Le prime immagini che sono giunte dall'isola haitiana fanno restare con il fiato sospeso, per la furia della natura che si è abbattuta in questo fazzoletto di terra, ritenuto il più povero del continenti americano. Dopo la violenta scossa magnitudo 7,3 della scala Richter registrata ieri alle 16,53 locali, (circa le 23 ora italiana), questo paese ha cambiato completamente fisionomia, diventando improvvisamente un paesaggio spettrale, raso al suolo. In serata sono seguite altre tre scosse e poi sono sopraggiunte onde gigantesche che si sono abbattute sulle spiagge dove i corpi senza vita sono stati trasportati verso il mare dalla violenta risacca che ne è seguita. Un vero inferno - hanno riferito testimoni oculari, anzi i sopravvissuti di questa tremenda esperienza, che ancora sotto shock stentano a credere a quello che hanno visto e vissuto. Tanti di loro sono rimasti miracolosamente illesi, ma purtroppo secondo le fonti locali sarebbero migliaia le persone rimaste uccise. A quasi 24 ore dalla prima scossa sono, infatti, tantissimi i cadaveri abbandonati per le strade, i feriti e i dispersi, forse seppelliti dalle macerie, soprattutto nella capitale di Port-au-Prince, dove quasi tutti gli edifici si sono sbriciolati come cartapesta. Case, palazzi, ospedali, scuole, la sede del governo, i ministeri, alberghi e perfino il carcere di Haiti sono crollati mettendo in fuga i detenuti. Lo stesso presidente Rene' Preval, mentre si rivolgeva alla comunità internazionale per chiedere l'aiuto, ha parlato di una situazione inimmaginabile. Insomma una vera catastrofe per questo piccolo paese di appena 9 milioni di abitanti, il 70 per cento dei quali sopravvive a stento sotto la soglia della povertà. Il premier haitiano Jean Max Bellerive è ancora più pessimista e già ipotizza che il terremoto possa aver causato oltre 100 mila morti. Secondo John Holmes, sottosegretario Onu agli affari umanitari oggi a New York. oltre un terzo della popolazione, quindi si parla di almeno 3 milioni e mezzo di di persone coivolte in un modo o in un altro dal sisma. A questa situazione si aggiunge la difficoltà a mettersi in contatto con le zone colpite, di dar corso alle ricerche. Le comunicazioni telefoniche sono fuori uso, i punti radio per i cellulari sono stati interrotti ed è diventato difficile anche parlare attraverso il satellite. Un paese martoriato e isolato dal resto del mondo che tutt'ora vive ore disperate nel caos totale, senza riuscire a far fronte a questa impressionante calamità naturale. Testimoni hanno parlato di aver assistito a scene strazianti dopo la prima scossa. La gente correva stravolta per le strade alla ricerca dei familiari, mentre l'unico eco che rimbombava tra le macerie era quello dei canti di preghiera che uomini e donne recitavano alzando il volto verso il cielo. Intanto diversi paesi, tra cui l'Italia, hanno già predisposto l'invio di uomini e mezzi. L'appello di Martina Colombari collaboratrice con la Fondazione Rava "Voglio lanciare un appello a tutti gli italiani perchè non si dimentichino di Haiti anche in questo momento. C'è un Paese che sta morendo e si può fare qualcosa donando dei soldi che servono per inviare medici e medicine. Ma bisogna donare a strutture affidabili. E io mi sento di assicurare che i soldi donati alla Fondazione Rava vanno esattamente dove devono andare". Con queste parole la Colombari, da poco tornata dal suo quarto viaggio da volontaria nell'isola ha lanciato il suo appello . "Sono preoccupatissima - ha aggiunto l'attrice - perchè il Paese era già in ginocchio prima di questa tragedia ed ora si vede davvero la fine. Il modo più immediato per dare un aiuto è fare una dopnazione con la carta di credito attraverso il sito www.nphitalia.org con la causale 'terromoto di Haitì, oppure fare un versamento sul conto corrente della Fondazione (iban IT39G0306234210000000760000)". Condividi