di Enrico Flamini e Angelo Morbidoni, segretari delle federazione di Perugia e Terni del Prc L’individuazione del candidato Presidente della Regione Umbria da parte della coalizione di centrosinistra-sinistra sta assumendo dei contorni molto preoccupanti. Il congresso umbro del Pd ha lasciato degli strascichi politici e di rottura personale dentro il gruppo dirigente che ad oggi gli impediscono di far assumere qualsiasi decisione di tipo unitario. Anzi, la sensazione è che ogni giorno che passa, ogni nuova riunione nel triste Capitini, si accentuino le divisioni e si allontanino ogni soluzione unitaria. La disputa ormai è diventata solo nominalistica, o meglio è in campo solo l’interdizione verso possibili candidati, senza avanzare candidature alternative. Una situazione paradossale, dove la politica, il progetto politico per l’Umbria, sono assolutamente assenti dal confronto e il loro posto è preso dalle procedure burocratiche e dai cavilli regolamentari. Almeno questo è ciò che appare dai mezzi di informazione. Il Pd, soprattutto il suo gruppo dirigente regionale, è tutto ripiegato su se stesso, in una discussione bizantina, dove non emergono progetti differenti e tanto meno una proposta per la nostra regione. L’immagine di questi giorni è quella di un Pd isolato e estraneo ai problemi e ai processi sociali ed economici che investono l’Umbria, dando una rappresentazione della politica devastante in termini di credibilità e di autorevolezza. Questo confronto interno al Pd è tanto più preoccupante in quanto estromette tutte le altre forze dal confronto programmatico, umiliando la coalizione, assumendo di fatto una nefasta concezione di autosufficienza che non può che produrre ulteriori processi negativi. Il Pd deve smettere di ritenere che la scelta del candidato Presidente della Regione sia esclusivamente affare suo. La scelta non può che essere una scelta condivisa, partecipata e convinta di tutti i soggetti della coalizione di centrosinistra-sinistra. Il candidato deve essere il rappresentante, popolare e autorevole, di un nuovo progetto per l’Umbria, in grado di farci uscire positivamente dalla crisi economica e sociale, che aggredisce i livelli occupazionali, i redditi e l’apparato produttivo regionale. Per questo torniamo a chiedere con forza l’immediata convocazione della coalizione per la definizione programmatica. Riteniamo, inoltre, che il programma non sia cosa diversa dalla scelta del candidato, perciò chiediamo con grande determinazione il coinvolgimento di tutta la coalizione nella scelta del candidato e nella messa a punto del programma. Rifondazione comunista non è disposta ad accettare un metodo siffatto: prima il Pd – se mai ci riuscirà – sceglie il candidato e poi gli cuciamo addosso il programma. Una sorta di “prendere o lasciare” a cui già da ora ci dichiariamo indisponibili. Piuttosto, viste le difficoltà, sarebbe necessario avviare il percorso del confronto programmatico della coalizione avendo l’umiltà di far scegliere al popolo del centrosinistra-sinistra umbro il proprio candidato/a attraverso le primarie di coalizione. Rifondazione comunista dell’Umbria è in grado di proporre alla coalizione un proprio candidato, che per competenze, autorevolezza, esperienza è assolutamente competitivo con i candidati del Pd. Definito lo schema programmatico si potrebbero indire le primarie di coalizione il 24 gennaio, coinvolgendo i cittadini umbri nella scelta democratica e pure prestando soccorso al Pd, che ormai appare sempre più un elefante insabbiato. Condividi