Andrea Milluzzi (Liberazione 18 gennaio 2010)
Il governo italiano firma un contratto con un'azienda farmaceutica, un contratto che se stessimo parlando di puro e semplice mercato non potremmo definire che capestro. Questo contratto vale 180 milioni di euro, tutti soldi pubblici di una Sanità che piange miseria e che non fa passare mese senza deliziarci con notizie di qualche disastro fatto qua e là negli ospedali del BelPaese.
Non solo, questo contratto è stato firmato per acquistare 24 milioni di dosi di vaccini contro quell'influenza A, che per buona parte del 2009 sembrava dover essere la causa della fine del mondo che nemmeno i Maya con il 2012 erano arrivati a tanto, così inutili che il neo-ministro della Sanità Fazio qualche giorno fa è stato costretto ad ammettere di non sapere cosa farne. Stiamo parlando del contratto con la Novartis, stipulato nell'agosto 2009 dal ministro Sacconi (allora la Sanità era accorpata al Welfare) e subito secretato. Un contratto con mille clausole incredibili e tutte a vantaggio della Novartis, come riportato nel documento pubblicato da Altraeconomia e Lavoce.info e di cui Liberazione ha reso conto ieri. La domanda alla quale il ministro Sacconi ancora non ha risposto è: perché quel contratto è stato stipulato in gran segreto?
La firma risale al 21 agosto quando la tanto declamata pandemia non era ancora arrivata in Italia. E' un elemento fondamentale, perché il segreto di Sacconi si basa su un'ordinanza del 28 marzo 2003, stesa dal Presidente del Consiglio dei ministri (quindi Berlusconi) pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Tale ordinanza a sua volta è l'evoluzione, fra l'altro, della legge 225 del 24 febbraio 1992 e del decreto legge - poi convertito in legge - n.343 del 7 settembre 2001. Entrambe le disposizioni hanno la logica di potenziare le attività di prevenzione e intervento in casi di «stati di emergenza»: la prima segue la Guerra del Golfo e il conseguente "grave rischio per la pubblica e provata incolumità, derivante da possibili azioni di natura terroristica conseguente all'attuale situazione di diffusa crisi internazionale" (rischio che valeva sia nel 1992 per la situazione in Iraq, sia per il 2003 dopo l'11 settembre americano, ancora l'Iraq e l'Afghanistan); la seconda invece si basa sulla "necessità di attribuire ad un'unica struttura centrale il coordinamento di tutte le attività in materia di protezione civile, al fine di assicurare una composizione unitaria dei molteplici profili ed esigenze che rilevano in tale delicato settore", in particolare "l'urgenza di intervenire in considerazione dell'avvicinarsi della stagione invernale, periodo nel quale solitamente si verificano numerosi eventi calamitosi". Cosa c'entra l'influenza suina?
Nella formulazione finale, quella del 2003, l'oggetto dell'intervento legislativo è solo uno: la protezione civile. Come già prevedeva il dl del 2001, l'intento della Presidenza del Consiglio è quello di dare poteri straordinari al "capo del dipartimento della protezione civile della presidenza del Consiglio" che diventa "commissario delegato". Questa figura altri non è che Guido Bertolaso, capo della protezione civile. Cosa c'entra il ministro Sacconi?
Al commissario vengono assegnate, sempre in uno stato di emergenza, varie prerogative di intervento, fra cui "l'acquisizione a trattativa privata, anche mediante affidamenti diretti, della disponibilità delle necessarie forniture di prodotti sanitari da utilizzare nell'ambito della pianificazione di un quadro di iniziative di profilassi rispetto a situazioni di rischio biologico" che tradotto significa che in caso di attacco con antrace - per esempio - la protezione civile può comprare le protezioni per la popolazione. Il ministro Sacconi si è trincerato dietro questo comma per spendere i 180 milioni dello Stato, ma - ancora una volta - siamo sicuri che quella ordinanza gli dia legittimità? E Bertolaso, e il "nucleo operativo" che, sempre in base all'ordinanza, doveva essere "istituito entro cinque giorni dall'entrata in vigore dell'ordinanza" dietro, ovviamente un "compenso secondo il contratto collettivo di lavoro" dove stanno?
Insomma, sembra proprio che il Governo non avesse diritto per tenere segreti da agosto sino alla pubblicazione del contratto con la Novartis, i motivi di quel patto tanto scellerato quanto dispendioso. Ma il governo non risponde nemmeno adesso. Chissà se lo farà dopo le interrogazioni al ministro presentate dai deputati Pd Franco Ceccuzzi e Susanna Cenni anche sulla situazione dello stabilimento di Siena della multinazionale, che ha avviato la procedura di mobilità per 24 addetti commerciali. O forse servirà la richiesta dell'Idv alla Commissione d'inchiesta sull'efficacia ed efficienza del sistema sanitari di «fare luce su quanto accaduto». Servirà? O dovremo attendere l'ennesima pandemia inventata?
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