minimo di sinistra. La crisi che subiamo è la crisi complessiva di un sistema sociale che per 30 anni ha avuto come unico obiettivo lo sviluppo illimitato per il massimo profitto contro l’umanità e la natura. Per avere sempre maggiori guadagni nelle mani di una cerchia ristretta si scardinano le regole a livello mondiale e le impalcature costituzionali degli Stati, ma quando non ci sono le regole chi paga sono i più deboli, ed è questo che sta accadendo in ogni luogo, anche in Italia e nelle nostre Regioni. Il cemento che potrà unirci è la richiesta di più regole contro la deregolamentazione. Alla privatizzazione proponiamo una nuova e più forte presenza pubblica nell’economia. Se il liberismo ha bisogno della flessibilità e del lavoro trasformato in merce noi proponiamo il lavoro stabile contro la precarietà e una legge per un salario minimo garantito che consenta alle persone di essere libere e di riconquistarsi il diritto di scegliere come vivere la propria vita. Dobbiamo tornare a parlare alla nostra gente e farci capire da loro che finalmente riconosceranno nella sinistra l’unico movimento veramente riformista, perché le riforme che propone offrono a tutti una vita più dignitosa. Possiamo ricominciare e possiamo farlo partendo dai nostri territori, mettendo insieme le nostre storie individuali e collettive, le nostre energie, le passioni e i sogni, chiamare donne e uomini, giovani e anziani a mettersi al servizio per dar vita con noi al rinascimento della sinistra. Katia Bellillo Già Ministro nei governi di centro-sinistra Condividi