di Fulvio Lo Cicero (
www.dazebao.org)
Con Silvio Berlusconi tutti possono diventare veggenti. Ad ogni sua affermazione, risulta abbastanza facile prevedere che si tratta di una panzana, di una burla, insomma, di una sciocchezza detta tanto per dire. E così è stato anche per l’ultima barzelletta in materia di riforma tributaria, il "bluff fiscale”. Soltanto due giorni fa aveva annunciato, per giunta ad un quotidiano “nemico” come “La Repubblica”, che il Governo era alacremente al lavoro per approntare la più grande “riforma tributaria” mai attuata nel Paese: due sole aliquote, il 23% e il 33%. Aveva anche detto successivamente che il 2010 sarebbe stato l’anno della svolta: insieme, riforma costituzionale, riforma della giustizia e i primi passi o qualcosa del genere in materia di tributi.
Naturalmente, si trattava dell’ennesima bubbola. Ed infatti, oggi, con il volto rattristato, annuncia: «Con la crisi attuale, una riduzione delle tasse è fuori discussione» ha dichiarato ed ha aggiunto: «Non intendiamo assolutamente introdurci in questa campagna elettorale per le elezioni regionali e amministrative con delle promesse di riduzioni delle imposte».
La politica degli annunci
Il Governo e questa maggioranza ci ha oramai abituati alla “politica degli annunci”. Annunci di “grandi riforme”, epocali svolte nella politica economica, nella semplificazione normativa, nella trasparenza degli atti, nel pubblico impiego, nel federalismo fiscale. In realtà, fino ad ora, oltre agli annunci, non si è visto nulla di nulla. Il Governo si è mostrato e si mostra alacre nello scardinare il sistema giurisdizionale e nel bloccare i processi. Sul fronte economico, invece, regna un totale immobilismo, incarnato dalla “filosofia” tremontista dell’attesa. Appena si sono seduti sulle comode seggiole di Palazzo Chigi (maggio 2008), hanno provveduto ad abrogare tutte le norme in materia fiscale e tributaria emanate dal precedente Governo, finalizzate a far emergere il lavoro nero e l’evasione fiscale. Il precedente responsabile della politica fiscale, Vincenzo Visco, aveva visto giusto nel delineare un sistema di lotta all’evasione basato sulla tracciabilità dei pagamenti ed infatti, nel luglio scorso, sarebbe dovuto entrare in vigore la norma che imponeva pagamenti con carta di credito e assegni per tutti i servizi professionali di importo superiore ai 300 euro. La norma è stata ovviamente cancellata dall’unica riforma tributaria che questa maggioranza ha la volontà di fare: premiare i furbi.
Ciò che si potrebbe fare non si fa
E intanto, ciò che si potrebbe fare e che gioverebbe alla stragrande maggioranza dei nostri concittadini non viene nemmeno ipotizzato. L’innalzamento delle aliquote sulle rendite finanziarie (scandalosamente ferme al 12,50%) – proposta fatta dall’economista bocconiano Tito Boeri – produrrebbe un gettito di 25 miliardi di euro (cioè cinque volte il gettito del vergognoso scudo fiscale), con i quali si potrebbe diminuire la pressione fiscale sui redditi di lavoro e di impresa, finanziare la cassa integrazione (magari con l’estensione delle indennità di disoccupazione a tutti i lavoratori, come accade nella stragrande maggioranza dei sistemi di Welfare) viene giudicata con sufficienza dall’attuale maggioranza, che non ha il coraggio di spiegare perché non adotta una decisione che troverebbe concorde sindacati e forze politiche (non la Confindustria, certo e nemmeno i grandi evasori fiscali). Al posto di un provvedimento di equità fiscale, si preferisce annunciare improbabili riforme, strombazzate come sempre dai media berlusconiani, nella consapevolezza che intanto il messaggio arriva alle orecchie disinformate e poco attente degli elettori.
Le proposte di riforma della Cgil
La Cgil è in procinto di lanciare una grande campagna di sensibilizzazione dal significativo titolo “Per un fisco giusto”, che partirà il 15 gennaio. Da qui alla prossima primavera, ogni settimana il più grande sindacato italiano proporrà un messaggio per spiegare agli italiani quanto sia iniquo il carico tributario sulle spalle di lavoratori e pensionati (cioè, la stragrande maggioranza dei cittadini italiani). Il sindacato propone sgravi complessivi sulla busta paga per 20 miliardi nei prossimi tre anni, un bonus di 500 euro per lavoratori e pensionati entro la prossima primavera e la diminuzione della prima aliquota Ire (l’imposta sui redditi) dal 23 al 20%. Secondo la Cgil, le risorse possono trovarsi agendo su tre direttrici: lotta all’evasione (fino ad ora mai messa in cantiere dal Governo ma soltanto annunciata e nemmeno con molta convinzione), un’imposta sulle grandi ricchezze e l’innalzamento della imposizione sulle rendite finanziarie al 20%.
Secondo la Cgil si potrebbe prevedere un patto fiscale con i contribuenti onesti ed invertire così la scellerata rotta di premiare, alla fine, sempre e soltanto coloro che portano all’estero i propri capitali obbligando i contribuenti onesti a pagare circa tremila euro in più di imposte per coprire il buco nel gettito causato dalle dichiarazioni infedeli.
Inoltre, sul modello seguito in Francia, si potrebbe introdurre una imposta patrimoniale sulle grandi ricchezze, con una soglia di 800 mila euro di patrimonio netto disponibile, che potrebbe fornire circa 6 miliardi di euro.
Proposte sensate di equità fiscale che possiamo immaginare come saranno accolte da un Governo che tutela soltanto gli interessi dei ricchi, anche se le sue televisioni del magnate di Arcore affermano il contrario.
Recent comments
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago