Vorrei parlare delle critiche che vengono mosse a Rifondazione Comunista rispetto alla scelta compiuta di dare vita alla Federazione della Sinistra.
Lo faccio perché ritengo che se abbiamo qualche speranza di uscire dalle difficoltà enormi in cui ci troviamo (e non so se ci sia in tutti noi la consapevolezza della drammaticità della situazione), queste risiedano nella possibilità che la Federazione abbia successo.
Siccome vedo, invece, sia dentro Rifondazione Comunista sia nel Pdci delle resistenze, vorrei che ne parlassimo apertamente.
Le critiche sono di varia natura. Cerco allora di sviscerarle, auspicando l'apertura di un dibattito.
C'è chi dice che la Federazione sia una riedizione dell'Arcobaleno, una sorta di nuovo grimaldello per sciogliere Rifondazione Comunista. Il paragone non ha senso.
Mentre tra i promotori dell'Arcobaleno (Mussi e Bertinotti) vi era la volontà dichiarata e perseguita da tempo di dare vita ad una aggregazione di sinistra non comunista, tra i promotori della Federazione vi sono il Prc e il Pdci che perseguono un obiettivo opposto e cioè quello di rilanciare, seppure con impostazioni diverse, una presenza comunista in Italia.
Ancora. Quando si diede vita all'Arcobaleno, la prima condizione che venne posta era che nel simbolo non fosse presente la falce e il martello. Per quanto riguarda la Federazione la situazione è opposta. Non solo le forze proponenti non hanno nessuna intenzione di rinunciarvi, ma anche coloro i quali, pur non essendo comunisti, vi hanno aderito (come Socialismo 2000 di Salvi) condividono questa scelta. Infine il profilo programmatico. L'Arcobaleno nasceva nel segno del moderatismo e della subalternità al Pd. La Federazione nel proprio manifesto propone un impianto di autonomia dal centro-sinistra.
C'è poi chi dice che le regole che ci siamo dati, insieme alla strutturazione concreta della Federazione nei territori, porteranno, inevitabilmente, allo scioglimento di Rifondazione Comunista. Siccome sono stato uno degli estensori di quelle norme vorrei dire quanto sia assurda questa critica.
Le regole potevano essere, infatti, di due tipi. Si poteva ipotizzare una Federazione frutto di un accordo tra varie forze politiche. In questa ipotesi i gruppi dirigenti di Prc, Pdci, Socialismo 2000 e Lavoro e Solidarietà avrebbero concordato come e su cosa unirsi. Ritengo sbagliata questa modalità, per due motivi. Il primo è che il senso profondo della costruzione della Federazione risiede nella esigenza di unità che ci viene richiesta dai nostri referenti sociali e che non sarebbe stata per nulla colta da un accordo che, nella migliore delle ipotesi, avrebbe prodotto un cartello elettorale. Il secondo è che, in questo modo, non vi sarebbe nessun coinvolgimento di soggettività, movimenti o singole personalità esterne ai soci fondatori.
Viceversa le regole che abbiamo approvato propongono un processo coinvolgente e partecipato, dove tutti gli iscritti alla Federazione (sia quelli iscritti ai partiti aderenti, sia quelli iscritti solo alla Federazione) sono coinvolti nei processi decisionali. Concretamente questo significa che nel processo costitutivo in tutti i territori, a tutti i livelli, verranno convocati tutti gli iscritti per partecipare al congresso che deciderà la linea politica, le modalità organizzative, i gruppi dirigenti.
Si obietta: ma in questo modo nei territori si creano dei doppioni organizzativi difficilmente gestibili: già è problematico tenere aperto il circolo di Rifondazione, figuriamoci se ha un senso dar vita ad un'altra struttura. Rispondo: è meglio la situazione attuale? Una situazione nella quale, nello stesso Comune, magari esiste il circolo di Rifondazione, la sezione del Pdci e diversi compagni che non si riconoscono né nell'uno né nell'altro partito e tra di loro non parlano nemmeno, determinando spesso condizioni di ridicola competizione? Non è meglio creare i luoghi del confronto, dell'incontro e della possibile unità? Questo vorrebbe essere la Federazione: restano le strutture già esistenti, ma si creano anche i luoghi dell'unità possibile per produrre il massimo di iniziativa comune.
Infine vi è una terza critica che dice: stiamo perdendo tempo, quello che occorre oggi è l'unità dei comunisti e questa operazione della Federazione crea solo confusione poiché non è né carne né pesce. È una critica, all'apparenza, ragionevole. Il problema è che, nel contesto politico dato, è impraticabile. Non entro nel merito in questa sede di chi siano i comunisti che si intende coinvolgere in questa unità. Come è noto, infatti, nel nostro Paese ci sono almeno sei o sette partiti o formazioni politiche che si definiscono comuniste e le differenze tra di loro sono enormi, sia sulla politica sia sui riferimenti storico-ideologici. Già questo ci dice della approssimazione della proposta. Ma supponiamo che essa si rivolga alla unificazione tra Prc e Pdci, cosa indubbiamente più ragionevole.
Che questa proposta venga posta dal Pdci, lo ritengo non solo legittimo, ma ovvio. L'ultimo congresso di questo partito ha approvato un documento politico che propone esplicitamente questo progetto. Ciò che invece è improponibile, senza fare un nuovo congresso, è chiedere che il Prc assuma questa proposta. Come è noto, infatti, il congresso di Chianciano ha approvato un documento in cui si investe nel processo unitario con le altre forze comuniste e di movimento (e qui rientra a tutto tondo la proposta della Federazione) ma, contemporaneamente, nel rilancio di Rifondazione che «resta per l'oggi e per il domani».
Ma non è una questione soltanto formale (il congresso ha deciso una cosa, il partito non ne può deciderne un'altra un anno dopo): è una questione di sostanza! Oggi dobbiamo provare a mettere in campo un'unità ampia, aperta a diverse realtà organizzate, a diversi movimenti, a diversi percorsi. Certo, che faccia perno sulla convergenza dei due partiti comunisti. Ma intorno a questi, e a fianco di questi, esiste una sinistra sociale e di classe, che dobbiamo, vogliamo - come progetto strategico - intercettare e coinvolgere.
Ecco la forza e la ragionevolezza della proposta della Federazione della Sinistra! Costruire oggi le condizioni più avanzate dell'unità possibile tra le forze comuniste e anticapitaliste, consapevoli che ciò è una pre-condizione per avere un minimo di credibilità tra i lavoratori. Consapevoli, infine, che stadi più avanzati di unità non si creano a tavolino, ma nel lavoro comune e quotidiano, fianco a fianco nella lotta.
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