Dino Greco (Liberazione 17 gennaio 2010)
E ' accaduto, in questo bizzarro Paese, che il ministro del welfare, nonché della salute sino allo scorso dicembre, Maurizio Sacconi, abbia potuto disinvoltamente svolgere il ruolo di garante istituzionale della sanità pubblica mentre sua moglie, Enrica Giorgetti ricopriva la carica, che tuttora detiene, di direttrice generale di Farmitalia, l'associazione che tutela gli interessi delle case farmaceutiche.
Tutto ciò senza che si levassero, a suo tempo, significative obiezioni, tali, per esempio, da rendere evidente il plateale conflitto di interessi e, soprattutto, senza che si avvertisse la necessità di rimuoverlo, seduta stante. Si può osservare, con amaro umorismo, che nel Paese dove si incarna nel presidente del consiglio il più colossale conflitto di interessi che si sia mai visto, tutto ciò che si muove in quel solco ne risulta in qualche modo legittimato, lungo un crinale degenerativo ormai privo di argini.
L'inciampo, però, è questa volta clamoroso perché ad essere preso in ostaggio è lo Stato, piegato a sottoscrivere un accordo jugolatorio con la casa farmaceutica Novartis, economicamente gratificata oltre ogni buon senso ai danni dei contribuenti e sollevata da qualsiasi responsabilità nel caso il farmaco commissionato per immunizzare i cittadini dal virus H1N1 avesse comportato danni collaterali «a cose o a persone». Un protocollo segreto - e se ne capisce la ragione - reso pubblico grazie al sito mensile di AltrEconomia e di cui ora si conoscono gli incredibili dettagli, ad eccezione degli svariati omissis di cui il testo è costellato.
Pubblichiamo nel giornale di oggi il testo integrale delle puntuali contestazioni formulate il 10 settembre scorso dall'Ufficio di controllo della Corte dei Conti, del tutto ignorate dal governo in ragione dell'«eccezionalità e somma urgenza dell'intervento». Pescando fior da fiore, ci chiediamo cosa sarebbe accaduto se, di fronte a danni patiti dalle persone cui è stato somministrato il farmaco, lo Stato italiano fosse stato chiamato ad onorare l'intesa sottoscritta e a risponderne ad ogni effetto in luogo della Novartis. Sugli interessi che si sono saldati in questa poco pulita vicenda, già costata moltissimo, non è certo infondato nutrire gravi sospetti. In ogni caso, si impone un'inchiesta del Parlamento e, ci auguriamo, un'attenzione della magistratura inquirente. Se poi vivessimo in quel Paese normale che tanti (retoricamente) invocano, il ministro - quello che giocava in casa - dovrebbe dimettersi. Altrove basterebbe molto, molto meno.
P.S.: Notiamo che, con rarissime, lodevoli eccezioni, la grande stampa ha sino ad ora totalmente ignorato questa non proprio modesta notiziola, e che nessuno, letteralmente nessuno, ha acceso i riflettori sullo strano caso dei coniugi Sacconi.
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