Sulla proposta di Piano sociale regionale umbro, predisposto dalla Giunta contestualmente alla legge sui servizi sociali integrati, approvata di recente dal Consiglio, ci sarà una pubblica audizione, giovedì 7 gennaio 2010, alle ore 9,30, nella Sala Partecipazione di Palazzo Cesaroni. Lo ha deciso alla unanimità la terza Commissione, presieduta da Enzo Ronca, con l’impegno ad approvare l’atto nella settimana successiva. La decisione è maturata dopo il no espresso dal consigliere Enrico Sebastiani (Fi-Pdl) alla ipotesi formulata dal presidente Ronca di approvare subito il Piano per poterlo discutere in Consiglio nell’ultima seduta del 2009, in quanto propedeutico alla legge e già ampiamente noto ai consiglieri. Illustrando i contenuti e le finalità del Piano sociale, l’assessore regionale Damiano Stufara ha ricordato ai membri della terza Commissione che il documento, nato contestualmente alla legge sui servizi integrati, punta a razionalizzare ed uniformare l’attuale offerta dei servizi, anche in ragione della fase di necessario decollo operativo dei Ati e delle zone sociali che fanno capo ai 12 distretti sanitari. Stufara ha spiegato che la Regione, con il Piano, punta a far decollare realmente l’istituto della sussidiarietà, con regole precise per gli accreditamenti e ad intervenire con ‘azioni di contrasto su temi caldi', come: la popolazione sempre più anziana e le famiglie umbre messe a dura prova dalla crisi, “già nel 2007 l’8 per cento era a rischio scivolamento verso la soglia di povertà”. Sul piano finanziario, Stufara ha parlato di sostanziale dimezzamento delle risorse nazionali, “dai 15 milioni trasferiti alla Regione nel 2007 scenderemo a 6,5 nel 2010”. In ragione di ciò ha aggiunto Stufara, “l’Umbria ha fatto una scelta di priorità assicurando al settore servizi sociali risorse per 114 milioni di euro fino al 2013”. Con atto successivo, approvato alla unanimità, la terza Commissione, ha i modificato il regolamento per la gestione del Fondo per la non autosufficienza, all’articolo 6, aumentando da tre a quattro le fasce di reddito individuale sulle quali calcolare la prevista compartecipazione al costo di servizi quali: l’assistenza domiciliare, quella semiresidenziale o residenziale, o ausili vari. La modifica fa sì che fra la fascia di esenti dalla compartecipazione - quella iniziale fino a 7mila euro, in pratica la pensione minima Inps, e quella superiore ai 28mila che pagherà per intero - sono state previste due fasce intermedie, una fino a 14mila e l’altra da 14 a 28mila. Condividi