Gemma Contin (Liberazione 16 gennaio 2010) Ventiquattro milioni di dosi di vaccino H1N1, una dose ogni due italiani e mezzo, ordinate dal Ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali del ministro Maurizio Sacconi, con un contratto privato urgente firmato il 21 agosto 2009 (con tutti al mare e neanche l'ombra della pandemia), alla società farmaceutica Novartis Vaccines and Diagnostic Srl (già Chiron Srl, quella stessa già interpellata nel 2003-2004-2005, ai tempi della Viaria, della Sars e di tutte le pandemie inventate negli ultimi anni, dai tempi di Francesco Storace). Contratto - firmato avendo come interfaccia "tecnica" la Farmindustria, organizzazione che veicola e interpreta le proposte e le esigenze delle società farmaceutiche, il cui direttore generale è la signora Enrica Giorgetti in Sacconi - ritenuto "fuori dai canoni" dalla Corte dei Conti, che il 10 settembre 2009 ha duramente bacchettato il Ministero per aver sottoscritto vincoli capestro del tutto vantaggiosi per la Novartis, del tutto svantaggiosi per la mano pubblica, cioè i contribuenti, e, più ancora, molto ma molto rischiosi per la salute pubblica. Le dosi di vaccino richieste dalla Direzione Generale Prevenzione Sanitaria, nella persona del direttore generale dottor Fabrizio Oleari, sono state richieste infatti a tamburo battente e a qualsiasi costo - vale a dire 7 euro a dose, per un totale di 168 milioni di euro più iva - anche se farà male, anche se sarà inutile, anche se non verrà testato; anche se per fortuna non si vaccinerà nessuno, o quasi, anche se milioni e milioni di fiale rimarranno invendute, e forse rifilate al terzo mondo. Il contratto, scovato e messo in rete da AltrEconomia , dice infatti che lo Stato, cioè il solito Pantalone, cioè tutti noi italiani gonzi, pagherà sull'unghia alla Novartis, fornitrice del famigerato vaccino contro la famigerata influenza A, o suina, o di porco, come sarebbe stato meglio chiamarla, circa 180 milioni di euro, iva inclusa, a fronte della fornitura di 24 milioni di dosi di vaccino per l'influenza A (H1N1) «nonostante le incertezze circa il positivo esito delle attività di sviluppo del prodotto» in virtù del fatto che «il Ministero intende avvalersi di Novartis come suo fornitore del prodotto in considerazione delle credenziali e della fiducia nelle capacità della medesima, tenuto conto dell'avvenuta registrazione del prototipo di vaccino». Il contratto con Novartis, secretato in più parti con una salva di omissis, precisa che l'accordo sarà valido «fermo restando che l'esito delle ricerche, la capacità di Novartis di sviluppare con successo il prodotto, i tempi di produzione, la qualità dell'inoculo virale, la capacità produttiva e il lancio del prodotto allo stato attuale sono ancora in corso di definizione». Dunque Novartis, investita di così urgente e imperativo ordinativo, e con tali clausole liberatorie nelle formalità dell'accordo e nell'espletamento delle diverse fasi per la produzione del farmaco, incasserà in ogni caso i 180 milioni di euro a fronte degli ipotetici 24 milioni di dosi di vaccino da produrre. Il tutto perché «con ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri numero 3798 del 31 luglio 2009 il direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero è autorizzato ad acquisire "in termini di somma urgenza" dosi di vaccino antinfluenzale A (H1N1)» e «l'estrema urgenza non consente di rispettare i tempi delle procedure di gara d'appalto aperte, ristrette e negoziate con pubblicazione di bando di gara, pertanto la mancata osservanza della procedura d'appalto pubblico nell'assegnazione del contratto è giustificata». Non è un caso che la Corte dei Conti, dopo la firma del contratto tra il Ministero di Sacconi e la Novartis, il 10 settembre abbia chiesto «chiarimenti in ordine ai seguenti punti: primo, il contratto... sembra vanificare a favore della Novartis tutti i successivi vincoli contrattuali; terzo, prevede la possibilità del mancato rispetto delle date di consegna senza l'applicazione di alcuna penalità; quarto, stabilisce che il Ministero accetti il prodotto anche in assenza dell'autorizzazione dell'ammissione in commercio in Italia, concordando in tal caso un generico "quality agreement"; quinto, le garanzie poste in essere dal Ministero in caso di mancata autorizzazione... non appaiono correlate all'esborso sopportato dal Ministero né bilanciate con quelle poste a carico dello stesso Ministero "in caso di impossibilità di ritiro del prodotto"; settimo, per danni causati a terzi la Novartis risponde solo di eventuali difetti di fabbricazione mentre in tutti gli altri casi di danni sarà il Ministero a risarcire la Novartis; otto, prevede il pagamento alla Novartis di 24 milioni di euro ai fini di partecipazione ai costi in caso di non immissione in commercio del prodotto; nove, in caso di risoluzione del contratto... il pagamento dovrà essere ugualmente effettuato». Condividi