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ROMA – L’assessore alle attività culturali della Provincia di Perugia, Donatella Porzi, parteciperà all’incontro di domani, 21 dicembre, presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini” (Sala degli Atti parlamentari) collegato alla Mostra in corso di svolgimento a Perugia (Palazzo Baldeschi) dal titolo “1909 tra collezionismo e tutela John Pierpont Morgan, Alexandre Imbert e la ceramica medievale orvietana”. Un evento questo che cade nel centenario della Legge di Tutela 364 del 1909 e della stampa del volume dello stesso Imbert su “Ceramica orvietana dei secoli XII e XIV”. “Questa mostra – sottolinea Porzi - oltre a permettere di apprezzare dal vivo i cinquanta pezzi di grande pregio storico ed artistico che costituiscono il corpus della collezione, punta il dito su tematiche di grande interesse”. La prima considerazione dell’assessore è legata all’importanza dei collezionisti, degli antiquari e appassionati d’arte che, collezionando appunto opere d’arte, ne hanno impedito la dispersione e permesso nel contempo la fruizione collettiva. “Ricordo a proposito – prosegue - come negli anni Ottanta la Provincia di Perugia acquistò la collezione del notaio Leonardo Pecchioli, 131 maioliche derutesi prodotte fra il XV e il XVIII secolo, poi donata alla città di Deruta ed esposta nel museo cittadino”. Ma, come ricostruisce la stessa Porzi, ancor prima, sempre la Provincia di Perugia ricevette la donazione della Collezione Straka-Coppa, una raccolta non tematica composta da vasellame, tele, mobili e arredi vari che vanno dal 1300 fino al 1980 e che oggi è esposta e visitabile al Palazzo della Provincia. “Questo è un punto fondamentale del tema della mostra – sostiene l’assessore provinciale - quando cioè mette in relazione l’importanza dei collezionisti con la mancanza di una vera legge di tutela del patrimonio artistico nazionale almeno fino alle prime significative tappe del 1902-1906. Prima di allora molte opere d’arte erano di proprietà privata e non era raro che famiglie aristocratiche o benestanti decidessero, in momenti economicamente sfavorevoli, di venderle”. Se poi si passa ad altri oggetti d’arte come quelli in ceramica la tutela era pressoché inesistente. “L’altro aspetto che in questa mostra si sottolinea – per Porzi - è come con la ceramica si siano realizzati, in particolare nel Medioevo e nel Rinascimento, oggetti d’uso e di decoro di grande abilità artigianale ed artistica che hanno anche significato per l’Umbria un discreto sviluppo economico. Purtroppo la produzione di oggetti d’uso è restata sostanzialmente quella ai tempi degli etruschi, dei romani e dei greci. Certo la ricerca dei materiali, dei metodi di cottura, lo studio della combinazione dei colori esposti al colore, ha sempre più trasformato l’oggetto d’uso in opera d’arte sia nella ceramica classica che nel lustro soprattutto nei secoli XIII e XIV. Ma non è stata ancora esaudita la richiesta della contemporaneità che avrebbe voluto che tanta abilità artistica si fosse, non dico trasferita, ma almeno estesa all’arredo urbano e all’edilizia”. “Nutro la speranza – conclude - che si possa far apprezzare alla posterità tante “collezioni” en plein air lasciando in eredità delle città in cui l’edilizia sia tornata alla tradizione della qualità e dell’estetica. E questo ci riporta alle leggi di tutela dei beni artistici e culturali”. Oggi esiste il Codice dei beni culturali del 2006 che aggiunge alla categoria dei beni da tutelare anche il “paesaggio”. Per Porzi la particolarità, ed anche il pregio di questa mostra sta proprio nel fatto di partire da una magnifica collezione per ricostruire un tribolato percorso storico sulla tutela dei beni artistici e di porre domande sul futuro anche economico della nostra regione in quello che è stato un glorioso passato. Condividi