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di Anna Maria Bruni Affrontare i Pink Floyd rileggendoli in una chiave che non sia quella originale, è come mettere in scena Shakespeare in chiave contemporanea. Un’impresa eccezionale, che richiede doti non comuni, perché si tratta di opere geniali e in quanto tali uniche, complete. Rita Marcotulli, con l’ausilio di un’ensemble di musicisti straordinari, a cominciare dalla graffiante voce di Raiz, ex degli Almamegretta, ha dimostrato di avere queste doti. Ma non ci aspettavamo niente di meno ieri sera al Teatro Verdi di Terni, dove la musicista ha aperto la rassegna di Visioninmusica con il progetto “Us and Them”, tributo al grande gruppo britannico attraverso la rielaborazione in chiave jazz di alcuni brani che hanno fatto la storia. E la conferma che le aspettative erano molte si deve al pubblico, che è accorso numeroso riempiendo di fatto il teatro e seguendo con grande partecipazione tutto il concerto, a cominciare dall’apertura che, con “Astronomy Domine”, pezzo del ’67, simbolo dell’apertura psichedelica, ha immediatamente chiarito quale sottilissimo punto di equilibrio questo gruppo è riuscito a raggiungere tra il rispetto dell’originale e la libertà dell’arrangiamento. Ma la dote non comune di un musicista, paradossalmente, è la capacità d’ascolto e l’estrema sensibilità. E Rita Marcotulli ha dimostrato di averle entrambe, trascinando da subito musica e spettatori con un assolo al piano, passando poi il testimone ai geniali electronic sounds di Michele Rabbia, seguiti passo dopo passo dal basso di Pippo Matino (che ha egregiamente sostituito Matthew Garrison, impossibilitato a raggiungere il gruppo perché in tournée con Whytney Huston) e dal contrabbasso parlante di Giovanni Tommaso (ex Perigeo), per poi esplodere in un ruggente “Money” di Raiz, assolutamente riconoscibile assolutamente diverso. E poi ancora riallacciare armonicamente il gruppo con la semplicità di “St. Tropez”, e di nuovo frantumare la musica in una pioggia di suoni per ritrovare l’anima di “Eugene”, avvertita dai suoni spezzati e ritmati del mirabile assolo di Tommaso, per poi di nuovo raggiungere la vetta più alta con la voce di Raiz che urla “Carefull with that axe, Eugene”, attento con quell’ascia, Eugenio, ancora vetta psichedelica mirabilmente restituita dall’insieme di suoni che ha reso riconoscibile l’eccellenza di ognuno. E di nuovo la voce di Raiz si fa suadente, morbida, per entrare nelle corde della chitarra acustica di Fausto Mesolella (Avion Travel), che da solo ci ha ridato tutta la suggestione e l’emozione di “Wish you where here”, accordando tutti i suoni di “Shine on you crazy diamond” in un solo strumento. Questo stesso fluire dei tanti pezzi uno dentro l’altro, l’accordo fra quelli più ‘d’effetto’ e i più semplici, è stata parte integrante della capacità di adesione alla musica dei Pink Floyd. E mentre ancora il piano di Rita Marcotulli, avvolto nei suoni del sax di Daniele Tittarelli, si allarga per far spazio alle lente sonorità di “Us and Them”, diventa chiaro che tanto più si è allontanata dall’originale, tanto più ci ha restituito i Pink Floyd. Ed il segreto, che alla fine scopriamo di avere capito fin dall’inizio è che Rita, gli ha rubato l’anima. Info per le prossime date della rassegna: www.visioninmusica.com Condividi