di Fabrizio Prosperi (da www.dazebao.org) ROMA – La Banca d’Italia ha reso noti ieri gli ultimi risultati dell’asta competitiva relativa ai Bot trimestrali e annuali. Il rendimento lordo dei Buoni del Tesoro con scadenza a tre mesi è sceso allo 0,37%, stabilendo tra l’altro un nuovo minimo storico rispetto al 10 settembre scorso (0,385%), e con scadenza annuale allo 0,795%. Si scopre così che, a fronte del prezzo di acquisto e al netto di commissioni bancarie e inflazione, sui trimestrali c’è una perdita dell’1% e sugli annuali dello 0,6%. Questa particolare situazione dei titoli emessi dallo Stato è si figlia della più ampia congiuntura economica che imperversa ancora nel nostro paese, ma è anche causa diretta di una legge fondamentale del mercato; la domanda e l’offerta. Nonostante il già ridotto margine di profitto dell’anno scorso milioni di risparmiatori, ma anche banche, scelgono il “parcheggio” dei Bot non per ricavarne profitto, ma più che altro per mettere al riparo, in un porto sicuro, i danari dalle fluttuazioni del mercato. L’enorme richiesta di Buoni del Tesoro (9,1 miliardi di euro) a fronte di un’esigua offerta (3,5 miliardi di euro) sui trimestrali, e in misura minore sugli annuali, ne determina matematicamente un calo sul piano del rendimento. Fortunatamente nella normativa sulle commissioni bancarie massime applicabili al cliente, emessa dal Tesoro lo scorso ottobre, c’è una protezione attiva per i risparmiatori. Nel decreto si evince infatti che in caso di rendita negativa le commissioni vengano ridotte determinando al massimo un rendimento pari a zero, ma mai sotto zero. Il fine, si legge, e quello di «tutelare i risparmiatori nell’attuale contesto di mercato, caratterizzato da tassi di interesse particolarmente contenuti soprattutto per i titoli a breve scadenza. Nel caso in cui il prezzo totale di vendita, comprensivo dell’importo della ritenuta fiscale (pari al 12,5%) e della commissione risulti superiore a 100, l’importo massimo di tale commissione è ridotto in modo da garantire alla clientela un onere comunque non superiore a 100 euro, per ogni 100 euro di capitale sottoscritto». In questo scenario prettamente economico c’è però anche una considerazione squisitamente politica, un monito del presidente della Bce Jean-Claude Trichet datata giugno 2008: “i paesi troppo indebitati che eccederanno nell’offerta di titoli di Stato saranno puniti”. Il riferimento forse non troppo velato era anche all’Italia, terzo paese del mondo per indebitamento pubblico, in cui si finanziano i debiti con Bot che rischiano di diventare carta straccia in mano ai risparmiatori, e si usano i soldi del Tfr dei lavoratori che non hanno scelto i fondi pensione e gli introiti dello scudo fiscale per finanziare le spese correnti. Tutto “made in” Tremonti. Condividi