PERUGIA –  Il “femminile” come “secondo sesso” con una dimensione emozionale contrapposta tra forza e fragilità, debolezza e coraggio, donne-madri e scontatamente felici, donne collegate alla sessualità, spesso scissa dall’affettività: riproduce stereotipi sessisti radicati, secondo cui il maschio è forte e coraggioso e la femmina è fragile e debole e dunque soggetto subalterno da proteggere o da dominare, la ricerca realizzata nelle scuole secondarie di secondo grado della provincia e della città di Terni, nell’ambito del progetto contro la violenza di genere dal titolo "MAI Più Violenze: Mille Azioni e Interventi Per Impedire Ulteriori violenze", di cui la Regione Umbria è capofila insieme a 37 partner. L’indagine, coordinata da Nancy Rizzo del “CIPSS”, Società Cooperativa sociale, e dalla dirigente Servizi Sociali dell’Asl 4, Maurizia Bonanni, è stata realizzata grazie alla collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale e provinciale ed ha coinvolto le le scuole “F.Cesi - Casagrande" di Terni, I.I.S. "Gandhi” di Narni, Liceo scientifico “Donatelli” di Terni, Istituto Omnicomprensivo di Amelia con sede Narni. Complessivamente hanno partecipato 4 dirigenti, 40 docenti e 111 studenti e studentesse.       “Il lavoro di ricerca-intervento – hanno spiegato i ricercatori - si è fondato sulla premessa che le culture di genere, ovvero le modalità con cui le persone simbolizzano la relazione con l’altro e l’altra, organizzano i comportamenti e gli atteggiamenti nei confronti del proprio e dell’altrui genere. E’ nata dunque l’esigenza di conoscere le culture riferite al genere che esprimono e caratterizzano i giovani”. Attraverso l’analisi emozionale degli scritti elaborati dai ragazzi e dalle ragazze sul tema, sono emerse tre culture e rappresentazioni simboliche del rapporto tra femminile e maschile: “La prima cultura evidenzia che il femminile è pensato come secondo sesso – spiegano i ricercatori - Sono presenti dicotomie forti che riproducono stereotipi sessisti radicati e la rappresentazione di un assoggettamento naturale del femminile come qualcosa di originario, naturale, immodificabile”. La seconda cultura pensa alle donne come madri e mogli felici: “C’è speranza e ottimismo, si guarda al futuro con aspirazioni scontate, entro istituzioni date come la famiglia e il matrimonio. La relazione di genere è costruita simbolicamente intorno alla dimensione del generare, dell’unione generativa tra i sessi. Quindi, avere figli, essere genitori”. La terza cultura definisce le relazioni tra i generi, in rapporto alla sessualità. Senza affettività. “Scissa dall’affettività, la sessualità diviene oggetto di giudizio, e agito di potere, atto di forza dell’uno sull’altro, che esita nella sofferenza e nell’inganno”. “Si tratta di culture problematiche con la donna vista prioritariamente come moglie e madre, il maschile, sesso forte, che protegge il sesso debole – riferiscono i ricercatori - ed infine la sessualità come dimensione relazionale priva di gioia e che costruisce rapporti competitivi, entro cui si può essere dominati o dominanti”. Le tre culture emerse sono state oggetto di riflessione con i 6 gruppi-classe attraverso giochi di ruolo, invenzioni di storie, analisi dei vissuti e discussioni guidate. “Per i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato, il progetto è stato un’opportunità per confrontarsi, riflettere insieme e conoscere, spesso per la prima volta, le opinioni ed i punti di vista dei compagni e delle compagne. E’ stata inoltre, un’opportunità, per mettere in discussione stereotipi e luoghi comuni sul maschile ed il femminile, per comprendere a fondo la differenza tra conflitto, entro il rapporto di coppia, e la violenza e il maltrattamento. Da parte di molti e molte è emerso il desiderio di dare continuità al lavoro, in quanto le occasioni di scambio e di riflessione sui temi del rapporto tra generi è poco presente nella loro vita”. Condividi