TERNI - Nel quadro del recente convegno “Umbria Heart of science: alle frontiere della medicina, il futuro è già qui”, svoltosi al Centro Multimediale di Terni, tra le importanti questioni trattate uno spazio di rilievo è stato riservato all’argomento “Il farmaco generico: limite ed opportunità” con relazione introduttiva del Direttore del Dipartimento per l’Assistenza farmaceutica della Asl 4 dottor Fausto Bartolini.
Sono stati affrontati, in maniera approfondita ed esaustiva, i vari aspetti strategici di tale tematica, da quello scientifico ed innovativo della ricerca clinica e farmacologica, a quello del mercato e della connessa spesa farmaceutica, a quello sociale inerente il rapporto con i pazienti.
Importanti convergenze, da parte degli studiosi, ricercatori e professionisti presenti al convegno, si sono registrate su diverse questioni approfondite nella relazione introduttiva.
I n p a r t i c o l a r e
1. gli studi scientifici di ricerca sulla bioequivalenza hanno fornito un’ampia garanzia sulla validità clinica/farmacologica dei cosiddetti farmaci generici, definiti ora dalla normativa “equivalenti”, con la sottolineatura che per alcuni prodotti, con indice terapeutico basso (ovvero a piccole variazioni di concentrazione del dosaggio) corrispondono significative variazioni di effetto terapeutico). Occorre prudenza e quindi spetta al medico deciderne la sostituibilità.
2. l’uso del farmaco generico fornisce al cittadino/paziente una doppia rilevante opportunità:
- un’opportunità economica di risparmio, rispetto al farmaco originario in possesso di marchio, di almeno (come da normativa) il 20% sul prezzo, con conseguente abbattimento dei costi a carico della spesa farmaceutica del Servizio Sanitario Nazionale. Anche per i farmaci cosiddetti da “banco”, cioè non a carico del Servizio Sanitario Nazionale, l’opzione di utilizzo di prodotti generici costituisce un vantaggio economico per i cittadini.
- una seconda opportunità conseguente all’uso dei farmaci generici, deriva dal recupero di risorse che potrebbero finanziare l’utilizzo dei farmaci innovativi (per gravi patologie oncologiche, malattie immunitarie, sclerosi multipla etc.).
Va considerato infatti che la popolazione è sempre più rappresentata da persone anziane e che si fa maggior ricorso alle terapie farmacologiche.
I nuovi farmaci hanno aperto nuovi scenari in termini di risultati nei confronti di gravi e debilitanti malattie (oncologici, sclerosi multipla, artrite reumatoide, morbo di Alzehimer, diabete, etc.) ma sono altamente costosi e più che guarire essi tendono a cronicizzare le malattie, aumentando notevolmente le aspettative e la qualità della vita.
Questo comporta un incremento d’uso dei farmaci e quindi della spesa.
Basti pensare che questi nuovi farmaci rappresentano oggi già il 50% della spesa farmaceutica ospedaliera.
La necessità di una maggiore diffusione e di un maggior utilizzo di farmaci equivalenti richiede un salto di qualità culturale e un’assunzione di responsabilità da parte della politica e delle istituzioni.
Nella sua relazione il dottor Fausto Bartolini ha messo in evidenza alcuni aspetti poco noti anche agli addetti ai lavori, come per esempio il fatto che nel corso del 1991 il Governo Italiano istituì il CCP (Certificato Complementare di protezione) cioè l’estensione della copertura brevettuale (20 anni per i prodotti medicinali) fino ad un massimo di 18 anni oltre la scadenza naturale del brevetto (38 anni) mentre la Comunità Economica Europea nel corso del 1992 si accingeva a emanare il regolamento CEE n. 1768 con il quale si istituiva l’SPC (certificato Protettivo Supplementare) che consentiva una estensione della copertura brevettuale non superiore ai 5 anni.
Tutto questo ha comportato che l’80% dei principi attivi presenti sul territorio italiano hanno ottenuto il CCP prima dell’entrata in vigore del SPC rendendo impossibile l’accesso a prodotti commercializzati come generici in altri Paesi Europei.
È stato infine rilevato che la spesa per i farmaci generici in Italia risulta la più bassa in Europa, essendo pari a circa il 30% della spesa complessiva e che l’Umbria risulta in linea con le altre regioni.
Tra i dati che ha presentato il dottor Bartolini sono di particolare interesse quelli relativi alla spesa farmaceutica distribuita all’interno della nostra regione dai quali si evidenzia che la spesa farmaceutica territoriale convenzionata per popolazione pesata (per età etc.) per singolo cittadino presenta ancora una notevole differenza tra l’utente di Foligno che spende 169,08 euro all’anno e quello di Terni che spende 200,70 euro nonostante i miglioramenti ottenuti negli ultimi anni.
La relativa quota di spesa per farmaci generici, inoltre, a Città di Castello risulta pari al 31% mentre a Terni non raggiunge il 27%.
A Terni ci sono dunque ampi margini di recupero di risorse. Si può incidere infatti sia sul versante della spesa farmaceutica assoluta che sulla bassa quota di utilizzo di farmaci generici, risorse indispensabili per finanziare i nuovi farmaci biologici. Si rischia altrimenti di sprecare risorse inutilmente e di non poter garantire la terapia a chi ne ha fortemente bisogno.
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