Le piogge intense di questi giorni stanno creando seri problemi anche in Umbria e costringono la Protezione Civile e i Vigili del Fuoco al monitorare costante delle situazioni più a rischio, cercando di contenere i danni ed evitare eventuali eventi tragici. Danni e disagi diffusi in tutto il territorio regionale con smottamenti, allagamenti, dissesti e problemi vari alle scarpate stradali, danni alle colture a causa dell’esondazione del Tevere e delle piene di tutti gli altri fiumi umbri.
Nonostante che ancora ci sia la massima allerta per le pioggia che continua a cadere, con il Tevere sorvegliato speciale, già si comincia già da più parti a monetizzare il danno, con richieste di interventi infrastrutturali assolutamente controproducenti, come la deperimetrazione di qualche porzione di area a rischio idraulico.
Secondo Ecosistema rischio 2009 di Legambiente e Protezione Civile – da poco presentato dall’associazione – l’80% dei comuni umbri hanno abitazioni in aree a rischio, in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana e nel 72% dei casi sono presenti in tali zone insediamenti industriali.
E’ per questo che Legambiente lancia un appello alle amministrazioni comunali e provinciali per stringere insieme un’alleanza, che coinvolga tutti gli attori, lo Stato, le Regioni, le Autorità di bacino, ma anche le associazioni per programmare per tempo gli interventi di prevenzione e difesa da frane e esondazioni e per attuare una seria e concreta politica di difesa del suolo e mitigazione del rischio idrogeologico.
La gestione del territorio, la pianificazione e l’attività di prevenzione sono obiettivi raggiungibili e quanto mai necessari nell’interesse di tutti, a partire dai Comuni a cui Legambiente chiede di stipulare un vero e proprio “patto per il territorio”. Un impegno comune per applicare una seria politica di prevenzione che Legambiente ha sintetizzato in dieci proposte di intervento prioritarie, per una concreta azione di mitigazione del rischio:
- Delocalizzare i beni esposti a frane e alluvioni, se legali. Attuare interventi di delocalizzazione degli edifici, delle strutture e delle attività presenti nelle aree a rischio rappresenta una delle soluzioni apparentemente più difficili da percorrere, ma risolutive ed economicamente convenienti.
- Adeguare lo sviluppo territoriale alle mappe del rischio. Intervento necessario per evitare la costruzione nelle aree a rischio di strutture residenziali o produttive e per garantire che le modalità di costruzione degli edifici tengano conto del livello e della tipologia di rischio presente sul territorio.
- Ridare spazio alla natura. Restituire al territorio lo spazio necessario per i corsi d’acqua, le aree per permettere un’esondazione diffusa ma controllata, creare e rispettare le “fasce di pertinenza fluviale”, adottando come principale strumento di difesa il corretto uso del suolo.
- Torrenti e fiumare, sorvegliati speciali. Rivolgere una particolare attenzione all’immenso reticolo di corsi d’acqua minori, visti gli ultimi avvenimenti in cui proprio in prossimità di fiumare e torrenti si sono verificati gli eventi peggiori e sono stati compiuti gli scempi più gravi.
- Avere cura del territorio. Attuare una manutenzione ordinaria del territorio che non sia sinonimo di artificializzazione e squilibrio delle dinamiche naturali dei versanti o dei corsi d’acqua. Una corretta manutenzione deve prevedere interventi mirati e localizzati dove realmente utili e rispettosi degli aspetti ambientali.
- Prevenzione degli incendi. In molti casi il disboscamento dei versanti causato dagli incendi può aggravare maggiormente il rischio di frana di un versante, oltre che avere un notevole impatto ambientale. Per questo è urgente attuare una serie d’interventi per ridurre il fenomeno.
- Convivere con il rischio. Applicare una politica attiva di “convivenza con il rischio” con sistemi di allerta, previsione delle piene e piani di protezione civile aggiornati, testati e conosciuti dalla popolazione.
- Lotta agli illeciti ambientali. Rafforzare le attività di controllo e monitoraggio del territorio per contrastare illegalità come le captazioni abusive di acqua, l’estrazione illegale di inerti e l’abusivismo edilizio.
- Gestire le piogge in città. Bastano oggi eventi piovosi non straordinari per causare allagamenti e provocare danni rilevanti. Allagamenti che purtroppo causano a volte anche delle vittime. Per questo la gestione delle acque di pioggia è uno dei grandi problemi ambientali anche in città.
- Investire nella difesa del suolo. Nonostante l’urgenza di una gestione accurata e sistematica, ancora non si è verificato un impegno concreto da parte del Governo nazionale per l’impiego di adeguate risorse, soprattutto economiche. La finanziaria 2010 ha colpito ulteriormente l’ambiente, con un drastico intervento anche sulla tutela del territorio e la difesa del suolo, dove sono state più che dimezzate le risorse stanziate rispetto agli anni scorsi.
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