In attesa che il Partito Democratico risolva il rebus del nome del candidato alla Presidenza della Regione da proporre alla coalizione di centro sinistra ed il tempo, inutile ricordarlo, stringe, così come, altrettanto inutile ricordarlo, questo scontro apertosi all'interno del PD non giova certo all'immagine complessiva della coalizione; in attesa, dunque, che questi nodi vengono sciolti (tra questi vi è anche con quale coalizione il centro sinistra si presenterà all'appuntamento del marzo prossimo, viste le dichiarazioni di fuoco dell'Idv umbra e l'uscita da tutti i tavoli regionali decisa dal coordinamento nazionale di Sinistra e Libertà) vale la pena riflettere su come dalle ultime elezioni regionali ad oggi siano modificati i rapporti e gli equilibri elettorali tra le due coalizioni e all'interno delle coalizioni.
Nell'aprile del 2005, sembra un secolo fa ma sono passati solo cinque anni, la coalizione di centro sinistra, con oltre 290 mila voti ed una percentuale del 63,23%, vinse alla grande le elezioni regionali, annichilendo un centro destra, formato da Forza Italia, Alleanza Nazionale e Udc, al 34,42%. L'anno dopo, politiche 2006 segnate dalla vittoria di stretta misura dell'Unione di Prodi, il centro sinistra umbro, pur crescendo a 337.413 voti, in termini percentuali scivolava al 57,53%, con un centro destra (Udc compresa) che saliva al 42,48%. Due anni dopo, alle politiche 2008 le forze politiche umbre, che attualmente in coalizione governano la regione, ma che in quell'occasione si presentarono divise, misero insieme un 52,67%. Alle europee dello scorso anno la percentuale del centro sinistra storico umbro scendeva ulteriormente, posizionandosi per la prima volta sotto la soglia del 50%, (49,58% che, considerando il voto radicale sale al 51,9%), va un po' meglio alle provinciali dello stesso giorno, con un centro sinistra che recupera, attestandosi, nella media delle due province, al 53,70%. Prima conclusione, punto percentuale in più o in meno, è del tutto evidente un processo di progressiva perdita di consensi per il centro sinistra prudenzialmente stimabile, nel giro di dieci anni, attorno ai 10 punti percentuali (diconsi dieci punti percentuali). Quindi, è altrettanto evidente, le elezioni del prossimo marzo non saranno una passeggiata per il centro sinistra.
Ma mutamenti di rapporti di forza in questi quasi dieci anni si sono manifestati anche all'interno della stessa coalizione di centro sinistra. Nel 2005 la lista Uniti nell'Ulivo, che al suoi interno comprendeva DS, Margherita e socialisti dello SDI, con 207.000 voti si attestò al 45,19%, pari al 71,47% dell'intera forza elettorale espressa dalla coalizione. Le forze politiche che poi daranno vita al Popolo della libertà si fermarono al 31,83%, oltre 13 punti sotto il risultato di Uniti nell'Ulivo (oltre 60.000 voti di differenza). Alle provinciali 2009 il Partito Democratico con 167.000 voti scivola al 34,39% ed il suo peso elettorale all'interno della coalizione di centro sinistra si riduce al 64,04%. Il Popolo della Libertà si attesta al 32,30%, appena due punti percentuali (equivalenti a 10.000 voti) al di sotto del risultato del Partito Democratico. Lo stesso giorno alle Europee la partita era finita 35,78% a 33,91% per il Popolo della libertà. Quindi tra il 2005 ed il 2009 si verifica una riduzione significativa della distanza tra area elettorale del Partito Democratico e area Popolo della Libertà, che passa da 60.000 ad appena 10.000 voti. Al tempo stesso si riduce drasticamente anche l'incidenza rispetto al risultato della coalizione, del Partito Democratico, ormai lontanissimo da ogni ipotesi di autosufficienza.
Ne consegue che, a fronte di questo trend elettorale del PD, fondamentale per la vittoria del centro sinistra diventa il contributo delle altre forze della coalizione, a partire da quella che a tutt'oggi è la seconda forza della coalizione e la terza a livello regionale: la lista unitaria della Federazione della Sinistra. Dopo la batosta del 2008 e la disfatta della lista dell'Arcobaleno, alle provinciali 2009 la lista unitaria della Sinistra di alternativa (Rifondazione, Comunisti Italiani, Socialismo 2000) ha riconquistato, mettendo insieme i risultati della provincia di Terni e quelli di Perugia, un prezioso 8,01%, che diventa determinante per la vittoria del centro sinistra. Le forze che l'anno scorso diedero vita alla lista unitaria, hanno deciso di compiere un ulteriore passo in avanti dando vita alla Federazione della Sinistra che sarà presente con una lista unitaria alle prossime regionali. A quell'appuntamento, senza quell'8 per cento, senza una Sinistra in grado di recuperare i non pochi consensi che, in questi anni, una politica, anche a livello regionale, spesso disattenta ai bisogni degli strati popolari, ha allontanato dal centro sinistra, la partita delle regionali è persa in partenza. Ed infine, anni di storia e risultati elettorali dimostrano in modo ormai quasi inconfutabile che per le forze progressiste non è certo che le elezioni si vincano al centro, ma è assolutamente certo che quando si perdono, si perdono a sinistra.
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