Gianluca Graciolini Rifondazione Comunista Gruppo consiliare Gualdo Tadino Tra poche ore approda finalmente nel consiglio comunale di Gualdo la vertenza Merloni e l'approfondimento sullo stato dell'economia e del territorio. Sarà un consiglio comunale aperto fortemente voluto e richiesto dall'opposizione anche grazie alle ripetute sollecitazioni di Rifondazione Comunista. Sarà comunque un momento di riflessione importante per la nostra comunità sulla principale delle sue problematiche per quanto minato alla radice dalla volontà di questo Sindaco, della sua Giunta e dell'intera maggioranza di farne un passaggio poco più che simbolico e testimoniale. E' dunque fondamentale che le lavoratrici e i lavoratori parlino e a gran voce e dicano quello che si aspettano dalla politica e dalle Istituzioni, comprese quelle locali. Diciamo questo perchè il vero obiettivo del Sindaco Morroni e dei suoi sostenitori è quello di affidarsi al tanto sbandierato Patto sociale, la cui presentazione è prevista per il 16 gennaio. Non c'è nulla in quel Patto se non la volontà neanche tanto implicita di perseverare nella solita metafisica liberista e socialmente darwinista che suona così: Gualdo è in grado di farcela da sola, chi lavora non può più adagiarsi sulla chimera del posto fisso e deve cominciare a reinventarsi se stesso e il suo posto di lavoro (come se fosse facile magari per un cinquantenne e nelle attuali condizioni di crisi), il Governo non può fare nulla, la crisi prima o poi finirà e bisogna che ci attrezziamo per il dopo (fino alla prossima crisi, cioè). Già, la crisi che ci chiama ad uno sforzo inimmaginabile e che conclusa la quale ci farà tornare ad essere completamente artefici del nostro destino. E' proprio così o la crisi per qualcuno è già finita in questo Paese e gli stessi dati della Borsa ci dicono che ci sono 14 persone che solo quest'anno hanno guadagnato 13 miliardi di euro, pressochè al riparo da prelievi fiscali che diano almeno una parvenza di equità e di giustizia? Mentre centinaia di migliaia di lavoratori stanno perdendo il posto di lavoro ed altrettanti a venire con una situazione, per chi continua a lavorare, di carico fiscale insopportabile, di salari e stipendi al palo e di restrizione delle ultime residue tutele. La retorica da ottimismo berlusconiano e da modernismo liberista di stampo brunettiano del Sindaco di Gualdo, pertanto, non ci convince per niente e la dobbiamo rispedire al mittente. Noi valuteremo i contenuti di questo Patto sociale nel merito degli obiettivi che si propone e rispetto all'efficacia delle sue azioni ma sappiamo già che se queste sono le basi esso non è altro che uno strumento per prendere tempo, stemperare le pressioni sull'amministrazione locale e soprattutto un tentativo di distogliere le attenzioni contro la politica di questo Governo che se sta facendo qualcosa contro questa crisi è solo per salvare i soliti noti e distruggere i diritti del lavoro. Tant'è che tra le priorità per il 2010 non si pongono mica l'economia e la questione sociale bensì gli interessi giudiziari a salvezza del premier. Non solo: esso è un anche un tentativo, questo locale, di eliminare il conflitto sociale che nei prossimi mesi non potrà che acuirsi. Dalla crisi che rischia di aggravarsi ulteriormente nel nostro territorio dispiegando l'intero suo potenziale distruttivo di posti di lavoro e foriero di nuove povertà ed esclusioni sociali non usciremo se non si cambia rotta nelle politiche economiche e sociali del governo e nell'agenda delle priorità istituzionali, politiche e sociali. Proseguire come fà Morroni a Gualdo con le solite fantasie da apprendista stregone del liberismo in salsa localista (ricordate quello che diceva qualche anno fa Tremonti?) è quanto di più irresponsabile ci saremmo potuti attendere. E sarà irresponsabile l'eventuale appiattimento della politica locale, delle sue forze economiche e delle sue soggettività sociali su un Patto sociale su cui non è scritto nulla di più di quanto abbiamo detto. Da questa crisi non se ne deve uscire costruendo le condizioni per la prossima ma se ne esce ripristinando la centralità del lavoro nella società, con una riforma dell'intero sistema di protezione sociale, con politiche di redistribuzione del reddito e ribaltando completamente le priorità della nostra economia. Questo non è conservatorismo: non bisogna giocare con le parole. Le magnifiche sorti e progressive sbandierate per anni da economisti e maghi della finanza su cui si sono attestate le insormontabili compatibilità della politica prevalente hanno portato al disastro economico e sociale per milioni di famiglie. Il consiglio comunale ci chiama ad una responsabilità politica, sociale ed istituzionale che non saremo noi ad infrangere: esso deve essere assunto come passaggio obbligatorio per consentire alla nostra comunità di riflettere su sè stessa, sul suo presente e sul suo futuro. L'appuntamento sostanzialmente fumoso cui ci chiama il Sindaco non può prescindere dal contributo che questa discussione e le sue determinazioni assumerà. Le proposte che noi porteremo daranno il senso di questa responsabilità: l'istituzione di una Zona franca fiscale e previdenziale a coronamento dell'Accordo di programma tra Governo e Regioni torna ad essere l'unica concreta via d'uscita che questo territorio può avere per risorgere. Nel documento unitario che abbiamo responsabilmente condiviso c'è un primo significativo riconoscimento della sua validità. Non ci sottrarremo certo alla sfida posta da Morroni con il Patto sociale ma non lo sottoscriviamo come altri a scatola chiusa. Valuteremo in corso d'opera invitando le lavoratrici e i lavoratori a continuare la mobilitazione e la vigilanza. Condividi