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PERUGIA - “È necessario dare risposte concrete ed urgenti ai problemi che la società umbra si trova ad affrontare in conseguenza della crisi economica e dei tagli ai trasferimenti operati dal governo nazionale. Serve perciò una immediata convocazione della coalizione per avviare il confronto programmatico, dato che confronto programmatico e scelta del candidato presidente della Regione devono marciare congiuntamente. Sarebbe totalmente sbagliato, da parte del Pd, imporre un candidato e poi cercare di accordarsi sul programma per l'Umbria. Il tempo necessario alla costruzione di un percorso partecipato c'è ancora”. Lo afferma Stefano Vinti, capogruppo di Rifondazione comunista a Palazzo Cesaroni. Vinti evidenzia che “l'individuazione del candidato a presidente della Regione Umbria da parte della coalizione di centrosinistra sta assumendo dei connotati molto preoccupanti. Il congresso umbro del Partito democratico ha lasciato degli strascichi politici e di natura personale dentro il gruppo dirigente che ad oggi gli impedisce di assumere qualsiasi decisione di tipo unitario. Anzi, la sensazione è che ogni giorno che passa, ogni riunione accentui la divisione e allontani ogni soluzione unitaria. La disputa ormai è diventata solo nominalistica o meglio, è in campo solo l'interdizione sui possibili candidati, senza avanzare proposte alternative. Una situazione paradossale in cui la politica, il progetto politico per l'Umbria, è assolutamente assente dal confronto e il suo posto è preso dalle procedure burocratiche e dai cavilli regolamentari: almeno questo è quello che appare dai mezzi di informazione. Il Pd, o meglio il suo gruppo dirigente regionale – nota il consigliere regionale - è tutto ripiegato su se stesso, in una discussione bizantina, dove non emergono progetti differenti né tanto meno una proposta per la nostra regione. L'immagine di questi giorni è quella di un Partito democratico isolato ed estraneo ai problemi e ai processi sociali ed economici che colpiscono l'Umbria, dando una immagine della politica devastante in termini di credibilità e autorevolezza. Tanto più preoccupante è questo confronto interno al Pd in quanto estromette tutte le altre forze dal confronto programmatico, minacciando la coalizione, assumendo di fatto una già sconfitta strategia dell'autosufficienza che è destinata a produrre solo effetti negativi”. Per Vinti 'Continuità, rinnovamento, radicale rinnovamento, salto generazionale' farebbero parte del “gergo di un vocabolario del ristretto gruppo dirigente del Pd, che nasconde uno scontro durissimo da cui la politica è stata espulsa. Ed estranea a questo gioco non è solo la politica ma tutte le altre forze della coalizione che con il Pd condivideranno la responsabilità del governo regionale, e quello che più conta, tutti i popoli del centrosinistra umbro, le associazioni, i comitati, i lavoratori e i cittadini che di questa scelta dovrebbero essere i protagonisti indiscussi. Rimaniamo convinti che la politica non possa separare il progetto politico da chi lo rappresenta concretamente, non può scindere il programma politico dalle candidature, o la coalizione di centro-sinistra è tutt'uno, almeno tendenzialmente, con il suo popolo o semplicemente non è. Se le scelte sono espropriate, attraverso un malinteso senso di delega, da un gruppo dirigente di partito, non potranno essere condivise pienamente, partecipate e sostenute da un largo schieramento politico e da un profondo consenso popolare. La crisi economica e sociale fa sentire i suoi effetti sui livelli occupazionali, sull'apparato produttivo, aggredisce i redditi dei lavoratori, dei precari, dei piccoli esercenti, degli artigiani”. Stefano Vinti ritiene quindi “urgente una risposta politica forte, innovativa, capace di aggredire concretamente i nodi strategici del nostro modello di sviluppo, di dare risposte tangibili a chi vede messo in discussione il proprio posto di lavoro, a chi è precario, a chi deve entrare nel mercato del lavoro. In sostanza, ora, dobbiamo indicare la strada di un nuovo percorso economico e sociale per l'Umbria oltre la crisi. Ad esempio quali risposte dare ad una legge finanziaria che prosegue con il taglio delle risorse alle regioni e agli enti locali ignorando gli effetti della crisi. Il sistema delle autonomie locali è messo in crisi prima ancora di affrontare la sua riforma. Gli enti locali non potranno farsi carico di intervenire per aiutare le fasce deboli a pagare mutui, a fornire tariffe agevolate, anticipare l'erogazione della cassa integrazione, come ha fatto la Provincia di Perugia per la crisi della Merloni. Invece di potenziare le spese e ridurre i vincoli si attua una politica restrittiva, mettendo a rischio la garanzia dei servizi sociali e si accentua la spinta alla privatizzazione dell'offerta dei servizi”. Condividi