di Pietro Anastasio - Dazebao ROMA - Se c’è una cosa su cui il Cavaliere e il Presidente della Camera trovano una coincidenza d’idee, nel mare magnum di attriti, è la netta condanna per la politica “dei due forni” dell’Udc di Pierferdinando Casini. L’ex alleato centrista, che sceglie gli apparentamenti per le prossime regionali in base al maggior offerente, rappresenta in queste ore il vero collante del rinnovato patto di fedeltà tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Per il resto, dopo l’incontro tenuto ieri tra i due co-fondatori del Pdl è tutto come prima. Il premier che si dice “annoiato” per le estenuanti mediazioni con Gianfranco e quest’ultimo che, al contrario, definisce le diversità “il sale della democrazia”. Piacciano o no al Cavaliere, è proprio dalle mediazioni e dal dialogo senza sosta tra i vertici dei partiti, che nascono in queste ore le inedite alleanze di centrosinistra con l’Unione di Centro di Casini. E’ notizia recente quella dell’annullamento delle primarie democratiche in Calabria dopo che i centristi avrebbero accettato – e ci mancherebbe altro – la candidatura alla presidenza della Regione. Il centrosinistra consegna la Calabria all’Udc “Abbiamo sospeso le primarie, d'intesa con tutti i candidati, alla luce delle ultime novità con l'Udc che ha manifestato l'intenzione di avere un rapporto con noi”. A dichiararlo è il segretario del Pd calabrese Carlo Guccione, il quale aggiunge: “Avevo avuto da parte dell'assemblea regionale il mandato di espletare un tentativo di verificare la disponibilità dell'Udc e, se mai, di sospendere le primarie. Ho portato a compimento quel mandato e, con l'apertura dei centristi delle ultime ore, sospeso le primarie”. La “pedina” calabrese sembra, dunque, incasellata definitivamente con la candidatura unitaria per conto del centrosinistra di un esponente dell'Udc. Con molta probabilità il parlamentare centrista Roberto Occhiuto. A questo punto, con l’accordo siglato stamane durante il faccia a faccia tra Pier Ferdinando Casini e Pier Luigi Bersani, dovranno inevitabilmente farsi da parte Agazio Loiero (governatore uscente), Giuseppe Bova e Bruno Censore, i tre concorrenti delle ormai defunte elezioni primarie. Il Caso Puglia. Boccia è il candidato Pd… ma alle primarie Con un problema in meno, per il Partito democratico resta ancora da risolvere il rebus Puglia. Il Pd pugliese, fa sapere il segretario Bersani, valuterà sabato la possibilità di presentare un proprio candidato, Francesco Boccia, alle primarie in vista delle regionali del prossimo marzo. “In Puglia - spiega il leader del Pd ai cronisti - si sta vedendo se all'assemblea di domani ci saranno le condizioni per avanzare una candidatura del Pd che possa sottoporsi alle primarie, non per un confronto tra persone ma tra piattaforme e perimetri di coalizione che possano garantirci il successo alle elezioni”. Primarie che, qualora venissero celebrate, potrebbero far saltare l’ipotesi di alleanza con Casini che tuttavia si era reso disponibile a sostenere una coalizione guidata dallo stesso Boccia. In ogni caso, Puglia e poche altre regioni a parte, Bersani ci tiene a far sapere che nella scelta dei candidati “siamo più avanti del centrodestra, in 8-9 regioni siamo in dirittura d'arrivo”. Il Pd, ha poi aggiunto, “completerà entro la settimana prossima la mappa” complessiva delle candidature, “ con un certo anticipo rispetto a 5 anni fa quando alcune situazioni si chiusero una settimana prima” del voto. Berlusconi e le candidature Pdl: “che noia il teatrino della politica”. I ‘due forni’ di Casini ‘Da imprenditore sono abituato a decidere da solo’. L’insofferenza di Re Silvio, intento a riempire da Palazzo Grazioli le ultime caselle rimaste vuote nelle due regioni chiave Campania e Puglia, si rivolge a Gianfranco Fini, ma non solo. Il premier è contrariato dalle ‘alleanze variabili’ dell’Udc di Casini. Centristi che, tuttavia, faranno la differenza in alcune competizioni fondamentali come quella del Lazio con Renata Polverini. Così il Cavaliere si sente assediato e, il giorno dopo il faccia a faccia con Gianfranco Fini a Montecitorio, avrebbe ribadito la sua allergia per ‘i vecchi riti del teatrino della politica’, sottolineando che deve armarsi sempre di una santa pazienza per sopportare le lamentazioni di tutti e trovare soluzioni condivise. Povera anima… Dal canto suo, Pier Ferdinando Casini si difende dalle accuse: “Noi non siamo arruolabili né comprabili, né dagli uni né dagli altri”. Il leader dell'Udc commenta così le frecciate e lancia un ultimatum: “Se ci accettano così, bene. Altrimenti continuiamo ad andare da soli. Siamo e vogliamo vivere di luce nostra, non ci interessa andare né alla corte della sinistra né a quella della destra”. E poi: “Tutti dicono no alla politica del doppio forno però siccome i nostri voti contano, tutti poi mi chiamano per capire in quale dei due forni mettiamo il nostro pane..”. Povero fornaio… Condividi