scuola generica.jpg
Checchino Antonini (da Liberazione 20 dicembre 2009) L'ultima notizia dalle scuole è questa: non c'è una lira per le spese ordinarie degli istituti scolastici. Da prendere alla lettera: zero euro. L'ultima notizia da Viale Trastevere, invece, è una bufala: quelle sedicimila immissioni in ruolo annunciate ieri - metà insegnanti, metà Ata - sono roba vecchia. «Le nostre scuole pubbliche stanno perdendo di dignità. Il ministro parla di qualità e investimenti, ma la verità è l'azzeramento di tutti i fondi del funzionamento didattico e amministrativo», sbotta Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, la federazione dei lavoratori della conoscenza. Con la "nota 8767" sulle istruzioni del programma annuale 2010 il Miur comunica alle scuole che dovranno fare i bilanci con zero euro per le spese ordinarie. Non si danno i soldi per il funzionamento, si danno poche migliaia di euro per le supplenze, si tagliano i fondi per i piani dell'offerta formativa. «Oltremodo oltraggioso da parte di un ministro che parla sempre di qualità», continua Pantaleo vaticinando un 2010 «molto difficile» per 10mila 450 scuole, affamate dalla politica del governo che stanzia i soldi in finanziaria per sostenere la scuola privata, ma manda in miseria quella di stato. «Il Ministro dimentica che la scuola pubblica ha gli obblighi che le impone la Costituzione: è paradossale che per realizzare la propria missione istituzionale la scuola debba ricorrere a fondi privati perché le viene negato l'obbligatorio finanziamento pubblico». Eppure solo due giorni fa Gelmini ha ripetuto a Ballarò che i soldi per la scuola ci sono. Invece questo taglio si aggiunge ad altri tagli per non dire di oltre 1 miliardo di euro anticipato dalle scuole per conto dello Stato negli ultimi anni e non ancora recuperati. La Cgil è certa: «E' la politica di chi vuole smantellare le scuole italiane». Il viaggio di Liberazione dentro la manovra finanziaria, anche per quel che riguarda scuola, università e ricerca conferma un panorama di tagli ma, puntualizza il leader della Flc, «in un'operazone per cui si danno 130 milioni alle scuole paritarie: è l'asse su cui Gelmini ha costruito le sue scelte da quando s'è insediata. L'idea finale è quella che sconvolge la Costituzione». I conti non migliorano se li si guarda dalle accademie: se per le università si sbandierano 400 milioni stanziati, si celano i 550 tagliati e la conferma dei tagli previsti dal famigerato "decreto 133" quello che fece insorgere l'Onda studentesca. Quasi tutti gli atenei sforeranno il tetto 90% del bilancio per le retribuzioni e dunque non potranno fare assunzioni. «Tragicomico che Gelmini continui a parlare del prossimo disegno di legge sull'università visto che non c'è una lira, e il prossimo anno forse nemmeno i soldi per pagare gli stipendi». Al di là del credito di imposta previsto per le imprese che avviino programmi di ricerca, la finanziaria non scuce un soldo per il comparto ricerca. «Si guarda alla conoscenza come costo e non come un progetto strategico. E, in questo scenario. vediamo le emergenze drammatiche legate al precariato. Si metta la vicenda dell'Ispra (250 precari a rischio rinnovo nell'istituto di ricerca e protezione ambientale) con quella delle molte scuole costrette a chiedere fondi alle famiglie mettendo in discussione la gratuità dell'istruzione». Ed è confermata dalla manovra la mancanza di soldi per i contratti. Dopo uno sciopero nazionale, l'11 dicembre, la Flc si prepara a un'ondata di azioni sui posti di lavoro per riconquistare la capacità di governo rispetto alla contrattazione messa in crisi dalla combinazione tra il decreto Brunetta e i tagli: «Non ci hanno fatto votare il rinnovo delle Rsu, si vogliono cambiare le regole - avverte Pantaleo - faremo un monitoraggio scuola per scuola per spiegare ai territori la gravità della crisi. Inoltre abbiamo chiesto alle regioni di chiedere il rinvio della riforma della secondaria superiore di cui non condividiamo affatto l'impianto e che il Consiglio di Stato ha bocciato perché manomette l'autonomia scolastica». Anche nel 2010 al centro delle piattaforme ci sarà dunque il tema della precarietà. «Metteremo in campo una proposta strutturata di nuove forme di reclutamento. Non è non più possibile - conclude Pantaleo - coniugare un'idea alta di sapere con la precarietà strutturale dei nostri comparti». E per l'oggi? «Bisogna costruire le condizioni per una forte risposta generale del movimento sindacale a una finanziaria tutta contro i lavoratori, tutta a favore delle imprese». Condividi