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In un lungo intervento, l’ex – senatore Paolo Brutti (molti gli “ex” nel suo curriculum), oggi dell’Italia del Valori, sul Corriere dell’Umbria nella sostanza sostiene le seguenti tesi: 1) se il PdL candida l’imprenditrice Luisa Todini, mette in campo una candidatura per vincere; 2 )l’Italia dei Valori è parte organica della coalizione con il PD in Italia e in Umbria; 3) è inutile convocare la coalizione finché il PD non ha scelto il proprio candidato alla presidenza della Regione e non ha definito il programma dell’Umbria. Da un lato sorprende la debolezza delle argomentazioni, dall’altro la totale e contraddittoria subordinazione di Brutti alle esigenze e alle politiche del PD. Rispetto alla vicenda delle candidature possibili del PdL, appare evidente come la destra in Umbria abbia perso l’ennesima occasione per dimostrare una chiara e determinata volontà di lottare per vincere la contesa elettorale di marzo, nel momento in cui ha atteso mesi per definire una propria candidatura, anticipare il PD, avviare una vera campagna elettorale e lanciare così la sfida per la vittoria finale. Le lacerazioni interne, le divisioni politiche e personali dentro il PdL, glielo impediscono. Se predestinati alla sconfitta aspettano che il centro – sinistra decida. Tra le ipotesi riportate dai giornali, il PdL ha fatto girare il nome dell’imprenditrice tuderte, un altro rappresentante delle “tre C” (cavatori, cementieri e costruttori) che in questi anni, con un accordo trasversale tra PD e PdL, hanno determinato la natura del modello di sviluppo dell’Umbria, con una sovrabbondanza di cementificazione del territorio e delle città, segnandone il basso tasso di innovazione tecnologica e di investimenti in ricerca, uno sviluppo povero con un lavoro povero e poco qualificato, una accentuazione della polverizzazione dell’impresa edile, quote massicce di sottosalari e lavoro nero, l’approdo in Umbria di imprese poco sane a tutto svantaggio delle nostre imprese regionali sfiancate dalle gare al massimo ribasso. Una candidatura come quella profetizzata da Brutti vorrebbe dire semplicemente accentuare la tendenza che vede il PIL umbro legato al ciclo del mattone con una percentuale superiore al 5% rispetto a tutte le altre regioni dell’Italia mediana. Esattamente l’opposto di quello che serve alla nostra regione. Brutti ribadisce che l’IdV è nel centro – sinistra umbro. Bene, ma lo comunichi anche al suo commissario, l’On. Luca Orlando, che proprio alcuni giorni fa ha annunciato l’addio del partito di Di Pietro perché a lui (e a Dottorini) la nuova legge elettorale non piace. E quando l’IdV si sarà chiarito le idee ce lo faccia sapere! Non vorremmo che andasse a finire come alle elezioni comunali di Gualdo Tadino dove l’IdV è parte organica della maggioranza di centro – destra! Quello che sorprende ulteriormente è la subordinazione di Brutti al PD: “Il PD decida rapidamente il suo candidato alla presidenza della Regione dell’Umbria, e che questo presenti le sue idee programmatiche, in modo da metterci in grado di valutarne la consistenza e la novità”. Fa tutto il PD per Brutti? Su la schiena ex – compagno Paolo. Intanto il candidato si sarebbe potuto scegliere con delle “primarie di coalizione” dove tutte le aree politiche del centro – sinistra avrebbero affidato democraticamente ai popoli del centro – sinistra la scelta delle priorità programmatiche e di chi avrebbe dovuto rappresentarli. A questa richiesta è stato risposto picche, con il silenzio sia del PD che dell’IdV. Rifondazione e la Federazione della Sinistra sono settimane che richiedono l’avvio di un confronto programmatico della coalizione, ma il Pd, impegnato nella sua personalistica partita a Risiko, fa finta di non sentire ed ora Anche Brutti accorre in soccorso contestando “la sovversiva proposta” di parlare di programmi. Ci permettiamo invece di riproporla: una coalizione per fare le cose? Che idea abbiamo dell’Umbria? Quali progetti mettiamo in cantiere per contrastare la crisi e traghettare la nostra regione oltre, più forte e più equa socialmente? Si può discutere di tutto ciò o questo tipo di politica da fastidio al PD e all’IdV (sempre se è ancora parte della coalizione)? Come Federazione della Sinistra proponiamo alcune questioni e sfidiamo tutti, a cominciare dal PD, in un confronto di merito sulle seguenti questioni: definizione di un Piano regionale del lavoro come priorità; costruzione di politiche attive del lavoro in aperta lotta alla precarietà ed alla applicazione della Legge 30; sostegno ai redditi più bassi e introduzione di un Reddito sociale per inoccupati, disoccupati e precari; riconversione ecologica dell’economia con una “Green Economy” umbra; sostegno alla impresa di qualità che fa dell’innovazione e della ricerca gli assi della propria presenza sul mercato; potenziamento del regionalismo umbro dentro nuove relazioni con l’Italia mediana. Si può fare o è lesa maestà? Inoltre Brutti dice: “oggi è soltanto il tempo della coerenza tra il dire e il fare e di questa coerenza ci consideriamo arbitri e custodi”. Bene, considerando quanto l’IdV ha detto e scritto sulla nuova legge elettorale, non abbiamo dubbio che,coerentemente, non avanzerà nessuna richiesta per la quota maggioritaria del centro – sinistra (sempre se rientra nella coalizione). Per Rifondazione infine non tutti i candidati del PD sono uguali, anzi: su alcuni sarà impossibile definire un accordo, per la loro storia politica, per il loro viscerale anticomunismo e avversione alle istanze della sinistra, per la loro subordinazione ai poteri forti e all’UDC. Stefano Vinti Consigliere regionale - Segretario regionale Rifondazione Comunista dell’Umbria Condividi