GUBBIO - Nel corso della seduta consiliare dello sorso 14 dicembre il consiglio comunale di Gubbio ha integrato lo Statuto Comunale alla luce dei nuovi orientamenti politici nazionali e non solo sulla risorsa acqua come bene pubblico.
"In questa sede - fanno rilevare il Presidente del Consiglio Comunale Antonella Stocchi e l’assessore all’ambiente Lucio Panfili - più e più volte si è affrontata la problematica dell’approvvigionamento idrico e dei servizi responsabili della sua distribuzione attraverso posizioni forti del Sindaco Goracci, rappresentante in seno all’ATI, e documenti proposti dalle forze politiche volte al miglioramento del servizio stesso e al rispetto del cittadino/utente sempre più cliente dipendente dalle decisioni economicistiche di Umbria Acque. Nelle ultime settimane il dibattito si è acuito anche a livello nazionale in virtù del decreto Ronchi, con il quale di fatto, il Governo tende alla privatizzazione del bene acqua".
"Il nostro consiglio comunale - osservano anche i due amministratori - già in luglio, su proposta del consigliere Katia Mariani, aveva approvato in forma unanime, coprendo tutto l’arco politico rappresentato in consiglio, un ordine del giorno proponente l’inserimento nello statuto del principio di irrinunciabilità e non economicità dell’acqua, dichiarando di fatto il dogma di bene pubblico e non assoggettato ai principi economici del mercato. Dopo una prima votazione in data 30 novembre che non ha visto raggiungere il numero necessario di consensi per la modifica statutaria (alla prima votazione era necessaria la maggioranza di 2/3), dato il naturale voto contrario del PDL e l’astensione del PD, nella seduta di ieri si è potuto completare l’iter con i voti della maggioranza e di alcune rappresentanze delle minoranze del centro sinistra, contrari i rappresentanti del PDL e assenti dall’aula i consiglieri del PD".
"Abbiamo condiviso e lavorato all’affermazione di questo principio- aggiungono Stocchi e Panfili - forti della speranza costituita dalla capacità propulsiva della politica, anche dai livelli locali, verso i centri decisionali, siano essi regionali e centrali. Auspichiamo che tante piccole e grandi realtà si esprimano in tal senso, obbligando la politica all’adesione al senso di realtà, a rispondere ai bisogni primari dell’uomo senza usare sempre il pallottoliere alla ricerca di un mero efficientismo di cui è ormai vittima l’apice politico decisionale del nostro paese".
"Almeno su un bene irrinunciabile come l’acqua - è la loro conclusione - si chiede al potere politico di uscire dall’arroccamento delle scelte liberiste ormai imperanti e patrimonio trasversale della politica, come ha dimostrato anche la nostra realtà cittadina".
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