Berlusconi si è caratterizzato in questi mesi per una politica antisociale che sta scaricando i costi della crisi sulle spalle dei giovani, dei pensionati, dei lavoratori. E ancor di più per un deciso attacco alla Costituzione e alla democrazia. A partire dalla pervicace volontà di scansare i processi a suo carico, egli ha teorizzato il suo diritto a governare al di fuori e al di sopra delle leggi e del quadro costituzionale, in nome del consenso elettorale avuto dal popolo. A partire da questa visione totalitaria del potere ha poi messo in discussione l'indipendenza della magistratura, del parlamento e del sistema informativo. Mi pare quindi evidente come Berlusconi rappresenti un pericolo per la democrazia del paese e come la sua tentazione di andare ad elezioni anticipate costituisca la strada attraverso cui - data la legge elettorale - potrebbe avvicinarsi al suo obiettivo: la libertà di impresa, senza la democrazia.
Su pressione dei poteri forti e dopo l'aggressione subita da Berlusconi a Milano, è ripreso a spirare un forte vento che spinge ad un accordo tra i due poli sulle "regole". Questo «inciucio» determinerebbe l'ulteriore depotenziamento dell'opposizione al governo sul piano delle misure sociali e la manomissione concordata delle regole di funzionamento delle istituzioni. In pratica, così come Cisl e Uil hanno concertato la propria capitolazione con il governo sul piano sociale, il Pd sarebbe invitato a capitolare di fronte al governo sul piano delle regole. Si tratta di una prospettiva drammatica sia sul piano sociale che sul piano della democrazia, perché la riscrittura delle regole a partire dalla bozza Violante, in un contesto di egemonia della destra, determinerebbe un vero stravolgimento del quadro costituzionale. Si tratterebbe di una situazione nefasta, perché mentre Berlusconi in uno scontro frontale può essere fermato, con l'«inciucio» il Berlusconi light e bipartisan è inarrestabile. Inoltre, anche se ad un certo punto il Pd si tirasse indietro, dopo aver sdoganato Berlusconi come interlocutore affidabile, quest'ultimo avrebbe tutte le carte in regola per proseguire da solo con più forza.
Possono i comunisti essere indifferenti di fronte alla manomissione della Costituzione? Io penso di no. Penso che dobbiamo prepararci a contrastare duramente tanto l'eventuale «inciucio» quanto il possibile colpo di mano di Berlusconi. Per poter scongiurare entrambi i rischi dobbiamo però indicare una strada di uscita alternativa. Per questo abbiamo proposto di costruire un largo fronte di difesa della Costituzione che possa contrapporsi efficacemente ai tentativi di Berlusconi di modificare la Costituzione e poi batterlo nelle elezioni.
Unità contro le modifiche costituzionali e unità nelle elezioni. Ricordo infatti che con la legge elettorale attualmente in vigore lo schieramento che ha un voto in più dell’altro ottiene la maggioranza assoluta dei parlamentari. L’obiettivo che
poniamo alla base della costruzione di questo fronte è la sconfitta di Berlusconi nelle urne, il superamento del bipolarismo con l’approvazione di una legge elettorale proporzionale sul modello tedesco e l’approvazione di una legge sul conflitto di interessi. Questa proposta di accordo elettorale
per sommare i voti, sconfiggere Berlusconi e cambiare legge elettorale non può in alcun modo tradursi in un accordo di governo perché, come abbiamo detto più e più volte, non ve ne sono i presupposti minimi. Non vi sono le condizioni programmatiche per governare l’Italia con il Pd e quando lo abbiamo fatto ne abbiamo visto i risultati nefasti. L’accordo che
proponiamo a livello nazionale nel caso in cui si arrivi ad elezioni anticipate non è quindi un accordo di governo, ma un accordo elettorale al fine di difendere la democrazia. Tutto
ciò a differenza delle elezioni regionali, dove invece la ricerca di un accordo può essere ricercata sulla base
di contenuti programmatici chiari e condivisi su cui governare. La proposta sopra articolata è finalizzata ad usare il nostro peso elettorale al fine di garantire il quadro democratico del paese ed uscire da questa seconda repubblica basata sul maggioritario. Il bipolarismo della seconda repubblica è infatti
all’origine di larga parte dei guai della democrazia italiana e del berlusconismo.
Quanto sin qui detto non esaurisce la linea politica del partito, ma ne costituisce solo un aspetto, sia pure importante. E’ infatti evidente che questa proposta affronta i nodi della
difesa della democrazia, ma nulla risolve dal punto di vista della questione sociale. Più precisamente, non sposta di una virgola le condizioni disastrose in cui versano milioni di lavoratori, precari, pensionati. E questo per la semplice
ragione che lo schieramento raggruppabile per difendere la
democrazia ha sulle questioni sociali posizioni assai variegate e persino mopposte. La questione sociale va quindi affrontata mettendo al centro della nostra iniziativa politica la costruzione delle lotte e di una campagna referendaria nei primi mesi dell’anno che abbia al centro l’abrogazione della legge 30. Occorre aver chiaro che lo schieramento per difendere la democrazia e quello per affrontare la questione sociale non
coincidono, anzi. L’iniziativa referendaria e di lotta per l’uscita a sinistra dalla crisi ha come avversari, oltre a Berlusconi, una buona parte delle forze con cui ci proponiamo di
fare un accordo al fine di difendere la democrazia. Questione democratica e questione sociale oggi non coincidono, perché non esiste in Italia un fronte riformatore che possa essere protagonista coerente della lotta sui due fronti.
La nostra capacità politica risiede nell’ottenere il massimo possibile su entrambi i piani, agendoli distintamente e a partire dal massimo di autonomia politica della Federazione della Sinistra. Dunque, il nostro giudizio su Pd o Udc non
cambia. Non ci piace l’Udc, come immagino ai partigiani non piacessero particolarmente i monarchici con cui
pure si allearono in funzione antifascista. Non condividiamo il
programma del Pd e ci è del tuttochiaro che larga parte delle forze che potenzialmente si possono contrapporre a Berlusconi sonointerne al paradigma neoliberista che ci ha portati nell’attuale situazione. Per questo avanziamo una proposta finalizzata a battere Berlusconi e uscire dal bipolarismo, senza
rimanere impelagati in un impraticabile accordo di governo.
P.S.: nei giorni scorsi sui giornali è apparsa la notizia che avrei proposto Casini come presidente delConsiglio. Ovviamente non è vero,come si evince dal testo dell’intervista di Repubblica da cui la leggenda trae origine. In ogni caso, al contrario di cosa fanno alcuni compagni, mi pare necessario discutere della luna e non del dito.
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