WASHINGTON – Ad una settimana dal tentato attacco terroristico su un aereo americano, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama lancia la sua prima esplicita accusa al ramo yemenita di al Qaeda, il network del terrore facente capo ad Osama Bin Laden.
Parole, quelle pronunciate dall’inquilino della Casa Bianca, che inaugurano ufficialmente una nuova fase di guerra in Medioriente e nella Penisola arabica, proprio mentre il conflitto afghano sembra avvitarsi in una spirale di sangue senza fine.
“Sappiamo che ha viaggiato nello Yemen” ha detto Obama, riferendosi nel suo discorso del sabato al sospetto terrorista Umar Farouk Abdulmutallab. “Ha raggiunto un affiliato di al Qaeda, e questo gruppo di al Qaeda nella penisola araba lo ha addestrato, equipaggiato con questi esplosivi e diretto verso l'attacco di questo aereo diretto in America”. Obama ha aggiunto di ritenere il gruppo responsabile del tentato attacco e ha dunque dichiarato che gli Stati Uniti sono in guerra “con una rete di violenza e odio”. La stessa che ha ‘legittimato’ la guerra unilaterale in Afghanistan fortemente voluta dal predecessore del presidente democratico, il teocon George W. Bush.
Le parole di Obama, diffuse dal sito web della Casa Bianca, sono le prime con le quali le autorità americane accusano esplicitamente al Qaeda del fallito attentato sul volo Amsterdam-Detroit il giorno di Natale. E se il leader statunitense ha assicurato che verrà fatto il necessario per sconfiggere il terrorismo e difendere il paese, mantenendo “quei valori che hanno sempre distinto l'America fra le nazioni”, Obama sottolinea come “non è la prima volta” che al Qaeda nella penisola arabica ha preso di mira obiettivi americani.
La priorità è, per il momento, quella di rafforzare “la nostra partnership con il governo yemenita – ha spiegato – addestrando ed equipaggiando le sue forze di sicurezza, condividendo le informazioni d'intelligence e lavorando assieme per colpire i terroristi di al Qaeda”. Una collaborazione, quella con lo Yemen, che era già partita prima del fallito attentato. “Anche prima di Natale ne abbiamo visto i risultati - ha affermato il presidente Usa - campi di addestramento sono stati colpiti, leader sono stati eliminati, complotti sono stati sventati”.
Il presidente Obama si riferisce, infatti, ai numerosi Raid aerei compiuti da aerei statunitensi in territorio yemenita. Attacchi dal cielo compiuti contro presunte postazioni di Al Qaeda, che però avrebbero ulteriormente scatenato la furia terroristica, tanto che nella rivendicazione dell’attentato sventato sul Boing della Delta, i jiadisti hanno fatto un esplicito riferimento al raid subito nei giorni precedenti.
Obama ha poi ricordato la sua responsabilità di proteggere la sicurezza del popolo americano, spiegando di aver ricalibrato gli obiettivi della lotta al terrorismo, “portando ad una fine responsabile della guerra in Iraq, che nulla ha a che vedere con gli attacchi dell'11 settembre, e aumentando fortemente le nostre risorse nella regione dove è basata al Qaeda, in Afghanistan e Pakistan”.
Nel tradizionale discorso del sabato, il presidente Usa ha dunque spiegato di aver ricevuto giovedì il rapporto preliminare sulle falle del sistema di sicurezza e di aver chiesto al suo consigliere per la sicurezza interna, John Brennan, di presentargli nei prossimi giorni un rapporto finale con raccomandazioni sui possibili miglioramenti. Ma già da ora ha promesso di voler lavorare perché i diversi servizi di sicurezza e d'intelligence siano meglio coordinati e responsabili delle loro azioni ad ogni livello.
Intanto lo Yemen accoglie con favore la proposta britannica di convocare a fine gennaio a Londra una conferenza internazionale ad alto livello sulla minaccia del terrorismo nell’area arabica. La conferenza «è sul binario giusto per riunire un sostegno internazionale per lo sviluppo, la riduzione della povertà e l'anti terrorismo nello Yemen”, scrive oggi l'agenzia ufficiale yemenita Saba, secondo la quale «povertà e crescente disoccupazione nei paesi in via di sviluppo sono fra le maggiori cause dell'estremismo”. La conferenza è stata proposta dal primo ministro britannico Gordon Brown in coincidenza con l'appuntamento già fissato a Londra il 28 gennaio per discutere del futuro dell'Afghanistan.
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