Bettino Craxi è stato sicuramente uno dei personaggi politici più rilevanti e discussi della prima Repubblica. Fine politico, con delle zone d’ombra così pesanti da macchiarne in maniera indelebile la credibilità ed onorabilità come si legge anche nella sua biografia tratta da Wikipedia :
“ Sentenze passate in giudicato : 5 anni e 6 mesi per corruzione nel processo Eni-Sai il 12 novembre 1996; 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito per le mazzette della metropolitana milanese il 20 aprile 1999. Le condanne subite: 4 anni e una multa di 20 miliardi di Lire in primo grado per il caso All Iberian il 13 luglio 1998, pena poi prescritta in appello il 26 ottobre 1999; 5 anni e 5 mesi in primo grado per tangenti Enel il 22 gennaio 1999; 5 anni e 9 mesi in appello per il Conto Protezione, sentenza poi annullata dalla Cassazione con rinvio il 15 giugno 1999; 3 anni in appello bis per il caso Enimont il 1° ottobre 1999. Craxi fu anche rinviato a giudizio il 25 marzo 1998 per i fondi neri Montedison e il 30 novembre 1998 per i fondi neri Eni. Per tutti gli altri processi in cui era imputato (alcuni dei quali in secondo o in terzo grado di giudizio), è stata pronunciata sentenza di estinzione del reato a causa del decesso dell'imputato.
Il 29 aprile 1993, la Camera dei Deputati negò l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti provocando l'ira dell'opinione pubblica e facendo gridare allo scandalo numerosi quotidiani.
Nella stessa aula, seguono momenti di tensione, con cui i deputati della Lega e del MSI gridarono "ladri" ai colleghi che avevano votato a favore di Craxi.
Alcuni ministri del governo Ciampi si dimisero in segno di protesta. Il 30 aprile in tutt'Italia si svolsero manifestazioni di dissenso: a Roma circa 200 giovani dell'istituto Einstein avevano sostato in piazza Colonna scandendo slogan contro governo e Parlamento; un altro centinaio aveva protestato davanti alla sede del PSI in via del Corso; un terzo gruppo, proveniente dal liceo Mamiani, aveva percorso in corteo il centro storico soffermandosi sempre davanti alla sede del PSI dove però era stato disperso dalle forze dell'ordine.
C'era una manifestazione del Movimento Sociale Italiano nella galleria Colonna - che aveva preceduto un incontro stampa del segretario Gianfranco Fini per sottolineare l'impossibilità di tenere in vita questo parlamento - ed un'altra dimostrazione si era tenuta in serata per iniziativa del PDS, la cui segreteria era stata all'uopo sospesa. Diverse migliaia di persone si erano radunate in piazza Navona per ascoltare i discorsi del segretario del PDS Occhetto, Rutelli e Ayala: essi tutti avevano incitato i presenti a protestare contro il voto parlamentare a favore di Craxi. Un piccolo corteo, organizzato dalla Lega Nord, sfilava infine da piazza Colonna al Pantheon. In coincidenza con la fine del comizio tenutosi a Piazza Navona, una folla invase Largo Febo e attese Craxi all'uscita dell'hotel Raphael, l'albergo che da anni era la sua dimora romana.
Quando Craxi uscì dall'albergo, i manifestanti lo bersagliarono con lanci di oggetti, insulti e soprattutto monetine e cantilene irridenti. Con l'aiuto della polizia, Craxi riuscì a salire sull'auto e poi lasciò l'hotel. Quest'episodio, ritrasmesso centinaia di volte dai TG, viene preso come simbolo della fine politica di Craxi.. Egli stesso definì quanto aveva subito "una forma di rogo" in una intervista a Giuliano Ferrara trasmessa su Canale 5.
Nel corso dell'anno emersero sempre più prove contro Craxi: con la fine della legislatura e l'abolizione dell'autorizzazione a procedere, per Craxi si fece sempre più vicina la prospettiva di un arresto. Il 15 aprile 1994, con l'inizio della nuova legislatura in cui non era stato ricandidato, cessò il mandato parlamentare elettivo che aveva ricoperto per un quarto di secolo e, di conseguenza, venne meno l'immunità dall'arresto. Il 12 maggio 1994 gli venne ritirato il passaporto per pericolo di fuga, ma era già troppo tardi perché Craxi, si seppe solo il 18, era già in Tunisia ad Hammamet, protetto dall'amico Ben Alì; già il 5 maggio era stato avvistato a Parigi. Il 21 luglio 1995 Craxi sarà dichiarato ufficialmente latitante.
La fuga all'estero del leader socialista fu percepita dall'opinione pubblica come un tentativo di sottrarsi all'esecuzione penale delle condanne penali inflittegli. La forte personalità di Bettino Craxi incise in tal modo sulla strutturazione stessa del PSI da determinarne, dopo la sua uscita di scena e anche a causa delle inchieste di Tangentopoli, il rapido e repentino disfacimento.“
Oggi molti sono a “caccia “ dell’eredità politica di questo che fu il primo socialista a ricoprire l’incarico di primo ministro nella storia repubblicana dal 1983 al 1987 .
Così, mentre il governo decide di mettere all’asta i beni confiscati ai mafiosi, rendendone possibile il riacquisto da parte di loro prestanome, il Sig. Cristiano Aldegani, sindaco leghista di Ponteranica (Bergamo) decide che la biblioteca comunale non sarà più dedicata a Peppino Impastato, il giovane siciliano ucciso dalla mafia nel 1978, su mandato di Tano Badalamenti mafioso e pregiudicato, altri a partire dal Sindaco di Milano Letizia Moratti per finire al Consigliere Rampi chiedono a gran voce di intitolare una via alla memoria di Bettino Craxi.
Credo che il Consigliere Ivano Rampi e chiunque altro nel nostro Paese voglia intitolare una strada a questo personaggio, dovrebbe rileggersi questa biografia e magari provare un po’ di vergogna o imbarazzo per la proposta indecente, questo senza che nessuno voglia disconoscere le tante cose buone fatte da Craxi il nostro Paese.
Forse tutto questo sta diventando un fatto normale per un Paese nel quale è più facile con una condanna diventare capo del Governo o entrare in Parlamento ed allora non riusciremo più a scandalizzarci se qualcuno, da qualche parte del nostro Paese proponga per altri pregiudicati l’intitolazione di una via o piazza alla memoria.
Tutto questo negli altri Paesi democratici e liberali non potrebbe mai succedere.
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