Nella giornata del 2 gennaio scorso abbiamo potuto leggere sulle pagine di alcuni quotidiani locali i rilievi di monsignor Bassetti e di monsignor Paglia sulla grave crisi economica che stiamo attraversando e sulle pesanti ripercussioni per le famiglie ed i lavoratori umbri.
I due vescovi si soffermano sul dramma di tanti lavoratori che hanno perso il posto di lavoro nell’anno passato, sottolineano il problema del disagio economico di tante famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese soprattutto in Umbria, denunciano anche la piaga, definita sanguinante dall’arcivescovo di Perugia, delle morti bianche. Non possiamo che plaudire alle autorevoli prese di posizione delle due eminenti autorità ecclesiastiche che hanno stigmatizzato giustamente quello che qualcuno cerca invece di minimizzare: la crisi c’è, si sente e a pagarla maggiormente sono le fasce più deboli della società che non hanno alcuna responsabilità del disastro.
Va riconosciuto alla Chiesa umbra di aver assunto anche impegni concreti per arginare i guasti della “bolla”: il Fondo di solidarietà creato dalle otto diocesi umbre per gli operai che perdono il posto di lavoro rappresenta una testimonianza significativa delle falle di uno stato sociale sempre più inadeguato a rispondere alle istanze sociali che si affacciano prepotentemente sulla scena.
Ma la carità non basta, occorre l’affermazione di diritti certi ed esigibili per tutti. La politica in questo senso deve dare risposte concrete in termini di nuovi ammortizzatori sociali tesi ad una radicale redistribuzione del reddito. Alla stessa stregua non possiamo tacere sul fatto che chi denuncia i guasti della crisi sociale è un buon cristiano e chi cerca di analizzare le cause che l’hanno causata e tenti di avanzare proposte concrete è un comunista ateo e cattivo.
Rifondazione Comunista è impegnata da mesi in una campagna per l’approvazione della proposta di legge regionale per l’istituzione del reddito sociale in Umbria, una legge ormai non più prorogabile per garantire forme di reddito base a tutti quei cittadini, disoccupati o inoccupati, che rischiano di rimanere incastrati nei meccanismi perversi di un sistema del lavoro ormai capace di offrire solo precarietà, dequalificazione del lavoro, stipendi da fame che devi accettare o rimanere disoccupato vita natural durante.
La Chiesa sta dando segnali importanti dal suo punto di vista ma sono insufficienti se la politica e le istituzioni non faranno la loro parte e approfitteranno della crisi per ripensare radicalmente le politiche sociali della nostra regione e del Paese. Il reddito sociale può essere un occasione importante come dimostrano altre regioni italiane e tutti gli stati europei (ad esclusione dell’Italia e della Grecia) nei quali il reddito minimo è già realtà.
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